Europa e Cooperazione del Golfo per il rilancio delle aziende di Gaza distrutte da Israele

Gaza – InfoPal. Sono molte fabbriche e aziende della Striscia di Gaza che potrebbero rimettersi in moto dopo oltre quattro anni di inattività: dalle paralisi subite dall’assedio e alle quotidiane incursioni dei militari israeliani.

Il sostegno di Unione Europea (Ue) e Golfo. In un’intervista rilasciata al nostro corrispondente, il vice presidente del sindacato industriale, ‘Ali Hayek, ha raccontato che l’Unione Europea investirà 66 milioni di dollari in un progetto per la riabilitazione delle fabbriche devastate nell’ultima guerra israeliana su Gaza (2008-2009).


Progetto a tappe. “Finora abbiamo realizzato tre fasi del progetto per un valore di 23 milioni di dollari. Sono stati avviati i primi restauri per decine di aziende locali”, ha aggiunto Hayek, che ha precisato: “L’occupazione intende mettere in ginocchio l’economia e qualunque possibilità di ripresa a Gaza, per questo, a distanza di anni, l’assedio è ancora lì”.


Le aziende che finora hanno beneficiato del progetto operano in 11 settori tra cui quello edilizio, metallurgico e tessile. 


Macchinari. Un progetto della stessa natura è invece finanziato dalla Banca islamica per lo sviluppo, per 12 milioni di dollari.

Basel Qandil, direttore del centro del rinnovo industriale presso il sindacato ha esposto il piano: 77 aziende attendono il prossimo intervento di sostituzione di impianti e macchinari per circa 1,5 milioni di dollari.


La prima fase coinvolgerà quelle fabbriche totalmente devastate dalla guerra israeliana: sono 3.900 aziende mentre quasi non si contano quelle parzialmente compromesse.


La prima fase di questo progetto finanziato dalla Cooperazione del Golfo per 1,6 miliardi di dollari sarà realizzata entro gennaio 2011.


La gioia dei proprietari. Hajj al-Fadel, proprietario di una fabbrica di cemento situata a est di Gaza City, ci ha raccontato che le perdite della guerra ammontavano a oltre 2 milioni e mezzo di dollari, in camion e macchine per la trasformazione.

“I macchinari sono stati letteralmente schiacciati. La mia azienda si trova proprio lungo la via da dove – nei giorni della guerra israeliana – entravano i carri armati”.


Le opere d’intervento si svolgeranno per due mesi, ma resta il dubbio sulle conseguenze dell’assedio. Infatti, pur disponendo di macchinari e strutture industriali, il blocco imposto sull’introduzione di materiali e materie prime mette mantiene debole una prospettiva di ripresa della produzione mentre continuerà la disoccupazione sul territorio.


Sostenere le aziende parzialmente compromesse. Salah Dahshan è proprietario di una fabbrica privata di Gaza in parte distrutta e auspica che anche i casi come il suo possano beneficiare di questi finanziamenti per un rilancio globale dell’economia palestinese, soprattutto di fronte al persistere delle aggressioni israeliane e dell’assedio sulle materie prime.

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