Europei per al-Quds. Rapporto sulle violazioni israeliane nella città di Gerusalemme, settembre 2024

Europei per al-Quds. Violazioni israeliane nella città di Gerusalemme, settembre 2024.

Indice dei Contenuti.

Sommario

Sezione Uno: Cenni generali sulle violazioni dell’occupazione israeliana nella Gerusalemme occupata

Sezione Due: Sparatorie ed aggressioni fisiche

Sezione Tre: Incursioni, detenzioni e arresti domiciliari

Sezione Quattro: Demolizione di case, proprietà e strutture civili

Sezione Cinque: Confisca di proprietà

Sezione Sei: Colonie e giudaizzazione

Sezione Sette: Attacchi e incursioni nella Moschea di Al-Aqsa

Sezione Otto: Allontanamenti forzati dalla Moschea di Al-Aqsa e da Gerusalemme

Sezione Nove: Violenze dei coloni

Sezione Dieci: Limitazioni delle libertà

Sezione Undici: Violazioni dei diritti economici, sociali e culturali

Sezione Dodici: Attacchi contro i Cristiani

Sezione Tredici: Conclusioni e proposte

Sommario

Secondo il rapporto mensile dell’organizzazione Europei per al-Quds, nel mese di settembre le forze armate israeliane hanno commesso 688 crimini, classificati in 16 differenti tipi di violazioni dei diritti umani. La maggior parte di queste violazioni sono di natura complessa, cioè composte da più crimini commessi durante lo stesso evento documentato. Le violazioni più numerose sono state le incursioni e i rastrellamenti, che hanno costituito il 52,5% del totale, seguite dagli arresti col 14,4%.

Il rapporto ha documentato 38 incidenti con sparatorie e aggressioni compiute dalle forze di occupazione israeliane nei quartieri della Gerusalemme occupata. Questi attacchi hanno causato la morte di tre civili, uno dei quali era un bambino. Le vittime sono: Ziad Abu Subaih, 33 anni, del villaggio di Arara al-Naqab, nella Palestina meridionale occupata, ucciso a seguito di un accoltellamento nei pressi di Bab al-Amoud il 15 settembre; Hani Majdi al-Qari, 16 anni, colpito dalle forze di occupazione durante un raid in un campo profughi il 18 settembre; e Yasser Raed Matar, ucciso dalle forze di occupazione durante un raid nel campo di Qalandia il 20 settembre. Inoltre, cinque persone sono rimaste ferite, decine hanno sofferto a causa dell’inalazione di gas lacrimogeni e almeno 18 cittadini hanno subito percosse e abusi.

A settembre, il team di Europei per al-Quds ha documentato 361 rastrellamenti effettuati dalle forze di occupazione nella città e nei quartieri di Gerusalemme, durante i quali sono stati arrestati 99 cittadini, tra cui quattro donne (una di queste è una giornalista), due bambini e due giornalisti. Otto palestinesi sono stati convocati per essere interrogati e ad altri quattro sono stati imposti gli arresti domiciliari.

Il rapporto ha registrato 33 episodi in cui sono avvenute demolizioni e distruzioni che hanno interessato 10 case, otto delle quali sono state auto-demolite dagli stessi proprietari, provocando lo sfollamento di 46 cittadini. Inoltre, sono state abbattute 23 strutture ed emessi numerosi avvisi e ordinanze di demolizione contro altre case e proprietà.

Il rapporto ha inoltre documentato il sequestro da parte dei coloni di un appartamento residenziale nella città di At-Tur, nonché la decisione di un tribunale dell’occupazione di sfrattare la famiglia Salem Ghaith dalla loro casa, situata nel quartiere Batn al-Hawa di Silwan, favorendo così l’accesso ai coloni. Nel rapporto viene inoltre segnalato che i coloni hanno continuato ad apportare modifiche e ampliamenti a due case che avevano sequestrato nei quartieri Batn al-Hawa e Al-Qarmi, nella Città Vecchia di Gerusalemme.

Nel corso del mese, sono stati approvati sei progetti e messo in atto attività per promuovere la giudaizzazione degli insediamenti nella Gerusalemme occupata. Tra questi: la costruzione di un muro di insediamento vicino a Jaffa Street; alcuni scavi nell’area dei Palazzi degli Omayyadi, a sud della Moschea di Qibli; la posa delle fondamenta per la costruzione di un ascensore elettrico volto a facilitare le incursioni dei coloni nella Moschea di Al-Aqsa; l’apertura di un memoriale e la cessazione delle operazioni al posto di blocco militare di Walaja.

Per quanto riguarda le incursioni dei coloni nella moschea di Al-Aqsa, il rapporto ha documentato la partecipazione di 4.697 coloni, oltre a migliaia di altre persone che vengono fatte entrare sotto la definizione di turisti, all’assalto della moschea di Al-Aqsa nel corso di 21 giorni. L’organizzazione Europei per al-Quds ha registrato 19 gravi violazioni, tra cui il già citato progetto di ascensore elettrico, e lo svolgimento di preghiere e prostrazioni in pubblico da parte dei coloni all’interno dell’area del complesso della moschea di Al-Aqsa.

Le autorità di occupazione israeliane hanno continuato la politica delle espulsioni forzate di palestinesi dalla moschea di Al-Aqsa e da Gerusalemme. Durante questo mese, sono stati emessi sette provvedimenti di espulsione contro alcuni gerosolimitani, vietando loro di entrare ad Al-Aqsa o nella città di Gerusalemme.

I coloni hanno inoltre continuato le loro aggressioni nei confronti dei residenti della Gerusalemme occupata, compiendo 13 attacchi che hanno preso di mira sia persone che proprietà, accompagnati da attività di incitamento all’odio.

Il rapporto ha evidenziato che le forze di occupazione stanno sfruttando la guerra in corso nella Striscia di Gaza per intensificare le loro violazioni anche nella Gerusalemme occupata, danneggiando ulteriormente i gerosolimitani e i loro luoghi sacri. Ha segnalato la gravità delle violazioni in corso a Gerusalemme, in particolare le azioni dei coloni estremisti ai quali viene consentito di compiere attacchi indiscriminati contro i cittadini e di imporre nuove realtà spazio-temporali nel complesso della moschea di Al-Aqsa. Queste azioni aggravano da un lato la sofferenza dei gerosolimitani, mentre dall’altro promuovono politiche di giudaizzazione, tentando di imporre una divisione temporale e spaziale nella zona della moschea.

