Fermate Israele. Dal Manifesto.

Da www.ilmanifesto.it del 30 giugno

Editoriale di Rossana Rossanda

Fermate Israele

Il sequestro di 64 parlamentari palestinesi di Hamas, fra i quali otto ministri, in tutte le città della Cisgiordania da parte dell’esercito israeliano non è un rappresaglia, è il tentativo di affondare per sempre la già assediata e affamata Autorità palestinese e di chiudere con ogni trattativa che pareva potersi aprire negli ultimi giorni. Sul documento dei prigionieri palestinesi in Israele,Hamas e Al Fatah avevano raggiunto un accordo per molti versi storico. Per la prima volta Hamas riconosceva, sia pure implicitamente mainmodoinequivocabile, la legittimità dell’esistenza di due stati. Contro questo accordo, che innovava radicalmentenon solo la linea di Hamasma anche i suoi rapporti conAl Fatah, un gruppo fondamentalista – del quale, mentre scriviamo,non conosciamo l’identità – aveva catturato un pilota di tsahal, dichiarando che non l’avrebbe riconsegnato finché non fossero state liberate le donne e i bambini che sono fra i circa ottomila detenuti palestinesi in Israele (obiettivo tanto umanamenteragionevole quanto sicuramente negato da Tel Aviv) e poi sequestrava un colono di 18 anni – ieri poi ucciso. La collera di Israele era comprensibile, ma la reazione è stata spropositata al punto dapreoccupare anche iG8 oggi riuniti aMosca, che le hannomandatounammonimentoformale: non esagerate. Manon si tratta di una sbavatura di militari infuriati: la cattura di un così consistente gruppo di parlamentari dei territori occupati, l’annuncio che ne seguiranno altre, mirano a mettere fuori gioco l’intero governo palestinese costringendo in queste ore tutta la rappresentanza diHamasa entrare in clandestinità. Nonsolo: Israeleha appena bombardato il principale asse stradale di Gaza, distruggendone tre ponti, la centrale elettrica che fornisce energia a metà della Striscia diGaza eha tagliato le forniture d’acqua, sprofondando il paese in una situazione sanitaria insostenibile. Già stava succedendo dopo le sanzioni inflitte dall’Europa. Quinonsi tratta diuneccesso di vendicatività, si tratta della volontà del governo di Ehud Olmert, in cui evidentemente sta anche il laburista Amir Peretz, di chiudere qualsiasi porta o dialogo di pace per togliere la Palestina come nazione dalla faccia del Medio Oriente. Politicamente parlando, è l’esatto reciproco del gruppo fondamentalista islamico che sequestrando due israeliani e uccidendoneuno havoluto sabotare ogni possibile avvio di scioglimento dell’ormai tragico e quasi quarantennale contenzioso fra le parti. C’è un fondamentalismo in Palestina che non riconosce l’esistenza di Israele e un fondamentalismo israeliano che non riconosce quella della Palestina. Così stanno le cose, naturalmente tra forze del tutto impari. Sharon in coma, sembra caduto in comaogni residuo di ragionevolezza del governo israeliano. Non è possibile, non è decente che il Consiglio di sicurezza non intervenga. Èben vero che da decenni Israele disattende le sue decisioni ma è anche vero che questa arroganza le è stata consentita, specie dagli Stati uniti. E senza attendere il Consiglio di sicurezza bisogna che l’Europa, su questo terreno dubitosa e incerta per l’incrocio ormai evidente fra il sentimento di colpa verso gli ebrei e un antiarabismo inconfessabile, si esprima subito. E subito ha da esprimersi il governo italiano. Non farlo sarebbeun gesto inammissibile di irresponsabilità.

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