Fidel Castro, il rivoluzionario dei popoli oppressi

Di Lorenzo Poli. Dopo la morte di Castro, l’ex-Presidente eletto Donald Trump lo definì un “dittatore brutale”[1],mentre Marco Rubio lo definì “un dittatore malvagio” che trasformò Cuba in “una prigione impoverita”[2]. Quante volte abbiamo sentito nei media mainstream parlare di “castrismo”, “regime castrista”, “Fidel Castro dittatore cubano” e molti altri appellativi che hanno fatto di tutto per dare all’Occidente un’immagine brutalizzata di una delle figure politiche e intellettuali più interessanti del XX secolo.

Fidel Castro è stato l’ultimo grande leader rivoluzionario del XX secolo, la cui azione politica ha travalicato i limiti della sua nativa Cuba per diventare un protagonista della storia dell’America Latina e del Terzo Mondo. Il suo nome apparirà nella lista di personalità che include Emiliano Zapata, Ernesto “Che” Guevara, Mao Tse-tung, Ho Chi Minh, Vladimir Ilich Lenin, José Stalin e Josip Broz “Tito”. Come loro, la figura di Fidel Castro fu oggetto di un’enorme polemica storica, segnata dalla distanza abissale tra le opinioni di chi lo venerava senza limiti e di chi lo odiava al punto da desiderarne l’eliminazione fisica, come gli Stati Uniti d’America.

Per gli acerrimi nemici del “comandante in chefe”, Fidel Castro fu sempre il peggiore dei tiranni, che accusarono di aver tradito gli ideali di libertà per impiantare una ferrea dittatura comunista che reprimeva ogni manifestazione del pensiero politico dissidente, mettendo in galera o al muro migliaia di oppositori, e che ha rovinato l’economia cubana, condannando la popolazione a una dura lotta per la sopravvivenza quotidiana; mentre i suoi sostenitori lo considerano un liberatore dall’imperialismo e sottolineano i progressi sociali e civili che egli ha promosso a Cuba[3]. Le agenzie dell’ONU riconoscono grandi meriti e conquiste sul piano dei diritti sociali, mentre le “agenzie per i diritti umani” ne contestano la mancanza di libertà politiche e religiose, dimenticandosi che a Cuba si tengono elezioni e vi è un complesso e territoriale sistema di democrazia all’interno delle organizzazioni sociali e di base.

A dicembre 2022, Cuba e Nicaragua sono stati inclusi in una lista creata unilateralmente da Washington, che comprende i Paesi che, secondo il governo statunitense, violano sistematicamente la libertà religiosa, con la conseguenza di possibili sanzioni contro questi Stati[4]. In realtà, per volontà di Castro, la Costituzione di Cuba emendata nel 1992 ha abolito l’ateismo di Stato ed oggi riconosce la libertà religiosa e proibisce le discriminazioni religiose. Forse gli Stati Uniti, per “libertà religiosa”, intendono la libertà del cristianesimo di esistere, ma forse non sanno che il culto praticato dal 70% dei cubani è la santeria[5], derivante dalla cultura yoruba, che non nasce a Cuba ma in Nigeria. Quando arrivarono qui gli spagnoli cattolici distrussero gli indigeni, tutti i gruppi etnici e le loro culture, importando a Cuba gruppi etnici africani come i bantu, mandinga e yoruba, rendendoli schiavi. Ogni gruppo ha portato la sua cultura, la sua religione e i canti al Dio Orisha. Il 70% dei cubani pratica la santeria, ma allora il culto era proibito dai colonialisti, dai cattolici e i santi cristiani vennero sincretizzati con quelli africani. Ad oggi, c’è stato qualche responsabile che è stato condannato, sanzionato a livello internazionale o iscritto in liste di proscrizione per questi crimini di cancellazione culturale commessi nella storia? Purtroppo non risulta, ma rimane l’ipocrisia di chi, decontestualizzando dalla storia, esprime giudizi su popoli che ha contribuito a distruggere e segregare.

Fidel Castro non è stato solo colui che ha liberato Cuba dalla sanguinaria dittatura fascista e filo-occidentale del generale Fulgencio Batista, ma ha anche conquistato la “seconda indipendenza” per l’ex colonia spagnola, ponendo fine al potere esercitato dagli Stati Uniti sull’Isola mettendo la piccola Cuba sulla mappa del mondo come potenza sportiva e medica e come uno dei Paesi leader del cosiddetto “Terzo Mondo”. Il “Leader Maximo” ha fatto conquiste rivoluzionarie come la soppressione delle differenze di classe sociale, la riforma agraria e urbana, l’istituzione di un sistema di istruzione e sanità pubblica e ha posto fine all’analfabetismo.