Rapporto dettagliato.

Sezione Uno: Cenni generali sulle violazioni dell’occupazione israeliana nella Gerusalemme occupata.

Sezione Due: Diritto alla vita e all’incolumità fisica.

Durante questo mese, l’organizzazione Europei per al-Quds ha documentato 38 sparatorie e aggressioni condotte dalle forze di occupazione israeliane nei quartieri della Gerusalemme occupata. Questi incidenti hanno causato la morte di tre civili, tra cui un bambino. I cittadini deceduti sono: Ziad Abu Subaih, 33 anni, del villaggio di Arara al-Naqab nella Palestina meridionale occupata, ucciso a seguito di un accoltellamento avvenuto nei pressi di Bab al-Amoud il 15 settembre; Hani Majdi al-Qari, 16 anni, colpito dalle forze di occupazione durante un rastrellamento in un campo profughi il 18 settembre; e Yasser Raed Matar, ucciso dalle forze di occupazione durante il raid nel campo di Qalandia il 20 settembre. Altre cinque persone sono rimaste ferite, mentre decine hanno sofferto a causa dell’inalazione di gas lacrimogeni e almeno 18 cittadini hanno subito percosse e abusi.

Dettagli:

Lunedì 2 settembre, le forze di occupazione hanno percosso duramente un giovane durante il raid nella città di Al-Ram.

Mercoledì 4 settembre, le forze di occupazione israeliane hanno aperto il fuoco contro un giovane palestinese e lo hanno poi arrestato presso il checkpoint di Qalandia.

Domenica 8 settembre, quattro lavoratori sono stati pesantemente picchiati dalle forze di occupazione nella città di Qatanna, a nord-ovest di Gerusalemme.

Mercoledì 11 settembre, le forze di occupazione hanno sparato un proiettile ricoperto di gomma a una donna palestinese mentre si trovava vicino al checkpoint del campo di Shuafat. Inoltre, la giovane donna di Gerusalemme Maha Abu Qalbin e sua figlia hanno sofferto sintomi da soffocamento e ustioni dopo essere state colpite da un lacrimogeno lanciato dai soldati dell’occupazione al checkpoint di Nashash, a sud di Betlemme.

Venerdì 13 settembre, le forze di occupazione hanno brutalmente aggredito un giovane nel cimitero di Yusufiyya, vicino a Bab al-Asbat.

Domenica 15 settembre, le forze di occupazione hanno ucciso Ziad Abu Subaih, 33 anni, del villaggio di Arara al-Naqab, dopo che aveva compiuto un accoltellamento a Bab al-Amoud, nella Gerusalemme occupata. Lo stesso giorno, le forze di occupazione hanno aggredito due giovani palestinesi nella Città Vecchia di Gerusalemme occupata.

Mercoledì 18 settembre, le forze di occupazione hanno ucciso Hani Majdi Al-Qari, 16 anni, colpendolo durante un rastrellamento nel campo di Shuafat. Hanno anche picchiato duramente Abdul Rahman Al-Zeer, residente nel campo di Qalandia.

Venerdì 20 settembre, le forze di occupazione hanno ucciso Yasser Raed Mutair durante un raid compiuto all’alba nel campo di Qalandia.

Domenica 22 settembre, le forze di occupazione hanno aggredito un giovane mentre si trovava nei pressi di Bab al-Amoud.

Sabato 28 settembre, Yazan Abu Hilal, dipendente del Governatorato di Gerusalemme, è stato ferito al volto da proiettili ricoperti di gomma durante un raid compiuto dalle forze di occupazione nella città di Al-Ram.

Lunedì 30 settembre, le forze di occupazione hanno aggredito e compiuto abusi contro un giovane al checkpoint di Jaba.

Nel corso del mese di settembre, le forze di occupazione hanno sparato almeno 25 volte nei pressi dei checkpoint militari e durante i rastrellamenti compiuti nei quartieri palestinesi della Gerusalemme occupata.

I ripetuti attacchi delle forze di occupazione israeliane, l’uso eccessivo della forza contro i dimostranti, l’uso di gas lacrimogeni e bombe sonore lanciate contro i palestinesi e i gravi pestaggi costituiscono una sistematica violazione del diritto internazionale che stabilisce limitazioni sull’uso della forza contro i civili. Le IOF usano questi strumenti nel contesto delle politiche sistematiche di Israele come misure punitive e repressive. Il silenzio della comunità internazionale in merito a questi crimini e l’assoluta mancanza di responsabilità incoraggiano Israele a continuare le sue violazioni.

Sezione Tre: Incursioni, detenzioni e arresti domiciliari.

Le forze di occupazione israeliane hanno continuato le loro incursioni e rastrellamenti nei quartieri palestinesi, tra cui assalti a case e proprietà, abusi sui residenti ed arresti arbitrari, senza perquisizioni o mandati di cattura. I residenti di Gerusalemme sono stati sottoposti a percosse, lunghi interrogatori e obbligati al pagamento di multe. Questi arresti sono utilizzati come strumento di punizione e intimidazione, spesso senza alcuna giustificazione legale.

Durante questo mese, l’organizzazione Europei per al-Quds ha documentato 361 incursioni effettuate dalle forze di occupazione nelle città e nei quartieri di Gerusalemme. Queste incursioni hanno portato all’arresto di 99 cittadini, tra cui quattro donne (una delle quali giornalista), due bambini e due giornalisti. Otto palestinesi sono stati convocati per essere interrogati e ad altri quattro sono stati imposti gli arresti domiciliari.

Dettagli:

Domenica 1 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato nove incursioni in tutta Gerusalemme durante le quali hanno arrestato diversi cittadini, tra cui: il bambino Aboud Sharifah dalla sua casa a Bab Hatta, un giovane dopo averlo fermato e aggredito a Hosh Abu Tayeh, nella città di Silwan, Mamoun Muhaisen e Muhammad Sarandah durante un’incursione nella città di Issawiya e Muhammad Shalabi dopo aver fatto irruzione nella sua casa nella Città Vecchia.

