Famiglia palestinese riprende possesso dell’hotel 13 anni dopo la confisca da parte di Israele

372297CGerusalemme-Ma’an. Una famiglia palestinese è riuscita ad ottenere di nuovo il possesso del conteso Cliff Hotel nel villaggio di Abu Dis, a Gerusalemme Est, dopo una battaglia legale con Israele durata più di dieci anni.

L’avvocato della famiglia, Bassam Bahar, che è anche a capo di una commissione locale per difendere i terreni di Abu Dis, ha detto che la famiglia Ayyad, proprietaria dell’hotel, ha potuto entrarvi per la prima volta da quanto i militari israeliani lo hanno occupato nel 2003 e usato come torre di controllo per “ragioni di sicurezza”.

Le autorità israeliane si erano impadronite dell’hotel grazie alla Israeli Absentee Property Law, legge che permette loro di entrare nelle proprietà di palestinesi che vivono in Cisgiordania e Striscia di Gaza.

Bahar ha detto che il rifiuto e la resistenza della famiglia davanti alla politica israeliana di “ebraicizzazione” dell’area è ciò che ha permesso loro di ottenere nuovamente la proprietà.

Nel marzo del 2014, Bahar aveva riferito a Ma’an che “le autorità di occupazione israeliana hanno cercato di confiscare il Cliff Hotel e le terre circostanti secondo vari pretesti e per ragioni differenti”.

I membri della famiglia Ali e Khalid Ayyad scortati da una delegazione dell’ambasciata norvegese in Palestina sono entrati nell’hotel mercoledì e preso visione dei danni riportati dalla proprietà.

Bahar ha detto che la famiglia è potuta entrare nell’hotel dopo che il loro avvocato israeliano Yotam Hillel ha ottenuto un’ordinanza che ha permesso loro di entrare.

La questione scoppiò nel 1996 dopo che i militari israeliani avevano preso il controllo della struttura adducendo ragioni di sicurezza, e poi si ritirarono.

Nel 2003 i proprietari della struttura subirono diversi tentativi di confisca, e i militari israeliani avevano occupato il tetto come avamposto militare e torre di controllo. Avevano installato del filo spinato e telecamere e chiuso la porta di accesso al tetto, oltre ad aver confiscato porzioni di terra attorno all’hotel per costruire una sezione di muro di separazione.

La famiglia si appellò alla Suprema Corte israeliana nel 2009, e da allora ha sempre lottato in tribunale per riavere il controllo della struttura.

Nel settembre del 2013 il procuratore generale israeliano decise che la Absentee Property Law non potesse essere applicata al caso dell’hotel, e passò il caso alla Corte Suprema per la decisione finale.

Nel 2014 delle ruspe israeliane cominciarono a costruire sezioni del muro di separazione attorno all’hotel, con le autorità israeliane che sostenevano “che l’assenza del muro di separazione in quell’area metteva a repentaglio la sicurezza dello stato di Israele” aveva raccontato Bahar a Ma’an a suo tempo.

Bahar ha riferito mercoledì che Israele intende prendere il controllo dell’hotel e dei dintorni per costruire un muro di separazione e 200 nuove case per i coloni israeliani a Gerusalemme Est, insediamento che dovrebbe chiamarsi Kidmat Zion.

Sebbene i palestinesi di Gerusalemme Est vivano nei territori che Israele ha unilateralmente annesso, sono privi di cittadinanza e sono classificati solo come “residenti” il cui permesso può essere revocato se se ne vanno dalla città per pochi anni.

Gerusalemme Est è stata divisa da Israele insieme alla Cisgiordania nel 1967 durante la Guerra dei Sei Giorni e, da allora, il governo israeliano ha intrapreso una politica di “ebraicizzazione” nella città, costruendo insediamenti israeliani e demolendo le case dei palestinesi.

Si crede che a Gerusalemme Est ora vivano più di 300.000 coloni israeliani.

Traduzione di Marta Bettenzoli