Tra i più grandi estimatori di Fidel Castro vi è sicuramente Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la Pace nel 1980, pacifista e professore di Cultura della Pace e dei diritti umani all’Università i Buenos Aires, che dopo il golpe militare in Argentina si ribellò al regime trascorrendo più di un anno in carcere, e per una vita intera ha lottato contro le oppressioni. In una intervista al Corriere, Esquivel affermò: “Fidel è sempre stato un rivoluzionario e un grande intellettuale: è stato uno dei più grandi statisti del ventesimo e del ventunesimo secolo. Poca gente è arrivata al suo livello di lucidità, e come rivoluzionario lavorò per la libertà del suo popolo. Tutti lo attaccano dicendo che è un dittatore, ma sapete chi è un dittatore? Chi gli ha preso la terra per costruire Guantanamo, chi ha costruito le carceri di Guantanamo e tortura e uccide e fa sparire la gente” – aggiungendo – “Fidel ha formato le scuole e la rete di solidarietà sociale più grande del mondo. E l’Operazione Milagro, che opera gratuitamente alla vista le persone in difficoltà in ogni parte del mondo. I grandi Paesi come gli Usa non fanno niente, gratis. Con gli educatori del suo programma di alfabetizzazione Yo, sí puedo, Fidel ha sradicato l’analfabetismo. Quindi di cosa stiamo parlando?”

Il giornalista gli chiese se si potevano dimenticare le centinaia di migliaia di persone scappate dall’isola perché non condividevano le idee di Fidel e non potevano restare, ma Esquivel rispose che si trattava di disertori cubani, dei controrivoluzionari anti-cubani appoggiati da un sistema che parte dalle organizzazioni mafiose di Miami e arriva ai movimenti d’estrema destra che con il supporto dell’intelligence USA organizzava attentati terroristi, operazioni di destabilizzazione e golpe blandi sull’Isola caraibica: “Le persone che sono andate a Miami erano appoggiate dagli Usa: sono controrivoluzionari. Non volevano la rivoluzione di Fidel perché volevano mantenere i loro privilegi. Non quelli di tutti: i loro. Mi ha fatto una sensazione molto brutta questo denigrare Fidel dopo la sua morte. Che bassezza. Dev’essere rispettato il ricordo di tutti i morti. Ma torno al discorso di prima: Kennedy voleva attaccare Cuba ed è stato sconfitto da Fidel e dal popolo cubano. Certamente ci sono prezzi da pagare, ma bisogna guardare la causa di questi prezzi. Non sono semplicemente oppositori ma terroristi. Bisogna avere una visuale più ampia di come un uomo con pochi mezzi e in un paese bloccato riuscì a mantenersi libero di fronte all’oppressione di una grande potenza come gli Stati Uniti. Nessuno parla di questo, negli Usa. Non vogliono parlare di Guantanamo, né di Abu Ghraib, né di tutti i misfatti degli Usa in America Latina”. Guantanamo oggi è territorio cubano appartenente illegalmente agli USA, che se la sono presa violando la sovranità territoriale di uno Stato.

“Qui in Europa – racconta Esquivel – si parlava tantissimo del presidente venezuelano Hugo Chávez: era un visionario, un uomo dell’integrazione latino americana e continentale. È stato un leader, ma in Europa ne parlano come un dittatore. Ma chi sono i veri dittatori? Perché non parliamo dell’Iraq e delle bugie di Bush per invaderlo. La stampa europea deve adottare un’ottica più profonda riguardo al diritto alla libertà dei popoli. Fidel era mio amico, mio fratello. Abbiamo parlato tantissimo, e ha sempre avuto una grande responsabilità sociale e un’etica rigorosa. E questo è l’esempio di un rivoluzionario per la libertà, non per l’oppressione. Al contrario, gli Usa sono un paese oppressore, non solidale col popolo”.

E anche quando si parla di proprietà privata, cosa per altro molto cambiata anche a Cuba, Esquivel ha risposto: “La proprietà privata non ha più senso quando tutti hanno la possibilità di avere una casa degna. Una cosa è l’individualismo, un’altra è la solidarietà”. A Cuba, abitare non è una condanna a vita, o un motivo per cui lavorare una vita in modo alienante e frustrante, o un sacrificio da compiere: abitare è un diritto del cittadino cubano.

A sostenere Fidel Castro è anche la pacifista guatemalteca Rigoberta Menchù Tum[6], Premio Nobel per la Pace 1992 nota per i suoi sforzi per la giustizia sociale, la riconciliazione etno-culturale e i diritti dei popoli indigeni. Fu Rigobertà Menchù a descriverlo come un grande statista che in modo impressionante è riuscito a morire di morte naturale nonostante la CIA abbia organizzato circa 638 attentati contro la sua vita a cui è riuscito a scampare.

Fidel Castro, come rivoluzionario internazionalista, si è sempre impegnato nella lotta contro l’imperialismo e il capitalismo sempre schierato con i popoli oppressi di tutto il mondo nella battaglia contro l’imperialismo, il sionismo, il razzismo e il capitalismo. Per tutta la sua vita, Fidel è stato un sostenitore e un esempio di lotta rivoluzionaria in America Latina, Venezuela, Nicaragua e in tutto il continente. Dall’Angola al Sudafrica, dalla Palestina al Mozambico, dalla Bolivia a El Salvador, l’eredità di Castro e il suo esempio di solidarietà rivoluzionaria internazionalista e di lotta continua continueranno a vivere, nella pratica, sempre verso la rivoluzione, la democrazia e il socialismo.