Lunedì 2 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato dieci incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato un medico dopo aver fatto irruzione in un centro sanitario nel sobborgo di Salam, nella città di Anata, insieme ad altri due giovani, Mahmoud e Ahmed Salah, dalla città di Issawiya.

Martedì 3 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 11 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato un giovane dal campo di Shuafat, Muhammad Faroun dalla città di Al-Eizariya, un giovane dalla città di Qatana e diversi lavoratori nella città di Beit Hanina. Nella stessa giornata, l’intelligence dell’occupazione ha convocato Sheikh Akram Sabri, il predicatore della moschea di Al-Aqsa, per interrogarlo presso il centro di detenzione di Al-Maskoubiya, dopo aver fatto irruzione nella sua casa. È stato poi rilasciato senza alcuna condizione.

Mercoledì 4 settembre, le forze di occupazione hanno condotto 13 incursioni a Gerusalemme. Hanno arrestato Muhammad Hamza Obeid e Bakr Mahmoud dalla città di Issawiya e Adnan Abu Odeh dal campo di Shuafat. Le autorità di occupazione hanno anche convocato il governatore di Gerusalemme Adnan Ghaith per un interrogatorio presso il centro investigativo di Al-Maskoubiya.

Giovedì 5 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato otto incursioni in tutta Gerusalemme durante le quali hanno arrestato il bambino Omar Al-Zeer dalla città di Silwan e due giovani dal campo di Shuafat.

Venerdì 6 settembre, le forze di occupazione hanno condotto dieci incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato Mahdi Hamdan della città di Anata, una ragazza e due giovani del sobborgo Salam di Anata, e alcuni giovani nei pressi di Bab Hatta mentre si allontanavano dalla moschea di Al-Aqsa.

Sabato 7 settembre, le forze di occupazione hanno compiuto otto incursioni in tutta Gerusalemme, senza effettuare arresti.

Domenica 8 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato nove incursioni a Gerusalemme, sempre senza alcun arresto. Tuttavia, le autorità hanno convocato Muhammad Jabr Al-Abbasi, della città di Silwan, per interrogarlo.

Lunedì 9 settembre, le forze di occupazione hanno condotto 12 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato Mahmoud Imtair durante un’incursione nel campo di Qalandia e la giornalista di Gerusalemme Rose Al-Zaro dopo aver fatto irruzione nella sua casa, nella città di Beit Hanina. Rose è stata rilasciata dopo cinque ore di interrogatorio. Diversi lavoratori sono stati inoltre trattenuti sulla Strada 6 con il pretesto di essere entrati in città senza permesso di lavoro.

Martedì 10 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 14 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato due giovani della famiglia Shahin dopo aver invaso e razziato la loro casa nella città di Kafr Aqab, un giovane del campo di Shuafat, Suhaib Tarayrah del campo di Qalandia, nelle vicinanze della città di Al-Ram, e due giovani vicino all’ingresso del campo di Qalandia.

Mercoledì 11 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 10 incursioni in tutta Gerusalemme, senza effettuare alcun arresto.

Giovedì 12 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 12 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato Muhammad Raed Halwa Al-Rifai dalla città di Anata e il fotoreporter Abdul Rahman Al-Alami da Bab Al-Asbat. Inoltre, l’intelligence dell’occupazione ha convocato Muhammad Abu Ghannam per le indagini subito dopo essere stato rilasciato alla fine di quattro anni di detenzione, così come Sultan Ashour, che aveva appena completato una condanna a 10 mesi di carcere.

Venerdì 13 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 8 incursioni in tutta Gerusalemme, senza arrestare nessuno.

Sabato 14 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 11 incursioni in tutta Gerusalemme, sempre senza arresti.

Domenica 15 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 14 incursioni a Gerusalemme, durante le quali hanno arrestato un giovane della Città Vecchia.

Lunedì 16 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 11 incursioni in tutta Gerusalemme, senza arresti.

Martedì 17 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 10 incursioni a Gerusalemme durante le quali hanno arrestato: una giovane donna della zona di Bab al-Amoud; Sheikh Abdullah Alqam, accusato di istigazione, dopo aver fatto irruzione nella sua casa, nel campo di Shuafat; e Mu’ayyad al-Qawasmeh e Ubadah Azzam Mahmoud al-Rifai dalla città di Anata.

Mercoledì 18 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 15 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato un giovane del quartiere Al-Thawri a Silwan, Abdul Rahman al-Zeer del campo di Qalandia dopo averlo picchiato selvaggiamente, quattro giovani del campo di Shuafat e l’attivista dei media Suhaib Masalmeh del campo di Shuafat.

Giovedì 19 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 10 incursioni a Gerusalemme, senza effettuare alcun arresto.

Venerdì 20 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 9 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato un giovane al checkpoint di Jaba e altri due presso Bab al-Silsila, una delle porte di accesso alla moschea di Al-Aqsa.

Sabato 21 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 8 incursioni in tutta Gerusalemme, senza alcun arresto.

Domenica 22 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 10 incursioni in tutta Gerusalemme, senza alcun arresto.

Lunedì 23 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 11 incursioni in tutta Gerusalemme, arrestando Muhammad Ghaith e sua moglie durante un’incursione ad Anata, e Muhammad Saeed Alian Al-Rifai, fratello del martire Mahmoud Alian, mentre si trovava sul luogo di lavoro, ad Anata.

Martedì 24 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 14 incursioni a Gerusalemme. Hanno arrestato Sabaa Abdul Rahman Al-Faqih (55), insieme ai suoi due figli Qassam (20) e Yassin (13), dopo aver fatto irruzione nella loro casa all’alba, nella città di Qatana. Tre giovani sono stati arrestati al posto di blocco dei Container e un farmacista è stato arrestato perché indossava un anello con inciso il nome del Profeta Muhammad, la pace sia su di lui. Inoltre, le autorità hanno convocato Ahmed Sabri Abu Diab, di Silwan, per essere interrogato presso il Postal Police Investigation Center.

