Istanbul – Infopal. “Chi controlla i media controlla la ‘guerra’ – ha affermato Iara Lee, regista e documentarista brasiliana, durante la Conferenza internazionale della ‘Flotilla Free Press’, svoltasi a Istanbul -, ecco perché Israele ci ha attaccati di notte e in acque internazionali, perché ha messo fuori uso le nostre tv satellitari e perché ci ha sequestrato le attrezzature di lavoro: non voleva prove per i suoi crimini.
Incoraggio dunque tutti i colleghi e perseguire legalmente lo stato israeliano per crimini di guerra”.
Lee era una dei giornalisti a bordo della Freedom Flotilla assaltata da commando israeliani nella notte del 31 maggio scorso mentre era in rotta verso Gaza per portare aiuti umanitari a 1,5 milioni di palestinesi sotto assedio.
In questi giorni, a Istanbul, si è riunito il nutrito gruppo di giornalisti, operatori di tv e radio, documentaristi che aveva preso parte al drammatico viaggio della Flottiglia della Libertà, e che il 13 luglio ha diffuso ai media turchi e internazionali un comunicato di condanna per l’aggressione israeliana e stabilito una piattaforma comune di azioni legali da intraprendere contro mandanti ed esecutori dell’attacco del 31 maggio.
Il Comitato internazionale “Flotilla Free Press” è determinato a portare avanti cause legali contro Israele e le violazioni da esso compiute in tema di diritti internazionali, marittimi, umanitari e di libertà di stampa.
“Ho girato in molti Paesi del mondo dove erano in corso situazioni pericolose – ha raccontato Mario Dal Molin, giornalista italo-tedesco -, ma non ero mai stato rapito, prima d’ora. Inoltre, sono stato definito ‘attivista’ e non giornalista dai media israeliani, e dunque inquadrato come ‘nemico’. E anche questa è la prima volta che mi accade. Certamente è frutto della propaganda israeliana. . La verità è che ben 75 giornalisti internazionali sono stati rapiti mentre stavano svolgendo il proprio lavoro”.
“La propaganda israeliana contro la Flotilla è iniziata 24 ore prima – ha sottolineato la delegazione di giornalisti greci -, ed è andata avanti anche sui forum. Tagliandoci le connessioni satellitari e rubando telecamere, macchine fotografiche, video e foto, ha avuto campo libero per veicolare menzogne e campagne diffamatorie contro i membri della flottiglia e contro la missione umanitaria stessa”.
“Vengo dal mondo arabo – ha affermato un giornalista – e lì la libertà di stampa non esiste. Ma a quanto ho potuto constatare di persona, neanche in Israele, Paese che dice di essere l’unica democrazia del Medio Oriente”.
Il documentarista italiano Manolo Luppicchini e Angela Lano, direttore dell'agenzia stampa InfoPal, hanno raccontato ai colleghi la difficile situazione in cui si versa la libertà di stampa in Italia e gli attacchi mediatici di cui sono oggetto da quando sono tornati dal viaggio con la Freedom Flotilla – in particolare, da parte di mezzi di informazione legati al partito di governo (e non solo).
I giornalisti a bordo della navi Mavi Marmara, quella su cui si è particolarmente concentrata la violenza dell’esercito israeliano, hanno poi negato categoricamente che a bordo vi fossero armi e che alcuni passeggeri abbiamo attaccato per primi i soldati, tanto da indurli a “reagire” con ferocia.
“Eravamo sul tetto della nave – ha spiegato un cronista -, e dagli elicotteri hanno iniziato a sparare su di noi ancora prima di calarsi con le corde. Hanno sparato subito, e hanno continuato per diverso tempo. Israele racconta menzogne, come sempre”.