FMI: l’economia palestinese di fronte a condizioni difficili

-722829017Ramallah-PIC. Nella dichiarazione sugli sviluppi economici in Cisgiordania e nella Striscia di Gaza, e riguardo alla situazione finanziaria dell’Autorità Palestinese (ANP), il Fondo Monetario Internazionale si è pronunciato mercoledì affermando che l’economia palestinese sta affrontando delle condizioni difficili.

Un rapporto del FMI che copre il periodo dal 31 gennaio al 9 febbraio 2017 ha rivelato che il prodotto interno lordo (PIL) è cresciuto dal 3,5% nel 2015 al 6% nel 2016, ma che in ogni caso questo incremento non è stato sufficiente a creare nuovo lavoro, mentre il tasso di disoccupazione è salito a oltre il 28% nel 2016.

Il rapporto evidenziava che il consumo è ancora il primo fattore di crescita “in un clima di incertezza politica, così come di restrizioni imposte sui passaggi, che costituiscono un ostacolo al settore degli investimenti privati in tutta la Cisgiordania”.
Nello stesso rapporto si invita a proseguire i lavori di ricostruzione da parte di donatori-finanziatori nella Striscia di Gaza. La situazione umanitaria è in ogni caso critica, a causa del ritardo nei pagamenti e della deteriorazione dei servizi pubblici.

Secondo invece un rapporto del ministero delle Finanze dell’Autorità palestinese a Ramallah, le discussioni tra l’ANP e il governo israeliano hanno contribuito al pagamento dei precedenti impegni finanziari dell’ANP, fino ad aumentare le entrate fiscali e non fiscali di quasi il 2% del PIL.

Karen Ongley, a capo del FMI, ha detto che accoglie con favore l’approccio prudente del bilancio 2017, che ha visto un calo del sostegno dei donatori, senza ulteriori trasferimenti da Israele.

Ongley ha evidenziato che, nonostante gli sforzi esercitati per aumentare i ricavi domestici, il calo degli stessi nelle dichiarazioni di entrata ed altri pagamenti da Israele evidenzia un decremento delle entrate totali, mentre le pressioni sulla spesa rimangono invariate.

Ongley ha anche previsto che il deficit delle spese ricorrenti aumenterà del 2% del PIL, che potrebbe causare, con il calo del 15% del sostegno di donatori, un fabbisogno di finanziamenti di circa il 6% del PIL.

Traduzione di Marta Bettenzoli