Mercoledì 25 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 12 incursioni in tutta Gerusalemme, arrestando 12 cittadini provenienti dalle città di Beit Duqqu, Biddu, Qatana e Sur Baher. Tra gli arrestati vi sono: Sheikh Ahmed Hassan Musleh, Musa Muhammad Hussein, Arafat Ismat Rayyan, Saeed Mustafa Daoud, Hassan Badwan, Amir Hamidan e Ahmed Abu Eid (insieme a suo padre e a suo fratello) di Biddu; Ismail Taha e Ramadan Hawshiya di Qatana; e un giovane di Sur Baher, a cui è stato confiscato anche il veicolo.

Giovedì 26 settembre, le forze di occupazione hanno condotto 10 incursioni in tutta Gerusalemme. Hanno arrestato Ismail Khalaf e Yazan Dandan della città di Abu Dis, e Qusay Sabaa Al-Faqih di Qatana, dopo aver arrestato anche suo padre e suo fratello.

Venerdì 27 settembre, le forze di occupazione hanno condotto 10 incursioni a Gerusalemme, senza effettuare alcun arresto.

Sabato 28 settembre, le forze di occupazione hanno condotto 8 incursioni in tutta Gerusalemme, durante le quali hanno arrestato numerosi lavoratori palestinesi mentre si trovavano nei pressi del checkpoint di Qalandia.

Domenica 29 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 12 raid a Gerusalemme, arrestando Raed Jihad Abu Sal e Muhammad Farhoud della città di Anata.

Lunedì 30 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato 9 raid in tutta Gerusalemme, arrestando il ventenne Muhannad Raafat Yousef Kanaan dopo aver fatto irruzione nel campo di Qalandia, il diciottenne Weam Adnan Diab Abu Latifa dalla casa di famiglia, nella città di Rafat, e un giovane del quartiere Ras al-Amud, a Silwan.

Le incursioni rientrano in larga misura nella politica delle punizioni collettive e hanno lo scopo di rendere la vita dei palestinesi talmente difficile da costringerli ad abbandonare la città. Le IOF eseguono deliberatamente la maggior parte delle incursioni nelle case durante le ore tarde della notte o nelle prime ore del mattino, quando i cittadini stanno dormendo, per provocare il panico tra di loro, in particolare bambini e donne. Ciò costituisce una palese violazione dell’art. 12 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani che afferma che “Nessuno può essere sottoposto a interferenze arbitrarie nella sua privacy, famiglia, casa o corrispondenza”. Le incursioni includono una serie complessa di violazioni, in particolare: aggressioni ai cittadini e alle loro proprietà, arresti, convocazioni, arresti domiciliari, confisca di proprietà e imposizione di multe, il tutto con scopi arbitrari e punitivi.

Sezione Quattro: Demolizioni.

Il rapporto di Europei per al-Quds ha documentato 33 demolizioni e abbattimenti che hanno interessato 10 abitazioni e provocato lo sfollamento di 46 cittadini. In 8 casi gli stessi proprietari sono stati costretti dalle forze di occupazione ad auto-demolire le loro case. Sono state inoltre abbattute 23 strutture e distribuiti decine di avvisi e ordinanze di demolizione che riguardano altre case ed edifici.

Dettagli:

Sabato 7 settembre, il comune di occupazione israeliano ha costretto il gerosolimitano Raed Al-Rajabi a demolire la propria casa e quella del figlio a Beit Hanina, adducendo come pretesto la costruzione senza permesso.

Lunedì 9 settembre, i bulldozer israeliani hanno demolito la casa a due piani appartenente a Moatamen Al-Khatib e alla moglie, Fidaa Al-Khatib, nella città di Hizma, senza alcun preavviso. Durante la demolizione, le forze di occupazione hanno aggredito i membri della famiglia Al-Khatib, nonostante il proprietario della casa e suo figlio siano disabili. Inoltre, le forze di occupazione hanno demolito un negozio commerciale di proprietà del gerosolimitano Bassam Abdul-Fazza e una struttura commerciale di proprietà di Nael Dahnous a Hizma, quest’ultima distrutta per la seconda volta nel corso degli ultimi mesi.

Il comune di occupazione ha inoltre emesso tre avvisi di demolizione riguardanti strutture che sorgono a Hizma e ha consegnato numerosi avvisi di demolizione per case che si trovano nel quartiere Al-Bustan, a Silwan.

Martedì 10 settembre, le ruspe israeliane hanno demolito un autolavaggio a Shuafat e le forze di occupazione hanno consegnato un ordine di demolizione a Rateb Shakirat per una stalla costruita a Jabal Al-Mukaber. Lo stesso giorno, le forze di occupazione hanno distrutto terreni agricoli e sradicato alberi appartenenti alle famiglie di Muhammad e Nayef Abdul Qader ad Al-Sawahra, vicino a Gerusalemme. Inoltre, hanno demolito un’altra struttura commerciale di proprietà di Nael Dahnous a Hizma.

Mercoledì 11 settembre, le forze di occupazione hanno demolito tre negozi, un edificio in costruzione, un giardino privato, una piscina e un muro di contenimento per terreni agricoli a Biddu. Hanno anche demolito strutture agricole e muri di contenimento ad Al-Issawiya. Nello stesso giorno, il gerosolimitano Omar Jaabis è stato costretto a demolire la propria casa a Jabal Al-Mukaber, mentre le forze di occupazione hanno preso misurazioni della casa dove risiede il detenuto ferito Hael Daif Allah, a Rafat, in preparazione alla sua demolizione.

Giovedì 12 settembre, i bulldozer israeliani hanno demolito i due piani di un’abitazione ad Al-Walaja e Omar Jaabis è stato nuovamente costretto a demolire la propria casa a Jabal Al-Mukaber.

Domenica 15 settembre, le autorità di occupazione hanno costretto Ahmed Alian a demolire la sua casa a Beit Safafa.

Lunedì 16 settembre, le autorità hanno costretto Rami Hijazi a demolire la sua casa a Jabal Al-Mukaber e il comune di occupazione ha consegnato a Jawad Abu Ramuz un ordine di demolizione nel quartiere Al-Bustan, a Silwan.

Martedì 17 settembre, le forze di occupazione hanno effettuato misurazioni nella casa del prigioniero Ibrahim Mansour, a Biddu, in preparazione alla sua demolizione, mentre Mazen Saleh Abu Rayala di Issawiya è stato costretto a demolire la propria casa, col pretesto della mancanza di un permesso di costruzione.

