FMI: la guerra contro Gaza ha spinto l’economia palestinese verso la recessione

Washington-AFP. La guerra tra Israele e Gaza ha condotto l’economia Palestinese di Gaza e della Cisgiordania verso la sua prima contrazione dal 2006, ha affermato martedì il Fondo Monetario Internazionale.

Mentre la Cisgiordania lo scorso anno ha registrato un aumento del 4,5 %, l’attività economica di Gaza è diminuita circa del 15%, ha dichiarato il FMI, attribuendo il fatto ai severi bombardamenti e attacchi di Israele sull’enclave costiera e ai lenti progressi della ricostruzione.

Complessivamente la contrazione si aggira intorno all’1% del prodotto interno lordo.

“L’attività economica è diminuita nel 2014, a seguito della guerra estiva su Gaza e dell’aumento delle tensioni politiche in Cisgiordania e a Gerusalemme Est”, ha detto il FMI.

Dopo una missione per valutare lo stato dell’economia, il FMI ha dichiarato che anche per quest’anno un forte recupero è in dubbio dato il continuo rifiuto di Israele di consegnare circa 127 milioni di dollari di entrate fiscali da destinare all’Autorità Palestinese sulle merci importate in Cisgiordania e Gaza.

“Questi rappresentano circa i due terzi delle entrate nette e sono essenziali per il budget dell’Anp e per l’economia palestinese”, ha spiegato.

“La riduzione dei salari e altri tagli alle spese pubbliche che sono stati causati dalla sospensione delle entrate fiscali, in presenza di vincoli di finanziamento, causeranno probabilmente una forte riduzione nel consumo privato e negli investimenti”.

Inoltre, ha aggiunto, la ricostruzione di Gaza sta proseguendo a rilento, in parte per la mancanza di una reale riconciliazione tra le fazioni politiche palestinesi, e in parte a causa dei donatori che non mantengono gli impegni sottoscritti per aiutare la ricostruzione.

“Il PIL reale nel 2015 è quindi destinato a salire solo lievemente, con un piccolo miglioramento a Gaza partendo da un livello già basso, ed un calo di quasi il 2% in Cisgiordania, sebbene la diminuzione eclatante nel prezzo del petrolio porti un po’ di sollievo ai consumatori di energia”.

La guerra ha lasciato una disoccupazione molto elevata in entrambe le aree, 19% in Cisgiordania e 41% a Gaza.

Il rifiuto israeliano di trasferire le entrate fiscali obbligherà il governo a ridurre le spese e gli investimenti, mantenendo modesto il quadro dello sviluppo a medio termine, ha affermato il FMI.

Il FMI ha elogiato l’Anp per aver mantenuto sotto controllo il suo deficit fiscale, ma ha aggiunto che anche se Israele sbloccasse i fondi, ci si deve aspettare un elevato deficit fiscale.

“In questa situazione volubile, la salvaguardia della stabilità finanziaria deve rimanere una priorità… Da parte della Anp gli sforzi enormi possono soltanto contenere la crisi per alcuni mesi. La situazione potrebbe diventare ingestibile, con rischi crescenti di sommosse sociali e scioperi che potrebbero portare alla instabilità politica”.

“Questi seri rischi potrebbero essere mitigati se Israele riprendesse i trasferimenti delle entrate fiscali e se i donatori fornissero i loro aiuti”.

Traduzione di Aisha Tiziana Bravi