Per tutta la vita di Castro, il supporto al movimento di liberazione nazionale del popolo palestinese è stato centrale nella logica anti-imperialista volta alla costruzione di alleanze rivoluzionarie tra le forze progressiste e popolari di tutto il mondo. Il popolo palestinese e il popolo cubano hanno resistito insieme su tutti i livelli: nell’alleanza Tricontinentale e nel Movimento dei Paesi Non Allineati, Cuba stava al fianco del popolo palestinese e del suo movimento di liberazione in tutti gli aspetti della lotta internazionalista, nella costruzione di una alleanza rivoluzionaria per un movimento collettivo contro l’imperialismo, il colonialismo e la sua particolare manifestazione in Palestina, il sionismo, un’arma fondamentale di oppressione razzista, un fatto riconosciuto da Fidel Castro e dal popolo cubano.

Fidel disse: “I negoziati di pace tra la Palestina e Israele per me non hanno alcun senso. Se io fossi stato al posto dei palestinesi avrei negoziato con gli israeliani su come vogliono sparire dalla Palestina: per terra, per mare o per cielo?” Nel 2014, Castro ha condannato i bombardamenti israeliani su Gaza definendolo “fascismo ripugnante” contro il popolo palestinese. il 2 settembre 2014[7], centinaia di palestinesi in una manifestazione convocata dal Fronte Popolare per la Liberazione della Palestina (FPLP) hanno manifestato portando fotografie del leader storico della Rivoluzione Cubana, Fidel Castro, e dei venezuelani Hugo Chavez e Nicolas Maduro, durante una marcia realizzata a Gaza per ringraziare la solidarietà latinoamericana. Decine di studenti palestinesi continuano a studiare a Cuba ancora oggi attraverso il programma di borse di studio di lunga durata.

Fidel è stato vicino anche alla lotta di Nelson Mandela e del Sudafrica contro l’apartheid razzista, coloniale e bianca dei bantustan fatta di pass laws, una forma di sistema di passaporto interno progettato per segregare la popolazione, gestire l’urbanizzazione e allocare il lavoro dei migranti. Le leggi sui pass erano il fulcro dell’apartheid e limitavano fortemente i movimenti dei cittadini africani neri ad aree designate. Oggi, l’opinione pubblica riconosce la lotta di Mandela ma si dimentica dei suoi sostenitori esterni, tra cui non figuravano certamente gli USA. Paradossalmente oggi l’opinione pubblica occidentale stravede per miliardari tycoon del calibro di Elon Musk, sudafricano nato sotto l’apartheid razzista e facente parte dei coloni bianchi, ovvero la controparte di Mandela e il cui padre era co-proprietario di una miniera di smeraldi in Zambia[8][9].

Sia gli idolatri che i detrattori di Fidel Castro, forse, coincidono solo nel riconoscere la sua leadership travolgente, la sua eccezionale intelligenza politica e la sua arte oratoria, capace di sedurre le masse con la parresia. Un uomo per cui la politica era tutto a tal punto da fare discorsi di 7 ore. Come diceva Oscar Wilde “Il problema del socialismo è che impegna troppe serate” e per Fidel questo è l’essenza dell’azione politica. Tutte queste qualità hanno contribuito a far sì che Castro, nato il 13 agosto 1926, riuscisse a restare al potere per 47 anni consecutivi, fino a quando un’emorragia intestinale lo costrinse, il 31 luglio 2006, pochi giorni prima del suo 80° compleanno, a trasferire il potere al fratello minore Raúl, prima provvisoriamente e un anno e mezzo dopo definitivamente. Sebbene prima del trionfo della Rivoluzione Cubana, nel gennaio 1959, avesse assicurato che il potere non lo interessava e che dopo la vittoria della guerriglia avrebbe ripreso la sua precedente professione di avvocato, Castro divenne il politico che guidò più a lungo il governo tra tutti i leader del XX secolo. “Sono uno schiavo del mio popolo”, ha espresso una volta giustificando la sua prolungata permanenza al potere.


[1] https://www.bbc.com/news/world-latin-america-38118739

[2] https://www.theguardian.com/world/2016/nov/26/fidel-castro-death-obama-trump-response

[3] https://www.pane-rose.it/files/index.php?c3:o7512

[4] https://italiacuba.it/2022/12/07/gli-stati-uniti-con-una-vergognosa-scelta-inseriscono-cuba-tra-i-paesi-che-violano-la-liberta-religiosa/

[5] https://ilmanifesto.it/la-santera-che-amava-che-guevara

[6] https://www.youtube.com/watch?v=Z8RlCEOWIKw

[7] https://www.granma.cu/idiomas/italiano/esteri/4septiembre-gaza.html

[8] https://www.businessinsider.co.za/how-elon-musks-family-came-to-own-an-emerald-mine-2018-2

[9] https://www.businessinsider.co.za/elon-musk-sells-the-family-emeralds-in-new-york-2018-2