Mercoledì 18 settembre, le forze di occupazione hanno demolito cinque strutture industriali e agricole e distrutto vaste aree di terreno nel quartiere Wadi al-Hummus di Sur Baher. Hanno anche distribuito ordini di demolizione a Rafat.

Giovedì 19 settembre, il comune di occupazione ha emesso un ordine di demolizione nei confronti di Atta Sawahreh per un container da 12 metri nel quale lui e la sua famiglia vivevano dopo la demolizione forzata della loro abitazione, avvenuta tre mesi prima a Jabal Al-Mukaber.

Venerdì 20 settembre, il comune di occupazione ha obbligato il gerosolimitano Hussam Ramadan a demolire la sua casa a Beit Hanina.

Sabato 21 settembre, le forze di occupazione hanno consegnato avvisi di demolizione a varie case nel campo di Shuafat.

Martedì 24 settembre, le ruspe israeliane hanno iniziato a sgomberare una strada nel quartiere Al-Suwaneh di Gerusalemme.

Mercoledì 25 settembre, Ibrahim Al-Julani è stato obbligato a demolire la propria casa situata ad Al-Tur.

Lunedì 30 settembre, le ruspe israeliane hanno demolito 7 strutture commerciali vicino al campo di Shuafat, tra cui imprese edili ed elettriche, un magazzino, un bar, un negozio di materassi e un supermercato, tutti costruiti da almeno 20 anni. L’abbattimento di un bar di proprietà della famiglia Al-Bakri non è stato completato a causa di un cortocircuito elettrico che ha interrotto le operazioni di demolizione.

Sezione Cinque: Confisca di proprietà.

Martedì 3 settembre, i coloni hanno continuato i lavori in un edificio residenziale che avevano sequestrato, appartenente alla famiglia Shehadeh, nel quartiere Batn al-Hawa di Silwan. Hanno anche installato telecamere di sorveglianza attorno all’edificio, in aggiunta a quelle già presenti.

Il giorno seguente, i coloni hanno eseguito scavi e lavori di costruzione nella casa di proprietà della famiglia Idris, sequestrata dagli stessi coloni l’anno precedente, nel quartiere Qarmi della Città Vecchia di Gerusalemme.

Mercoledì 11 settembre, un tribunale di occupazione israeliano ha emesso una sentenza di sfratto nei confronti della famiglia Salem Ghaith dalla loro casa situata nel quartiere Batn al-Hawa di Silwan, pronunciandosi pertanto a favore dei coloni.

Lunedì 16 settembre, i coloni hanno sequestrato un appartamento residenziale appartenente a una famiglia di Gerusalemme nella città di At-Tur, a est di Gerusalemme, continuando in questo modo l’espansione illegale degli insediamenti nei quartieri palestinesi occupati.

Sezione Sei: Colonie e Giudaizzazione.

Le autorità militari israeliane continuano a perseguire politiche volte a modificare il panorama demografico di Gerusalemme, utilizzando varie azioni e provvedimenti governativi, politici e di sicurezza. Allo stesso tempo, ai coloni e alle loro organizzazioni vengono concessi poteri sempre maggiori per riuscire ad aumentare il loro controllo sulle proprietà presenti in città.

Durante questo mese, sono state emesse sei decisioni e procedure volte a promuovere la giudaizzazione degli insediamenti e della Gerusalemme occupata. Queste azioni includono: la costruzione di un muro di insediamento nei pressi di Jaffa Street; nuovi scavi nell’area dei Palazzi degli Omayyadi, a sud della Moschea di Qibli; la posa delle fondamenta per la costruzione di un ascensore elettrico che faciliti l’accesso dei coloni al complesso della Moschea di Al-Aqsa; l’inaugurazione di un memoriale e lo spostamento del posto di blocco militare di Walaja.

Lunedì 9 settembre, il comune di occupazione a Gerusalemme ha eretto un muro di insediamento vicino a Jaffa Street, a ovest della città, per commemorare i soldati caduti durante la loro aggressione nella Striscia di Gaza. Questa iniziativa, organizzata dall’esercito di occupazione, consisteva nell’affissione di manifesti con le foto e i nomi dei militari morti.

Giovedì 19 settembre sono stati condotti scavi e attività volte alla giudaizzazione nell’area dei Palazzi degli Omayyadi, a sud della Moschea Qibli, adiacente alla benedetta Moschea di Al-Aqsa.

Venerdì 21 settembre, l’occupazione ha iniziato a gettare le fondamenta per la costruzione di un ascensore elettrico, tra il quartiere di Al-Sharaf e il Muro di Buraq, allo scopo di facilitare i movimenti dei coloni durante le loro incursioni nella Moschea di Al-Aqsa.

Domenica 22 settembre, il comune di occupazione a Gerusalemme ha inaugurato un memoriale nella zona occidentale della città, in onore dei coloni israeliani uccisi il 7 ottobre.

Mercoledì 25 settembre, l’occupazione ha completato lo spostamento del posto di blocco militare di Walaja, che dovrebbe essere operativo nei prossimi giorni. Questo spostamento impedirà ai residenti di Walaja di raccogliere le olive con l’avvicinarsi della stagione del raccolto. Il comune aveva già iniziato questa azione a maggio 2023, spostando il posto di blocco a 2,5 chilometri di distanza per includere altri 240 dunam di terreno del villaggio all’interno del muro di separazione dell’apartheid. Il comune di occupazione ha stanziato 3 milioni di shekel per questo progetto, che comporta rischi significativi in quanto impedisce ai contadini di Walaja, che hanno documenti di identità palestinesi, di accedere alle loro terre e alle sorgenti d’acqua, in particolare Ain al-Haniya.

Domenica 29 settembre, il comune di occupazione di Gerusalemme ha annunciato i progetti per stabilire un complesso commerciale e costruire tre torri insieme a tre grandi edifici residenziali sui terreni di Beit Hanina, nella Gerusalemme occupata, nei pressi della futura linea della metropolitana leggera. Il progetto coprirà un’area di 34,6 dunam, con il centro commerciale che occuperà 32.000 metri quadri mentre le tre torri saliranno fino a 18 piani.

