Federazione dei giornalisti arabi condanna la campagna israeliana contro Al Jazeera

Ramallah-Ma’an. La Federazione dei Giornalisti Arabi (FAJ) ha espresso disapprovazione per la decisione del governo israeliano di chiudere la sede locale del famoso canale di notizie Al Jazeera, esprimendo solidarietà allo staff nel territorio palestinese.

Il 1° agosto le autorità israeliane hanno annunciato di aver aperto le discussioni ufficiali per la stesura del documento che decreterà la chiusura della sede israeliana di Al Jazeera.

Il ministro delle Comunicazioni, Ayoub Kara, aveva dichiarato precedentemente che le “discussioni professionali” per la chiusura del pluripremiato canale di notizie erano già in corso.

Il primo ministro israeliano, Benjamin Netanyahu, ha incolpato Al Jazeera di aver deliberatamente “istigato alla violenza” nel complesso della moschea di Al-Aqsa occupandosi degli eventi dello scorso luglio, e ha chiesto alle autorità israeliane di chiudere gli uffici locali del canale.

Domenica scorsa, Kara ha dichiarato che il piano di Israele è quello di revocare i permessi stampa ai giornalisti di Al Jazeera e chiuderne le trasmissioni, provvedimento che Netanyahu ha accolto con un tweet in cui ha scritto che il Ministro stava “seguendo le mie indicazioni… per porre fine alle istigazioni di Al Jazeera in Israele”.

La FAJ ha definito la decisione una grave violazione della libertà di parola e di stampa, che si ripercuoterà negativamente sul diritto dei telespettatori ad avere accesso a punti di vista diversificati sulle notizie, in particolar modo sul conflitto israelo-palestinese.

L’organizzazione ha fatto appello inoltre alla Federazione Internazionale dei Giornalisti (FIJ) affinché intervenga immediatamente e faccia pressione sul governo israeliano per bloccare i provvedimenti contro Al Jazeera e riconoscere la responsabilità di Israele nella violazione del diritto internazionale.

La FAJ ha dichiarato che l’accanimento di Israele contro Al Jazeera si inserisce in un quadro più ampio di provvedimenti rivolti a giornalisti e mass media, e che tali provvedimenti sono politicamente giustificati e non legati alla richiesta di fermare le “istigazioni”.

Al Jazeera ha denunciato gli attacchi, dichiarando che ricorrerà a vie legali per fermare i tentativi di chiudere la sede, secondo quanto ha riportato il Times of Israel domenica scorsa.

“Al Jazeera disdegna questo gesto, perpetrato da uno stato che viene definito l’unico stato democratico in Medio Oriente, e ritiene che ciò sia estremamente pericoloso”, ha dichiarato una fonte anonima del canale.

La richiesta israeliana di chiudere Al Jazeera non è una novità. In passato si è tentato più volte di chiuderla poiché aveva trattato nei suoi servizi le attività israeliane nei territori palestinesi, e le autorità israeliane vi avevano riscontrato “istigazioni” contro lo Stato di Israele.

La decisione proposta da Israele arriva nel bel mezzo di una crisi diplomatica tra Qatar e Arabia Saudita, che insieme ad altri Stati sta inasprendo le relazioni con il Qatar nel tentativo di isolarlo e avanzare numerose richieste al governo.

La principale richiesta è che il Qatar tagli i fondi ai gruppi armati della zona, accusa che il Qatar ha sempre negato.

Numerosi Stati hanno già chiuso gli uffici di Al Jazeera, tra cui Arabia Saudita, Giordania e Bahrain – tutte monarchie con libertà di stampa ridotta se non pari a zero – ed Egitto, che l’associazione Reporters Without Borders ha definito “una delle più grandi prigioni per i giornalisti”.

Gli esperti hanno fatto notare che i paesi arabi hanno fornito a Israele il clima politico perfetto per continuare con la propria intenzione, già consolidata da tempo, di chiudere completamente le reti.

Altri hanno invece dichiarato che Al Jazeera ha fornito un importante palcoscenico per le voci palestinesi, spesso marginalizzate dall’influenza israeliana sui media internazionali, dando la possibilità di raccontare gli effetti dell’occupazione, che ormai va avanti da mezzo secolo, a Gerusalemme Est, in Cisgiordania e a Gaza.

Altri ancora hanno sottolineato l’ironia del cosiddetto “unico stato democratico nel Medio Oriente” che chiude un canale di notizie per volere di una monarchia governata da una famiglia reale periodicamente accusata di violazione dei diritti umani e i cui cittadini non possiedono i diritti basilari di espressione o di libertà di stampa.

Nel frattempo, Israele ha ricevuto critiche asprissime nelle scorse settimane per aver attaccato giornalisti e media palestinesi durante le due settimane di protesta per le restrizioni israeliane su Al-Aqsa.

Traduzione di Giovanna Niro