Gaza al buio: spenta l’unica centrale elettrica.

Gaza – Agenzie. Ieri mattina, dopo una settimana di restrizioni imposte all’importazione di carburante, ha smesso di funzionare l’unica centrale elettrica della Striscia di Gaza, mentre le autorità israeliane negano l’apertura dei confini.

L’Autorità per l’energia palestinese ha infatti annunciato che la centrale ha spento tutte le turbine alle 8 in punto di ieri.

Il responsabile palestinese dei passaggi di frontiera della Striscia Raed Fattuh ha confermato la decisione israeliana, osservando che la chiusura dovrebbe durare fino a domani. Questo significa che oggi la regione dovrebbe rimanere al buio per il secondo di tre giorni, nell’attesa che i rifornimenti di carburante possano arrivare alla centrale.

“Le forniture sono calate dalle 2.200 alle 750 unità al giorno”, e questa quantità non basta ad attivare neanche uno dei quattro generatori dell’impianto, sostiene il vice presidente dell’Autorità palestinese per l’energia Kanaan Ubeid, che spiega inoltre come i tagli stiano affliggendo la centrale dallo scorso dicembre, quando i funzionari dell’Ue si presero l’incarico di consegnare il carburante all’Autorità nazionale palestinese (Anp).

L’accordo con l’Ue, secondo Ubeid, è stato raggiunto da Salam Fayyad, capo del governo dell’Anp a Ramallah, allo scopo di pagare gli stipendi dei lavoratori pubblici tramite gli aiuti finanziari dell’Unione. Alla firma dell’accordo sarebbero seguiti la chiusura del principale terminal per l’importazione del carburante – quello del passaggio di Nahal Oz – e il dimezzamento delle quantità importate.

I dati dell’Ufficio dell’Onu per la Coordinazione degli affari umanitari mostrano infatti come le forniture dell’ultima settimana di marzo rappresentino solo il 46% della quantità settimanale di carburante necessaria alla piena operatività dell’impianto. In realtà, quest’ultima non è mai stata raggiunta dopo l’inizio dell’assedio di Gaza nel 2007.

In precedenza, in un diverbio sul problema energetico, l’Anp aveva accusato la scarsità di fondi e suggerito alle autorità di Gaza di utilizzare i 6 miliardi di dollari di bollette della luce non pagate dagli abitanti della Striscia, dove però l’anno scorso è stato registrato un tasso di disoccupazione del 75%.

Per affrontare temporaneamente il blackout, ha affermato Ubeid, i funzionari dell’Autorità per l’energia lavoreranno al prolungamento della rete elettrica israeliana allo scopo d’illuminare la regione. Israele attualmente fornisce circa il 13% della corrente elettrica di Gaza, ma ci si augura di portare la percentuale al 50%, ovvero, come riporta lo stesso Ubeid, alla quantità necessaria per colmare il 50% di deficit energetico nell’enclave.

 

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