Le decisioni di Israele riflettono la continuazione della sua politica di imposizione del fatto compiuto attraverso progetti di insediamento, il che indica la gravità della discriminazione praticata dalle autorità israeliane. Infatti, mentre da un lato le autorità israeliane intensificano le confische di terreni e demoliscono le case palestinesi, dall’altro stanno costruendo sempre più unità abitative a beneficio dei coloni ebrei.

Sezione Sette: Attacchi contro la Moschea di Al-Aqsa.

La moschea di Al-Aqsa continua ad essere il bersaglio delle aggressioni israeliane, con frequenti incursioni da parte delle forze di occupazione e dei coloni, oltre agli ostacoli e alle restrizioni che ne impediscono il restauro e colpiscono i fedeli musulmani.

Lo schema che spesso si ripete riguarda le incursioni dei coloni e i loro rituali talmudici, che si verificano solitamente in due periodi della giornata: dalle 7:30 alle 11:00 (incursioni mattutine) e dalle 13:30 alle 14:30 (incursioni pomeridiane), tranne il venerdì e il sabato. Queste incursioni vengono effettuate sotto la stretta protezione delle forze speciali israeliane, della polizia, dei servizi segreti e degli ufficiali dell’occupazione.

I coloni in genere entrano da ovest attraverso la Porta Mughrabi, procedono poi verso il cortile dove si trovano le sale per la preghiera Qibli e Marwani, si spostano verso il muro orientale della moschea nell’area di Bab al-Rahma, continuano lungo il muro settentrionale, quindi verso sud fino a Bab al-Qattanin ed escono attraverso Bab al-Silsilah.

Durante questo mese, 4.697 coloni, insieme a migliaia di persone che vengono definite impropriamente turisti, hanno partecipato all’assalto della moschea di Al-Aqsa nell’arco di 21 giorni. Oltre a ciò, sono state documentate altre 19 gravi violazioni da parte dell’occupazione, in particolare l’inizio della costruzione di un ascensore elettrico per facilitare l’accesso dei coloni alla moschea di Al-Aqsa. I coloni hanno anche eseguito pubblicamente, in molte occasioni, le loro preghiere e prostrazioni collettive all’interno del complesso della moschea.

Ogni venerdì, giorno di festività per i fedeli musulmani, le forze di occupazione hanno intensificato la loro presenza nelle strade della Città Santa e nei pressi della moschea di Al-Aqsa. Si sono collocati ai cancelli della moschea, fermando i fedeli per controllare le loro identità e imponendo restrizioni ai cittadini che tentavano di accedere al luogo.

Durante tutto il mese di settembre 2024, il rapporto ha monitorato anche un’altra serie di attacchi, evidenziando ogni crimine esplicito commesso dall’occupazione e dai coloni contro la moschea di Al-Aqsa.

Domenica 1 settembre, i coloni hanno eseguito pubblicamente la cosiddetta “prostrazione epica” durante l’assalto alla moschea di Al-Aqsa. La polizia di occupazione, seguendo le indicazioni ufficiali del governo, non è intervenuta ignorando le preghiere talmudiche in pubblico, tra cui anche il rituale della prostrazione epica. Ciò è avvenuto dopo che il ministro estremista Itamar Ben Gvir ha esplicitamente minacciato di costruire una sinagoga all’interno di Al-Aqsa e ha dichiarato che agli ebrei non si dovrebbe impedire di pregare in questo luogo.

Martedì 3 settembre, i coloni hanno eseguito rituali della Torah e hanno suonato il corno nelle vicinanze dei cancelli della moschea di Al-Aqsa. L’intelligence di occupazione ha convocato per un interrogatorio lo sceicco Ikrima Sabri, il predicatore della moschea di Al-Aqsa, nella Sezione 4 della struttura di Al-Maskoubiya, nella Gerusalemme occupata, alle 9 del mattino, dopo aver fatto irruzione nella sua casa, ed in seguito è stato rilasciato.

Mercoledì 4 settembre, i coloni hanno celebrato l’inizio del nuovo mese ebraico eseguendo le loro preghiere pubblicamente e collettivamente all’interno della moschea di Al-Aqsa. Alcuni di loro indossavano lo speciale scialle da preghiera ebraico noto come tallit.

Venerdì 6 settembre, migliaia di coloni hanno preso d’assalto la piazza del Muro di Al-Buraq che sorge ad ovest della Moschea di Al-Aqsa, eseguendo rituali talmudici sotto la protezione e sorveglianza delle forze di occupazione.

Domenica 8 settembre, i coloni hanno nuovamente eseguito la cosiddetta prostrazione epica collettivamente e pubblicamente durante l’assalto alla Moschea di Al-Aqsa, sotto la protezione dei militari dell’occupazione.

Il giorno seguente, lunedì 9 settembre, i coloni che hanno preso d’assalto la Moschea di Al-Aqsa hanno eseguito rituali ebraici, prostrandosi, sedendosi e leggendo testi religiosi. Al mattino, un soldato dell’occupazione è anche entrato nella Moschea di Al-Aqsa, partecipando ai rituali talmudici nell’area orientale.

Mercoledì 11 settembre, l’occupazione ha iniziato ad applicare un’ordinanza per impedire ai veicoli dei non residenti di entrare nella Città Vecchia di Gerusalemme, volta a limitare l’accesso dei fedeli musulmani alla moschea di Al-Aqsa. I coloni, sotto la protezione della polizia di occupazione, hanno eseguito i rituali di “prostrazione epica” collettivamente durante l’assalto alla moschea di Al-Aqsa.

Il giorno dopo, giovedì 12 settembre, l’organizzazione “Temple Mount Activists” ha pubblicato un video che mostrava l’incendio della moschea di Al-Aqsa, accompagnato dal commento “Presto, uno di questi giorni”.

Mercoledì 18 settembre, i coloni hanno eseguito preghiere talmudiche, danze e quella che viene chiamata “prostrazione epica” vicino alla sala di preghiera di Bab al-Rahma, all’interno della moschea di Al-Aqsa. Migliaia di soldati dell’esercito di occupazione e coloni hanno preso d’assalto piazza Al-Buraq sul lato occidentale della moschea di Al-Aqsa per partecipare alla cerimonia del giuramento di un nuovo gruppo di paracadutisti nell’esercito di occupazione.

