
Palestine Chronicle. Affermando che “nessuno è al sicuro a Gaza”, Whittall ha descritto come i civili vengono bombardati durante la ricerca di cibo, mentre i depositi umanitari vengono distrutti.
Mercoledì, un dirigente delle Nazioni Unite ha fortemente condannato la guerra di Israele su Gaza, descrivendola come una “guerra senza limiti” a causa dei continui attacchi sugli operatori umanitari.
Jonathan Whittall, un responsabile degli affari umanitari alla OCHA (Ufficio delle Nazioni Unite per gli affari umanitari) nel Territorio palestinese occupato, evidenzia la recente scoperta di una fossa comune contenente i corpi di 15 operatori umanitari uccisi dalle forze israeliane. Durante una conferenza, ha affermato che “sono stati uccisi provando a salvare delle vite”.
Citando l’avvenuto, Whittall ha sottolineato la sua importanza nel rappresentare la gravità della situazione. “Inizio citando questo caso in particolare perché credo che sia un emblema del punto raggiunto a Gaza. Ciò che sta accadendo è abominevole: è indecente, inumano e illecito”.
Ha inoltre messo in evidenza le condizioni sempre peggiori in cui versa Gaza: “ad oggi, il 64% di Gaza è sottoposto a dislocamenti forzati o rientra nella cosiddetta zona cuscinetto”.
Affermando che “nessuno è al sicuro a Gaza”, Whittall ha descritto come i civili vengono bombardati durante la ricerca di cibo, mentre i depositi umanitari vengono distrutti.
Respingendo le affermazioni israeliane riguardo la sufficienza di cibo a Gaza, Whittall ha affermato che “i rifornimenti sono stati letteralmente inghiottiti” nell’enclave.
Il semplice fare pressione sugli aiuti umanitari non risolverà la crisi: sono necessarie azioni politiche e attendibilità. “Non ci sono soluzioni umanitarie alla crisi”, ha aggiunto.
Nonostante la distruzione, Whittall ha fatto presente che i palestinesi continuano a sperare: “A Gaza, la speranza è l’ultima a morire”, ha detto, invitando le nazioni a rispettare le leggi internazionali e a insistere per arrivare a un armistizio.
L’Attacco alla Clinica UNRWA.
Mercoledì, degli aerei da guerra israeliani hanno compiuto un massacro, bombardando una clinica dell’UNRWA che ospita gli sfollati nel campo profughi di Jabaliya.
Munir Al-Bursh, il direttore generale del ministero della Salute a Gaza, ha confermato che almeno 19 palestinesi, inclusi nove bambini, sono stati uccisi e numerosi civili sono stati feriti.
Anche Philippe Lazzarini, Commissario generale dell’Agenzia delle Nazioni Unite per il soccorso e l’occupazione dei profughi palestinesi nel vicino oriente (UNRWA), ha espresso il suo disappunto.
Lazzarini, in un post sul suo profilo X, scrive che “anche le rovine sono diventate un obiettivo” e che “la struttura, al momento dell’attacco, stava ospitando più di 700 persone”.
Secondo Lazzarini, “tra queste morti sono inclusi nove bambini, tra cui uno di sole due settimane”.
Il Commissario generale dell’UNRWA ha condannato “la completa inosservanza del personale, delle sedi o delle operazioni delle Nazioni Unite (come) una rivolta nei confronti delle leggi internazionali” e ha richiesto “indagini indipendenti per scoprire le circostanze di ciascuno di questi attacchi e le gravi violazioni”.
Genocidio continuo.
L’armistizio iniziato il 19 gennaio è stato interrotto da una nuova violenza israeliana. Le ultime azioni militari hanno ucciso centinaia di palestinesi e ne hanno feriti molti di più, soprattutto civili, donne e bambini inclusi.
Mentre le infrazioni sono state condannate da numerosi Paesi e associazioni per i diritti umani, gli Stati Uniti hanno continuato a supportare Israele, affermando che la campagna militare è stata condotta con precedente consapevolezza e approvazione da Washington.
Da ottobre 2023, Israele ha ucciso più di 50.000 palestinesi, maggiormente donne e bambini, e hanno lasciato Gaza in rovina.
A novembre 2024, il Tribunale Penale Internazionale (ICC) ha emanato un mandato d’arresto per il primo ministro Benjamin Netanyahu e il precedente ministro della difesa Yoav Gallant, accusandoli di crimini di guerra e crimini contro l’umanità a Gaza.
Israele sta affrontando anche un caso di genocidio alla Corte internazionale di giustizia per le sue azioni nell’enclave.
(Foto: Ahmed Hamdan, via social media, QNN).
Traduzione per InfoPal di Giusy Saviano