La radio ebraica ha detto che un gruppo di coloni ha dato fuoco all’ingresso di un monastero, che ha portato alla distruzione del portone, e ha imbrattato il muro con scritte di insulto rivolte a Gesù, e con il nome della colona “Migron”, situata nel territorio della città di Ramallah, evacuata all’inizio di questa settimana a seguito di una sentenza della Corte Suprema di Israele. Il nome dell’insediamento era associato allo slogan “Price Tag – Pagare il prezzo”, cioè la vendetta dei fanatici coloni, che si esplicita con aggressioni ai palestinesi e ai loro luoghi sacri.
Fonti della stampa israeliana hanno citato l’attivista estremista Baruch Marzel commentare in questo modo l’attacco: “Vi avevo detto che l’evacuazione di Migron avrebbe infiammato i sentimenti del pubblico addolorato per questa evacuazione. Mi auguro che in futuro il governo e la polizia rinuncino a tali provocazioni”.
La polizia israeliana ha dato notizia che la notte scorsa, nella città di Beersheva (Bir as-Saba’a), nel sud della Palestina occupata nel 1948, sono stati arrestati dei coloni ebrei che stavano profanando e distruggendo tombe cristiane.
Non è la prima volta che estremisti ebrei attaccano luoghi sacri cristiani: nel mese di febbraio di quest’anno, una chiesa fu vandalizzata e furono trovati slogan invocanti la “morte della Cristianità” e insulti contro Gesù.
Le moschee e i luoghi santi musulmani sono oggetto di attacchi, distruzione e ebraicizzazione quotidiana.
A dicembre, un’antica moschea di Gerusalemme venne incendiata, e i muri imbrattati con la Stella di David, con insulti alla figura del profeta Muhammad e con la scritta “Un Arabo buono è un Arabo morto”.
Foto: tombe profanate a Jaffa