Venerdì 20 settembre, i coloni hanno provocato i fedeli con musica ad alto volume che ha raggiunto i cortili della moschea di Al-Aqsa, e hanno anche eseguito danze di fronte a Bab al-Majlis, una delle porte della moschea di Al-Aqsa, sotto la protezione delle forze di occupazione.

Martedì 24 settembre, un colono ha portato una bottiglia di vino nella moschea di Al-Aqsa, violando chiaramente la sacralità del sito.

Sabato 28 settembre, i coloni hanno eseguito danze a Bab Al-Qattanin di fronte alle forze di occupazione mentre stavano perquisendo le donne che entravano nella moschea di Al-Aqsa.

Infine, domenica 29 settembre, un gran numero di coloni ha condotto preghiere e rituali talmudici presso il Muro Occidentale.

È chiaro che le IOF, mentre da un lato impongono restrizioni all’accesso dei fedeli musulmani alla moschea di Al-Aqsa e ne impediscono il restauro e la ricostruzione, dall’altro facilitano e incoraggiano l’assalto dei coloni alla moschea di Al-Aqsa. Gli attacchi e le restrizioni dell’esercito alla moschea di Al-Aqsa e alla Gerusalemme occupata rientrano nella politica di punizione collettiva e costituiscono una flagrante violazione della libertà di culto, di credo, della libertà di accesso ai luoghi sacri e ai luoghi di culto e del diritto di praticare riti religiosi garantiti da tutte le carte e gli accordi internazionali. Questi attacchi costituiscono una chiara violazione dell’art. 18 della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, che afferma: “Ogni individuo ha diritto alla libertà di pensiero, di coscienza e di religione; tale diritto include la libertà di cambiare religione o credo, e la libertà di manifestare, individualmente o in comune con altri, in pubblico o in privato, la propria religione o credo nell’insegnamento, nelle pratiche, nel culto e nell’osservanza”. Lo stesso viene sottolineato dall’art. 18 del Patto Internazionale sui Diritti Civili e Politici.

Gli attacchi alla moschea di Al-Aqsa costituiscono una violazione della risoluzione internazionale n. 194, emessa l’11/12/1948 dalle Nazioni Unite, che prevedeva l’istituzione di una commissione di conciliazione delle Nazioni Unite e la determinazione dello status di Gerusalemme in un sistema internazionale permanente. La risoluzione includeva anche l’obbligo di proteggere i luoghi sacri, i siti religiosi e gli edifici in Palestina e di garantirne il libero accesso in conformità con i diritti esistenti e le consuetudini storiche.

Sezione Otto: Allontanamenti e rimozioni forzate

Durante tutto il mese di settembre, le autorità di occupazione israeliane hanno continuato la politica delle espulsioni dalla moschea di Al-Aqsa e dalla città di Gerusalemme, emettendo sette provvedimenti di deportazione forzata.

Il 2 settembre, le autorità di occupazione hanno deportato dalla sua città, per 4 giorni, Moamen Muhaisen, membro del comitato dei genitori nelle scuole della città di Issawiya, a Gerusalemme.

Il 14 settembre, le forze di occupazione hanno espulso il fotoreporter Abdul Rahman Al-Alami dalla moschea di Al-Aqsa fino al 31 ottobre 2024.

Il 22 settembre, le autorità hanno emesso un ordine di espulsione nei confronti della giovane donna Alaa Al-Sous, impedendole di entrare nella moschea di Al-Aqsa per una settimana.

Due giorni dopo, il 24 settembre, l’occupazione ha rilasciato lo sceicco Abdullah Alqam, un gerosolimitano, a condizione che venisse allontanato dalla città.

Il 27 settembre, le autorità hanno deportato il giovane gerosolimitano Iyad Abu Sneineh dalla Gerusalemme occupata per 3 giorni. Inoltre, le forze di occupazione hanno emesso un ordine di deportazione contro il gerosolimitano Mustafa Al-Gharouf, ex-detenuto, proibendogli di accedere all’area di Bab Al-Amoud per un mese.

Il 29 settembre, le autorità di occupazione hanno prorogato la deportazione di Alaa Al-Sous dalla moschea di Al-Aqsa per un altro mese.

La politica delle rimozioni forzate messa in atto dall’esercito israeliano nella moschea di Al-Aqsa rappresenta una violazione del diritto al culto stabilito dalle convenzioni internazionali, nonché il tentativo di allontanare influenti leader e personalità palestinesi e musulmane dal luogo, in quanto contrastano attivamente la politica israeliana di imposizione del fatto compiuto. In questo modo l’esercito può portare a termine le sue ripetute incursioni e attacchi più facilmente e senza resistenze. Proseguendo la politica delle espulsioni forzate, l’esercito israeliano continua a violare tutti i patti e gli accordi internazionali sui diritti umani e viola palesemente la Quarta Convenzione di Ginevra, che proibisce il trasferimento e la rimozione forzata di persone protette dai territori occupati.

Sezione Nove: Violenze dei coloni

I coloni hanno continuato i loro attacchi contro i cittadini della Gerusalemme occupata. Durante questo mese, Europei per al-Quds ha documentato 13 episodi in cui i coloni hanno compiuto attacchi, tra cui aggressioni contro i cittadini e le loro proprietà e azioni di incitamento all’odio.

Tra gli episodi più gravi, ricordiamo:

Mercoledì 4 settembre, i coloni hanno effettuato scavi e lavori di ampliamento nella casa di proprietà della famiglia Idris, che avevano sequestrato l’anno precedente nel quartiere di Al-Qarmi. Secondo i residenti, i coloni hanno addirittura raggiunto le fondamenta delle case adiacenti, sollevando preoccupazioni circa la possibilità di eventuali crolli. Inoltre, i coloni hanno causato disordini disturbando i vicini durante tutta la settimana con musica ad alto volume.

Sabato 7 settembre, i coloni hanno percosso gravemente un giovane nel quartiere Ras Al-Amoud di Silwan.

Mercoledì 11 settembre, un folto gruppo di coloni ha aggredito Daoud Wissam Hamouda, un giovane della città di Al-Qubayba, mentre si stava recando al lavoro, che ha riportato ferite e contusioni multiple ed è svenuto. E’ stato quindi ritrovato privo di sensi e attualmente si trova in terapia intensiva.

