Gaza non è più l’anello debole nella lotta contro l’organizzazione sionista

Al-Manar. I dirigenti di Hamas e del Jihad Islamico in Libano hanno affermato che la resistenza palestinese si è spinta oltre le linee rosse durante l’ultima offensiva contro Gaza, sottolineando che la Striscia assediata non è più “l’anello debole” nella lotta con l’entità sionista.

In un’intervista con il sito internet al-Manar, il rappresentante di Hamas in Libano, Ali Barakeh (che lunedì è andato in visita a Gaza, ndr), ha affermato che le forze sioniste erano “più deboli di una ragnatela”.

Il rappresentante ha affermato che Gaza ha influito molto sulla causa palestinese. Ha definito la resistenza la strada giusta per la restituzione di Gerusalemme (al-Quds), e non i discorsi e i compromessi.

“La volontà dei palestinesi è più potente di quella dell’occupazione”, ha detto Barakeh a al-Manar, che “Gaza non è più l’anello debole nel conflitto con il nemico Israele”. L’intervista è stata condotta durante una conferenza a Beirut intitolata: “Gli Islamisti nel mondo arabo e la causa palestinese”.

“I palestinesi non sono soli al fronte, la nazione è al loro fianco, poiché che questa vittoria è per l’intera nazione, non solo per i palestinesi”, ha affermato Barakeh.

Barakeh ha elogiato il supporto della resistenza da parte del popolo sottolineando che ciò ha contribuito alla vittoria di Gaza.

Barakeh ha aggiunto che un altro elemento fondamentale sono state le armi della resistenza, “alcune delle quali fabbricate in loco o provenienti dall’Iran”. In questo contesto ha ribadito l’importanza del supporto della nazione islamica alla resistenza palestinese.

Riguardo al supporto iraniano alla resistenza palestinese egli ha affermato che le relazioni con la Repubblica Islamica non sono state interrotte, nonostante i disaccordi sulla crisi della Siria.

“Le relazioni ed il coordinamento tra Hamas e gli iraniani sono ancora in atto”, ha dichiarato un ufficiale di Hamas. “Siamo soddisfatti del ruolo dell’Iran nel sostenere la resistenza e la popolazione palestinese. Ringraziamo l’Iran per l’assistenza, che ha avuto un ruolo importante nella vittoria che abbiamo ottenuto”.

D’altra parte, Barakeh ha sottolineato che i rapporti tra Hamas e Hezbollah sono buoni. “C’è cooperazione e coordinazione tra le due parti per quanto riguarda la lotta contro l’occupazione sionista”. “Teniamo incontri periodici”, ha detto aggiungendo: “Siamo insieme nella stessa trincea”.

Egli spera anche che le relazioni si evolvano nel periodo a venire “specialmente a seguito della vittoria a Gaza, dato che la lotta contro i sionisti non è ancora finita, nonostante il cessate il fuoco”. “Questa tregua è momentanea e la battaglia continuerà finché la vera vittoria sarà raggiunta, con la liberazione di tutti i territori palestinesi”, ha affermato Barakeh.

Dal canto suo, il rappresentante del Jihad Islamico in Libano, Abu Imad Rifai, ha affermato che a seguito dell’assalto di Israele a Gaza, “ogni angolo della Palestina occupata potrà ora essere raggiunto dai razzi della Resistenza”.

“La recente vittoria ha incluso nuove aree geografiche nell’equazione di confronto con l’entità sionista, come Tel Aviv”. “Questa equazione ha un grande impatto non solo sull’immagine del nemico Israele, ma anche sulle linee rosse che sono cadute dato che ogni angolo della Palestina occupata può essere raggiunto dai razzi della Resistenza”, ha riferito Rifai al sito di al-Manar.

“L’assalto di Israele contro la popolazione palestinese è una aggressione continua, l’ultima offensiva su Gaza aveva molti obiettivi e tutti gli attacchi sono stati sventati”. “È sufficiente sventare gli attacchi sionisti per dire che ciò che è accaduto a Gaza la è stata una vera e propria vittoria. E questo ha incoraggiato la scelta della resistenza”, ha aggiunto.

Rifai ha anche fatto notare che uno degli obiettivi di Israele, durante l’ultimo attacco a Gaza, era “testare i cambiamenti avvenuti nella regione negli ultimi due anni”.

“Ciò che ha contraddistinto l’offensiva di quest’anno dall’assalto a Gaza del 2008-2009 sono I cambiamenti avvenuti nella regione”.

“I cosiddetti Paesi arabi moderati non sono più quelli di prima, nonostante il loro sostegno alla Palestina non sia ancora sufficiente”, ha affermato.

Traduzione per InfoPal a cura di Cinzia Trivini Bellini