Euromed preoccupata dall’intenzione degli Emirati Arabi Uniti di finanziare i checkpoint israeliani

Ginevra-PIC. L’Osservatorio Euro-mediterraneo dei diritti umani con sede a Ginevra ha espresso preoccupazione per il coinvolgimento degli Emirati Arabi Uniti (EAU) nella creazione di un fondo di investimento per la manutenzione dei check-point israeliani nei Territori palestinesi occupati.

“Siamo allarmati dal piano degli Emirati Arabi Uniti di istituire un fondo di investimento che permetterà di modernizzare i posti di controllo israeliani nei Territori palestinesi occupati”, ha dichiarato mercoledì l’Osservatorio Euro-mediterraneo dei diritti umani.

Euromed ha invitato il governo degli Emirati Arabi Uniti ad “astenersi da qualsiasi accordo con Israele che possa contribuire o incoraggiare le violazioni dei diritti umani contro i palestinesi”.

Martedì scorso, l’amministratore delegato della società americana di finanza internazionale per lo sviluppo, Adam Boehler, ha annunciato che i governi degli Stati Uniti, di Israele e degli Emirati Arabi Uniti creeranno un fondo di investimento di 3 miliardi di dollari – che sarà chiamato Abraham Fund – che cercherà di promuovere gli investimenti privati in Israele, in Cisgiordania e in altre parti del Medio Oriente e del Nord Africa.

“Tra le priorità principali di questo fondo ci sarebbero l’aggiornamento e la modernizzazione dei punti di controllo di sicurezza israeliani in tutta la Cisgiordania occupata”, ha sottolineato Euromed.

Il gruppo per i diritti umani ha avvertito che il finanziamento della cosiddetta “modernizzazione” dei checkpoint israeliani in Cisgiordania contribuirebbe in modo significativo a nascondere il loro scopo distruttivo e gli impatti negativi sui palestinesi, rendendoli una realtà permanente e rafforzando l’occupazione.

Attualmente ci sono più di 700 posti di blocco israeliani nella Cisgiordania occupata e solo nel settembre scorso Euro-Med ha documentato che Israele ha istituito altri 300 posti di blocco volanti in tutta la Cisgiordania.

“Questi checkpoint mantengono onerose restrizioni sui movimenti dei palestinesi in Cisgiordania. Contrariamente alle affermazioni israeliane sulla sicurezza, questi posti di controllo sembrano esistere solo a beneficio degli insediamenti israeliani, che sono essi stessi illegali secondo il diritto internazionale”, ha osservato Euromed.

Traduzione per InfoPal di Chiara Parisi