Lunedì 16 settembre, i coloni hanno aggredito una famiglia di Gerusalemme nella città di At-Tur.

Mercoledì 18 settembre, i coloni hanno deliberatamente provocato i residenti del quartiere Batn al-Hawa, a Silwan, gettando spazzatura e terriccio sulla strada, vicino all’edificio di proprietà della famiglia Shehadeh, confiscato di recente.

Giovedì 26 settembre, un gruppo di coloni ha preso d’assalto il quartiere al-Sawana, At-Tur, aggredendo i residenti.

Lunedì 30 settembre, i coloni si sono introdotti illegalmente nelle terre appartenenti ai residenti del quartiere Wadi al-Rababa, hanno raccolto dei frutti mentre erano protetti dalle forze di occupazione.

A questo proposito, è importante sottolineare che l’occupazione impedisce ai proprietari terrieri di accedere alle loro proprietà per raccoglierne i frutti, mentre, al contempo, facilita l’accesso dei coloni addirittura proteggendoli mentre rubano i prodotti di queste terre.

Sezione Dieci: Assedio e limitazione delle libertà

Le forze di occupazione continuano ad imporre un soffocante assedio alle città e ai quartieri palestinesi della Gerusalemme occupata, limitando l’accesso dei palestinesi provenienti dalla Cisgiordania e dalla Striscia di Gaza. Continuano inoltre i loro attacchi alle libertà civili e ostacolano il lavoro del personale dei media.

Il 22 settembre, le autorità di occupazione hanno prorogato per altri 4 mesi il provvedimento che vieta al governatore di Gerusalemme, Adnan Ghaith, di entrare in Cisgiordania, dopo essere stato convocato per alcune indagini.

Sezione Undici: Violazioni dei diritti economici, sociali e culturali

Le forze di occupazione hanno continuato a violare i diritti economici, sociali e culturali degli abitanti di Gerusalemme. Durante questo mese, hanno accertato presunte violazioni contro i proprietari di negozi e a molti di essi hanno imposto il pagamento di multe.

Sezione Dodici: Attacchi contro i Cristiani

Non sono state documentate violazioni al riguardo.

Sezione Tredici: Conclusioni e richieste

Le forze di occupazione hanno proseguito a sfruttare la loro aggressione contro la Striscia di Gaza per intensificare anche le violazioni nella Gerusalemme occupata. Hanno preso di mira i gerosolimitani e i loro luoghi sacri, promuovendo l’impegno per la giudaizzazione della città e per imporre nuove realtà spazio/temporali nel complesso della moschea di Al-Aqsa.

Di conseguenza, Europei per al-Quds ribadisce nuovamente le proprie preoccupazioni per i gravi crimini che si verificano a Gerusalemme, tra cui gli attacchi dei coloni contro i civili e i tentativi di alterare lo status quo nella moschea di Al-Aqsa.

Queste azioni aggravano le sofferenze dei gerosolimitani e, allo stesso tempo, perseguono le politiche di giudaizzazione, caratterizzate da ripetute incursioni nella moschea di Al-Aqsa e dai tentativi di dividerla temporalmente e spazialmente, nonché da ricorrenti aggressioni alla cappella di Bab al-Rahma nel tentativo di farla chiudere definitiviamente.

Ribadiamo il nostro monito contro le politiche, le procedure e le dichiarazioni del governo israeliano che sostengono apertamente la giudaizzazione della moschea di Al-Aqsa e di Gerusalemme. L’attuazione di queste politiche rischia di innescare ulteriore violenza e un’escalation nella regione.

Mettiamo in guardia dalle pericolose ripercussioni delle politiche sempre più restrittive e violente messe in atto da Israele a Gerusalemme, in particolare per quanto riguarda l’area della moschea di Al-Aqsa.

Invitiamo la comunità internazionale ad agire immediatamente facendo pressione su Israele affinché cessi i suoi attacchi, si astenga dall’alterare lo status quo alla moschea di Al-Aqsa, blocchi il sequestro di case e proprietà palestinesi e ponga fine alla pratica delle espulsioni forzate.

Europei per al-Quds esorta i paesi dell’Unione Europea ad adempiere alle proprie responsabilità costringendo lo stato occupante ad aderire al diritto internazionale e alle risoluzioni delle Nazioni Unite, inclusa la Quarta Convenzione di Ginevra per la protezione dei civili. Israele deve cessare il terrorismo di stato contro i civili di Gerusalemme, consentire loro di praticare liberamente i propri riti religiosi, porre un freno ai coloni e impedire il furto di proprietà.

Affermiamo l’illegalità di qualsiasi misura de facto adottata dalle autorità di occupazione nella Gerusalemme occupata. Tutte le azioni successive all’occupazione della città nel 1967 non alterano il suo status legale di territorio occupato.

Mentre condanniamo l’uso eccessivo della forza contro i gerosolimitani e la protezione dei coloni da parte delle forze israeliane durante i loro attacchi, elogiamo la fermezza del popolo di Gerusalemme nella difesa della città.

Sottolineiamo che lo status di Gerusalemme, in quanto città occupata, è stabilito da diritti storici e risoluzioni delle Nazioni Unite, che non possono essere alterati da misure o pratiche imposte con la forza.

La demolizione, lo sfratto e il sequestro di case palestinesi da parte delle autorità di occupazione e dei coloni costituiscono una politica sistematica volta a sfollare con la forza i palestinesi per alterare le caratteristiche demografiche della città. Queste azioni illegali violano la Quarta Convenzione di Ginevra e costituiscono crimini di guerra ai sensi del diritto internazionale.

Condannando i continui attacchi israeliani contro i gerosolimitani e le loro proprietà, Europei per al-Quds ritiene che queste azioni abbiano l’obiettivo di cancellare la presenza palestinese nella città e di cambiare la sua identità arabo-palestinese.

Invitiamo la comunità internazionale ad ottemperare alle proprie responsabilità nei confronti di Gerusalemme e della sua popolazione palestinese, proteggendoli in quanto residenti di un’area occupata, in conformità con le risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e dell’Assemblea Generale.

Gerusalemme resta sotto la responsabilità internazionale, come stabilito dalla risoluzione 181 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite.