Gaza. L’Autorità palestinese per l’energia ha rivelato mercoledì che il 70% delle reti di trasmissione e distribuzione dell’elettricità sono state distrutte durante l’aggressione israeliana in corso su Gaza.
Il direttore dell’Autorità palestinese per l’energia, Jalal Ismail, ha affermato in una dichiarazione pubblicata dall’Ufficio governativo per i media (GMO) che le perdite stimate ammontano a oltre 80 milioni di dollari.
Ismail ha sottolineato, in precedenti commenti pubblicati sulla scia dell’aggressione, che l’obiettivo israeliano è tagliare tutte le fonti di energia a Gaza per renderla un luogo inabitabile.
Mentre il fabbisogno medio di elettricità della Striscia di Gaza, in circostanze normali, è stimato in 550 megawatt, quello disponibile fino alla vigilia della guerra non superava i 205 megawatt.
Dal 2010, l’azienda elettrica della Striscia di Gaza bloccata ha fatto ricorso a un sistema di rotazione delle forniture energetiche, facendole funzionare in alcuni punti e interrompendole in altri, per soddisfare le esigenze della popolazione.
Le fonti di energia a Gaza sono state distribuite come segue: 65 megawatt dalla Electricity Generation Company e 120 megawatt da Israele, oltre a 20 megawatt da fonti di energia solare.
Dall’inizio della sanguinosa aggressione israeliana a Gaza, il ministro della Guerra israeliano ha ordinato di tagliare le forniture alla Striscia di Gaza, tra cui elettricità, acqua, carburante e cibo.
Le Nazioni Unite e le istituzioni internazionali per i diritti umani, tuttavia, hanno sottolineato che il rifiuto, da parte di Israele, di garantire il diritto dei palestinesi ai servizi di base e l’impedimento dell’ingresso di carburante influisce su tutti gli aspetti della vita a Gaza, compresi gli ospedali, ed espone al pericolo la vita dei residenti e dei pazienti.
(Fonti: PIC, Quds Press, Quds News network).
Traduzione per InfoPal di L.P.