MEMO. Di Mohammed Rafik. Nella Striscia di Gaza la vita si è interrotta a causa di un numero inaspettato di infezioni da coronavirus all’interno di una sola famiglia, al di fuori delle zone di quarantena. Sono stati segnalati anche numerosi decessi e lunedí è stato annunciato un coprifuoco totale. In mezzo a tutto questo, Israele continua a bombardare il territorio assediato nonostante le inaudite sofferenze dei Palestinesi.
Il coprifuoco fa parte del blocco totale imposto dal governo e dalla polizia locale. Ciò ha avuto l’effetto auspicato che era quello di sensibilizzare le persone sulla minaccia che devono affrontare, anche se probabilmente si aspettavano che le cose potessero andare di male in peggio.
Il blocco riguarda ogni aspetto della vita: bar, negozi, moschee, mercati, scuole, collegi e giardini pubblici sono tutti chiusi. Le persone sono ora confinate nelle loro case in attesa di aggiornamenti, dopo un periodo relativamente lungo di quella che, di questi tempi, viene considerata normalità.
Uno di questi episodi normali è stata una cerimonia di laurea per 400 studenti ai quali i professori hanno detto di non perdere tempo ad aspettare, ma di tornare a casa il più presto possibile. Gli studenti hanno fatto come è stato loro richiesto.
I quattro casi di coronavirus all’interno di una famiglia sono stati individuati nel campo profughi di al-Maghazi. Il governo ha immediatamente isolato il campo, estendendo poi il blocco in tutta la Striscia, a seguito dell’aumento dei casi confermati.
Il portavoce del ministero della Salute ha dato istruzioni e linee guida per il blocco e ha messo in guardia tutti: non violare o ignorare le misure di sicurezza. Ha anche consigliato di effettuare il test per il Covid-19 a chiunque potesse essere stato in contatto con coloro che sono risultati positivi.
La fonte delle infezioni è stata rintracciata martedì e si è rivelata essere qualcuno che si era recato in Cisgiordania – e ironia della sorte, per ragioni mediche -, e dove apparentemente ha preso il virus. I test effettuati su venti persone hanno rilevato che altri due sono risultati positivi. Il governo ha quindi intrapreso le azioni necessarie per cercare di prevenire la diffusione dell’infezione nel territorio assediato.
Gli agenti di polizia hanno svolto un ruolo importante passando in strada, con le auto a passo d’uomo, per far sapere ai residenti che dovevano rimanere a casa fino a nuovo avviso. Le persone hanno ascoltato l’appello, indotte anche dalla paura e dagli ammonimenti diffusi sui social media.
Le voci e le false informazioni dominano i social media, ovviamente. Come giornalista, assisto a molte di queste storie. La pandemia, per me, significa che ora devo lavorare da remoto, riportando notizie, traducendo articoli in lingua straniera e modificandone altri. La vita familiare è limitata alle quattro mura della nostra casa. Mio padre insiste affinché tutti obbediscano alle regole, quindi nessuno va a comprare beni di prima necessità e tutti dipendiamo dai media per gli aggiornamenti. Sì, ci sono difficoltà, ma questa unione forzata ha una bellezza tutta sua, date le immagini angoscianti che vediamo in televisione.
Ora ho preso l’abitudine di fare una chiacchierata al mattino presto con il mio vicino, Abu Ahmed. È consapevole di quel che sta accadendo e anche lui sta in casa. Si aspetta che le cose peggioreranno ancora, prima di poter migliorare.
Mercoledí sera il coprifuoco è stato prorogato per altre 72 ore; è possibile che venga poi nuovamente esteso. Non è facile per noi la vita qui a Gaza; stiamo affrontando l’assedio israeliano da oltre 14 anni con la conseguente carenza di beni, materiali e persino delle necessità basilari. Questo, unito alla situazione Covid-19, diviene una potente combinazione da dover affrontare.
Noi Palestinesi della Striscia di Gaza – e in Cisgiordania – chiediamo alla comunità internazionale di prendere atto della nostra sofferenza e della pandemia, e di fornire le attrezzature mediche essenziali, gli approvvigionamenti e le medicine necessarie per mantenere in piedi il nostro settore sanitario. Le autorità di occupazione israeliane continuano a fermare le importazioni consentite attraverso il confine simbolico e il ministero della Salute avverte che il settore potrebbe crollare in qualsiasi momento, tanto grave è il livello di carenze. Questo è catastrofico per le persone in tutta la Striscia di Gaza. Possiamo fare tutto ciò che ci viene chiesto per prevenire la diffusione del coronavirus, ma abbiamo davvero bisogno di supporto esterno, soprattutto in termini di forniture mediche.
La nostra gente sta seduta a casa e sta facendo come richiesto dal governo, ma con la carenza di acqua potabile e continue interruzioni dell’elettricità – spesso per più di 12 ore al giorno – la capacità di sopportare il blocco e la pandemia è fortemente limitata. Il bombardamento israeliano in corso – non ritenuto degno di nota dai media internazionali, a quanto pare – aggrava l’incertezza e le difficoltà. I Palestinesi stanno facendo la loro parte per aiutare il mondo a fermare la diffusione del Covid-19; ora abbiamo bisogno che il mondo faccia la sua parte per fermare il blocco israeliano e il bombardamento delle nostre case, ospedali e infrastrutture.
Traduzione per InfoPal di Aisha Tiziana Bravi