Finanziaria di guerra.

Equivicinanza con il più forte, il più potente, il più distruttivo; missioni di guerra in Afghanistan, Iraq, Libano (il cui scopo principale è il disarmo unilaterale di Hezbollah e non di Israele); una finanziaria 2007 che toglie al sociale, alla scuola, alla cultura e investe negli armamenti; un giornalismo che manipola le informazioni e "disinforma" in un modo degno dei peggiori regimi (Urss, Cile, scegliete voi)…questo è il "centro-sinistra" che abbiamo al governo. Un bel cambiamento rispetto all’era berlusconiana, vi pare?

ITALIA EXPRESS

Finanziaria 2007: incredibile aumento delle spese militari

L’aspetto peggiore della legge finanziaria 2007? L’incredibile aumento delle spese militari. Un totale di quasi 22 miliardi di euro, con un più 5% solo per quelle destinate direttamente agli armamenti: 12 miliardi e 437 milioni per il 2007.

Le priorità dei governi precedenti le ha illustrate il SIPRI, l’Istituto di ricerca sulla pace di Stoccolma, nel suo annuario 2006: con 27,2 miliardi di dollari l’Italia è al settimo posto nella spesa militare nel mondo; con 468 dollari per abitante supera la Germania (401), il Giappone (329) e la Russia (147). Tra la fine della guerra fredda nel 1990 e oggi la spesa militare italiana è raddoppiata (a prezzi correnti), restando intorno al 2 per cento del Prodotto interno lordo (PIL), mentre quella della Germania ha dimezzato il suo peso dal 2,8 all’1,4 per cento del PIL.

Tra le voci che hanno fatto crescere la spesa militare italiana ci sono le missioni militari all’estero (un miliardo di euro nell’ultima finanziaria), acquisti di armamenti fatti apposta per interventi lontani, come la portaerei Conte di Cavour (costo: quasi un miliardo di euro, armamenti esclusi), dieci nuove fregate (3,5 miliardi di euro), 121 caccia Eurofighter (oltre 6,5 miliardi di euro). Fatti i conti, solo questi giocattoli rappresentano l’1 per cento del PIL. A proposito, a pagina 109 del programma-Bibbia dell’Unione si legge dell’impegno a sostenere una politica che consenta la riduzione delle spese per armamenti.

La spesa militare, oltre a pagare le forze armate, alimenta la produzione e l’esportazione di armi. La prima è quasi tutta in Finmeccanica (erede dell’industria di stato, ora controllata solo per un terzo dal Tesoro), 60 mila addetti, 55 per cento di produzioni militari, al decimo posto nel mondo per vendite di armi. L’export nel 2005 è quadruplicato rispetto all’anno precedente (superando addirittura la Gran Bretagna) e nel settore delle armi leggere, quelle che provocano più morti nei conflitti, l’Italia è al secondo posto nel mondo.

Ce n’è abbastanza per sperare in un’inversione di tendenza prima dell’approvazione definitiva della finanziaria. Certo che se anche l’Italia di Prodi continuasse sulla via del riarmo, perché stupirsi se, con conseguenze imprevedibili, anche il Giappone vuole un suo arsenale nucleare?

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