Di G.B. – Gazzella Onlus. Dal 2006 la popolazione civile di Gaza ha subito aggressioni continue, con definizioni ogni volta diverse: colonna di nuvole, pioggia d’estate, piombo fuso, margine protettivo, ma tutte con le stesse conseguenze, migliaia di morti e feriti, danni enormi alle infrastrutture, case, scuole, ospedali, pozzi, fabbriche e danneggiando ogni volta la centrale elettrica, unica nella Striscia di Gaza.
La situazione attuale è drammatica e rischia di aggravarsi: secondo gli ultimi dati statistici, il 90% della popolazione vive al di sotto della soglia di povertà, dipende dagli aiuti umanitari e un abitante su due non ha un lavoro.Tutta l’attività economica, il movimento delle cose e persone sono soffocati dall’assedio imposto da Israele e Egitto, ma vista l’immobilità degli Stati europei e non, è chiaro che la situazione trova responsabilità anche nelle politiche internazionali.
Durante l’aggressione “margine protettivo”, oltre 450 mila civili, circa 50 mila famiglie, sono state costrette ad abbandonare le loro case distrutte o danneggiate. Oggi si calcola che 28 mila civili, 3.500-4.000 famiglie, sono ancora sistemate nelle 19 scuole messe a disposizione dall’Unrwa.
Visitando le scuole Unrwa di El Burej e Beit Hanun è immediatamente chiaro che i civili sono stipati come animali, non in gabbie, ma in aule. A ciascuna famiglia è stato assegnato uno spazio, ad un esempio: per una famiglia composta da madre, padre e 7 figli è a stata messa a disposizione un’aula di circa 5 metri per 3. Nella stanza trovano sistemazione materassi, coperte, vestiti e in un angolo il fornello e pentole; per altri effetti personali e altre cose non c’è spazio.
Il pacco viveri viene consegnato una volta al giorno, in alcune scuole, in altre ogni due/tre giorni, ma la razione giornaliera non cambia:
- scatola di fave o di hummus di 400 grammi. Il contenuto della scatola è da dividere tra tre persone
- ½ litro di latte da dividere tra 2 persone e/o yougurt, nella stessa porzione
- 1 scatola di formaggini, contenente 8 porzioni, 2 formaggini a persona
- 1 scatola di sardine contenente 4 pezzi da dividere in 4 persone o 1 scatola di carne 400 di gr per 3 persone
- 1 pomodoro e 1 cetriolo a persona
- un biscotto wafer da dividere tra 2 persone
- 2 pani al giorno a persona.
L’acqua è fornita con serbatoi sistemati nei piazzali interni alle scuole. Nella struttura è presente un medico per 6 ore al giorno.
Non è facile dare una risposta a chi da più di quattro mesi vive in una scuola Unrwa, non ha più la casa e chiede “Per quanto tempo ancora?”, mentre io mi chiedo per quanto tempo ancora potranno resistere!
Già lo scorso mese di giugno il servizio di pulizia allo Shifa Hospital non veniva eseguito giornalmente a causa degli scioperi a “singhiozzo” degli addetti alle pulizie, che si erano visti tagliare lo stipendio dal mese di maggio. Sacchi di immondizia restavano abbandonati negli angoli dei reparti o all’esterno dell’ospedale. La sitruazione si è aggravata: da giorni allo Shifa Hospital, ma anhe negli altri ospedali pubblici, gli addetti alle pulizie sono tornati ad incrociare le braccia rifiutandosi di svolgere il lavoro di pulizia e sterilizzazione, perché ormai da sette mesi non ricevono il salario. Il Direttore generale dello Shifa Hospital, il dott. Nasser El Tatar riferisce:
“Da giorni gli addetti alle pulizie sono scesi in sciopero e le sale operatorie, i reparti e le parti comuni dell’ospedale non vengono ripuliti. Per questo non siamo in grado di garantire interventi per la mancanza di condizioni di sicurezza e igiene sanitaria. Medici, infermieri e personale amministrativo si sono trovati costretti a ripulire i reparti, le sale operatorie con ripercussioni negative sui servizi da erogare. In queste condizioni garantiamo solo gli interventi di emergenza. Se la protesta dei lavoratori senza salario è legittima, cosa deve fare il 60% dei dipendenti dello Shifa Hospital che da maggio lavorano senza stipendio e prima di allora il salario era ridotto del 50%? Chiudiamo l’ospedale?”
Lavoratori controlavoratori, stipendi non pagati: sono i danni risultati dalle politiche assistenziali e corrotte che la politica Europea sta portando avanti (*) .
E’ necessario avere la consapevolezza che sulla destinazione del denaro pubblico i cittadini devono conoscere e poter decidere, pena avere la responsabilità delle devastanti conseguenze derivanti dalle politiche italiane ed europee in materia di interventi di cooperazione.
Per la Palestina, e non solo, le nostre lotte sono anche queste.
Gaza 5.12.2014
*G. Brattini Centro Studi e Ricerche sulla Palestina, Verona: “Le ragioni del sostegno finanziario dell’Unione Europea all’Autorità Palestinese. Le ragione del perché le politiche europee devono cambiare”.