Francesco in Terra Santa: le immagini più forti della debolezza della diplomazia

Gerusalemme-InfoPal. La visita di Papa Francesco ha prodotto un grande risultato di comunicazione, più che politico o diplomatico. Hanno fatto il giro del mondo le sue foto al Muro dell’Apartheid, le lettere consegnategli dai bambini a Betlemme, sabato, e da Sheikh Muhammad Hussein alla moschea di al-Aqsa, domenica, le dichiarazioni del presidente Mahmoud Abbas, delle famiglie, ecc.

Più che i discorsi del pontefice, che hanno incoraggiato cristiani, musulmani ed ebrei a lavorare insieme per la pace, sono le immagini e le parole dei palestinesi sul Muro dell’Apartheid, sui check-point e barriere che dividono come un bantustan la Cisgiordania, sull’assedio di Gaza, sui prigionieri che languiscono nelle carceri dell’occupazione, ad essere state una grande occasione per far conoscere al mondo intero la tragedia della Palestina e dei suoi storici abitanti, i palestinesi.

Il Papa è un capo di Stato, e come tale si è attenuto al protocollo diplomatico, con l’eccezione della sosta per pregare davanti al Muro dell’Apartheid, a Betlemme. Per il resto, ha speso parole di amicizia per cristiani, musulmani, ebrei; palestinesi e israeliani. E’ stato a Betlemme, a Gerusalemme, dove ha visitato la moschea di al-Aqsa, ha pregato al Muro di Buraq (Muro del Pianto); ha ascoltato le dichiarazioni di Sheikh Hussein sugli effetti dell’occupazione israeliana, sulle barriere e check-point, sulla minaccia di distruzione che incombe sui siti sacri islamici; ha visitato il museo dell’Olocausto, Yad Vashem, e ha deposto fiori sulla tomba di Theodor Herzl, il fondatore del sionismo.

Insomma, una visita equidistante-equivicina, diplomatica, scevra di implicazioni politiche “rivoluzionarie” o che possano preludere a grandi cambiamenti. In un capolavoro di diplomazia, ha anche invitato in Vaticano i leader palestinesi e israeliani, per una ripresa dei negoziati.

Tuttavia, vogliamo pensare che questo Papa abbia lasciato il compito di “comunicare” la grande sofferenza del popolo palestinese ai palestinesi stessi, e questi hanno avuto una grande possibilità, in mondo-visione, far capire, a chi ancora non lo avesse compreso, che cos’è Israele, e cos’è l’occupazione israeliana. Parole e immagini che comunicano più di qualsiasi discorso retorico.

Angela Lano

(Foto: al Akhbar)