Fermiamo le ruote dell’occupazione: presidio sotto la RAI di via Mecenate

Riceviamo e pubblichiamo.

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RAI

Mercoledì dalle ore 17:00 alle ore 19:00

Via Mecenate, 76 – Milano

“Perché per me non deve partire da Israele”

Fermiamo le ruote dell’occupazione e lasciamo a Israele la maglia nera

Noi sportivi mostriamo la più profonda indignazione e contrarierà per scelta della RCS Mediagroup

S.P.A. di far partire l’edizione 2018 del Giro d’Italia da Israele, dove si svolgeranno le prime tre tappe.

L’etica dello sport prevede che la nostra pratica sia lontana da ogni sopruso, violenza e discriminazione: gareggiare in Israele significa invece sostenere un sistema coloniale e di occupazione militare che piega quotidianamente il popolo palestinese da ormai quasi un secolo.

Denunciamo inoltre la mistificazione insita nella ragione ufficiale della partenza da Israele, ovvero la volontà di dedicare questa edizione del Giro alla memoria di Gino Bartali, il cui nome è incluso tra “Giusti tra le Nazioni”, in quanto “avrebbe salvato” diverse centinaia di ebrei italiani dalle persecuzioni nazifasciste. Ancora una volta dietro il paravento della terribile tragedia dell’olocausto si tenta di far passare l’associazione tra “ebraismo” e “sionismo”, confondendo volutamente due termini che hanno accezioni molto diverse, per poter tacciare di antisemitismo quanti si mobilitano contro l’occupazione illegale della Palestina.

Noi sportivi siamo convinti che lo sport debba riavvicinare i popoli e promuovere la pace; far partire il 101° Giro d’Italia da Israele è invece un’inaccettabile speculazione politica, che nasconde e giustifica la sua politica di occupazione e apartheid.

Questo tipo di eventi – ne sono prova anche i 4 milioni di euro stanziati da Israele per l’organizzazione del Giro – rientrano in una precisa strategia che mira a presentare uno stato colonialista e razzista come una democrazia colta e moderna, per ripulirne l'immagine a livello internazionale. Immagine macchiata invece dagli orrori compiuti in 70 anni di occupazione militare caratterizzati da violente operazioni militari (vedi Gaza), rastrellamenti, uccisioni, arresti indiscriminati persino di minori, abusi continui, il furto di terra e dell’acqua, la costruzione del muro dell’Apartheid. Violenze che i colonizzatori chiamano “diritto a difendersi” mentre nella pratica si traducono nel “diritto ad occupare”.

Crimini che, è facile prevedere, il Giro d’Italia non solo non mostrerà ma si propone di celare.

Ribadendo i nostri valori di giustizia e non discriminazione,noi sportivi non possiamo permettere chelo sport venga strumentalizzato in questo modo, macchiandolo e rendendolo connivente, insieme all’Italia intera, con i crimini verso un popolo occupato e vittima innocente.

Come firmatari di questo appello, chiediamo a tutti gli sportivi di aderire alla campagna di boicottaggio dell’ingerenza israeliana nel Giro d’Italia 2018 a chi deciderà di parteciparvi, di farlo con un chiaro segno di solidarietà al popolo palestinese inserendo nella propria divisa una bandiera palestinese.

Vogliamo dire con chiarezza agli organizzatori:

#ioNONgiro le spalle all’occupazione della Palestina

#ioNONgiro lo sguardo dinnanzi alla volontà di ripulire l’immagine di Israele

IO NON MI FACCIO PRENDERE …IN GIRO!

No alla partenza del Giro d’Italia 2018 da Israele!

sulla stampa:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/11/12/giro-ditalia-perche-per-me-non-deve-partire-da-israele/3972500/

Mappa della PRIMA TAPPA del giro:

1 – Deir yassin

– Attaccata il 9 apr. 1948.

– N. abitanti nel ’48, 708.

– N. case 144, nel 1944.

– Pulizia Etnica: totale.

– Distruzione villaggio: parziale .

– Oggi è la cittadina Kfar Sha’ul.

 

Testimonianza del massacro:

Dal libro “Vittime” di Benny Morris, pag. 265:

“Avvenne con l’approvazione dell’ Haganah e in stretta collaborazione con esso … [fornirono] il fuoco di copertura e due squadre delle Palmah con alcuni blindati parteciparono alla battaglia”.
“ Intere famiglie crivellate di colpi e frammenti di granate, e sepolti sotto le macerie delle loro case, uomini, donne e bambini falciati mentre fuggivano dalle abitazioni, prigionieri passati per le armi. E dopo la battaglia gruppi di vecchi, donne bambini, trasportati su autocarri scoperti per le vie a Ovest di Gerusalemme in una sorta di “trionfo” nello stile dell’antica Roma”.
“Alcuni sono stati brutalmente eliminati dai loro catturatori” “I maschi adulti sono stati portati in città su alcuni camion, fatti sfilare per le strade, riportati al punto di partenza e fucilati con mitragliatrici e fucili mitragliatori. Prima di caricarli sui camion, gli uomini dell’ IZL e della LHI hanno frugato donne, uomini e bambini e prendendo denaro e gioielli. Il trattamento riservato a costoro è stato particolarmente barbaro, con calci, pressioni con le canne dei fucili, sputi e insulti (alcuni abitanti di Givat Shaul hanno partecipato alle sevizie)”.

 

2 – Musrara è un quartiere dove esiste un museo chiamato Museum of the Seam.
La palazzina, edificata nel 1928, appartiene alla famiglia palestinese Baramki, che tutt’oggi vive a Gerusalemme, ma è considerata assente.

3 – Talbya è il quartiere dove nacque Edward Said.

4 – Jabotensky St. Ze’ev Jabotensky fu un sionista che aveva sempre ammirato Bonito Mussolini. La strada incrocia il percorso (o forse per un breve tratto lo percorre), quindi è in contrasto con gli ideali di Bartali.

5 – International Christian Embassy, un’associazione di evangelisti tra i più fanatici e fondamentalisti. Il loro sito non lascia alcun dubbio sulle loro aspirazioni. Loro sede è la villetta della famiglia Haqq, il cui nonno, fuggito dal Caucaso ai tempi della repressione dello Zar si era stabilito in Palestina e, successivamente il figlio e il nipote, tutti e due architetti, progettarono e costruito la villetta. Il figlio Hani, oggi vive come profugo ad Amman in Giordania.

6 – Il Quartiere Marocchino è stato distrutto il 10.6.1967, quattro giorni dopo l’inizio della guerra, per far spazio alla piazza del muro del pianto.

7 – Lifta è un emblema della Pulizia Etnica Vivente in quanto la maggior parte dei suoi abitanti sono tutt’ora residenti a Gerusalemme, vedono le loro case ma sono “assenti” in quanto alla loro proprietà.

– Attaccata il 1 gennaio 1948.

– N. abitanti nel ’48: 2.958.

– N. case nel 1931: 410

– Pulizia Etnica: totale.

– Distruzione del villaggio: parziale.

– Oggi è abbandonata.

 

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Con sottotitoli in 17 lingue, il cortometraggio “100 Balfour Road” (11’34”) in ricordo delle sofferenze, dello sradicamento e delle morti di migliaia di vite palestinesi causate dalla dichiarazione di Balfour 100 anni fa.

https://www.youtube.com/watch?v=vPndQGImVMc&feature=youtu.be

Prodotto dal Palestinian Return Centre https://prc.org.uk/ e dalla Balfour Apology Campaign http://balfourcampaign.com/
(Per accedere ai sottotitoli nella lingua preferita, cliccare in basso a destra su “settings”)