Gaza sta per esplodere

MEMO. Di Rasheed Hassan. Senza tante spiegazioni o premesse, devo ancora una volta ribadire che la situazione nella Striscia di Gaza non è più sopportabile; che i nostri due milioni di persone non possono più tollerare le condizioni in cui vivono e continuare ad avere pazienza; e che le fazioni della resistenza non sono più in grado di mantenere ad oltranza la tregua alle condizioni stabilite dagli aggressori israeliani. Coloro che hanno agito da intermediari non sono riusciti a far rispettare nemmeno una delle condizioni del cessate il fuoco per un motivo molto semplice: il rifiuto assoluto di Israele di porre fine all’enorme ingiustizia dell’assedio, imposto da 14 anni.

È l’occupazione che ha trasformato la Striscia di Gaza in un luogo nel quale si muore lentamente; un luogo inadatto per la vita degli esseri umani, usando le parole dell’ex-presidente degli Stati Uniti Jimmy Carter. Non c’è un’erogazione stabile di elettricità, non c’è acqua potabile sicura, non c’è nessuna fornitura regolare di farmaci e il confine è chiuso. C’è, però, un muro di cemento costruito dallo stato di occupazione che ha trasformato la Striscia di Gaza in una gabbia. Coloro che hanno bisogno di cure mediche, in particolare i malati di cancro, non possono viaggiare per essere curati. L’elenco delle restrizioni e delle carenze sembra infinito ed è tremendamente crudele.

La situazione nei Territori palestinesi occupati – Cisgiordania, Gerusalemme e Striscia di Gaza – non è cambiata dopo la battaglia di maggio della Spada di Gerusalemme (la risposta della resistenza all’offensiva israeliana, ndr). Le ragioni di quella guerra breve, ma brutale sono tuttora valide, poiché continuano gli attacchi israeliani contro Gerusalemme e la moschea di Al-Aqsa; non si sono fermati, nemmeno per un giorno. I coloni illegali dissacrano Al-Aqsa ogni giorno, mentre gli attacchi al quartiere di Sheikh Jarrah si sono intensificati. Inoltre, ora i coloni possiedono un’arma in più: una sentenza dei tribunali israeliani secondo cui l’area è un quartiere ebraico e i residenti palestinesi sono semplici inquilini.

Per di più, il nemico ha intensificato la sua aggressione e il suo terrorismo contro il popolo palestinese e contro l’eroica – e legittima – resistenza all’occupazione. Non passa giorno senza che almeno un martire cada per mano delle forze nemiche, il tutto accompagnato da un’escalation della pulizia etnica, dalla demolizione delle case a Gerusalemme al sequestro di appartamenti nei sobborghi della Città Santa.

Di fronte a questa violenza e aggressione, l’ANP si limita semplicemente a ripetere il suo mantra di denuncia e condanna, invitando la comunità internazionale a intervenire e a proteggere il popolo palestinese dal terrorismo sionista. Dimenticando, però, che la comunità internazionale è collusa con l’occupazione. Trascurando anche, per convenienza, il fatto che gli Accordi di Oslo sono la causa per cui la resistenza è stata (ed è tuttora) soffocata e il cappio è stretto attorno al collo dei resistenti.

Di fronte a tutto questo, soprattutto a Gaza, le fazioni hanno deciso di riconsiderare il cessate il fuoco, che il nemico ha sfruttato, ritenendo i mediatori responsabili del suo fallimento. Possiamo essere certi che il nemico non si ritirerà dal suo terrorismo, e che non toglierà l’assedio né permetterà la ricostruzione di Gaza. Questo pone gravi responsabilità su tutte le fazioni. Devono accettare lo status quo o ribaltare la situazione in sfavore del nemico e tornare al linguaggio della Spada di Gerusalemme.

Un’esplosione a Gaza è inevitabile e Israele deve assumersi la responsabilità delle conseguenze che ne deriveranno per il semplice motivo che insiste e persiste nella lenta uccisione di due milioni di Palestinesi.

Date le circostanze in cui ci troviamo, quindi, chiedo questo: e se la leadership palestinese dimenticasse le divisioni politiche e decidesse di cogliere questo momento storico per innescare la resistenza in tutta la Palestina occupata? Se ciò dovesse accadere, sono sicuro che sarebbe l’inizio della fine per il nemico sionista.

(Foto: bambini palestinesi camminano sulle macerie di una casa distrutta dalle forze israeliane il 24 maggio 2021 [MAHMUD HAMS/AFP/Getty Images]).

Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi