Gerusalemme-Ma’an. A seguito dell’attacco mortale nella Città Vecchia di Gerusalemme Est, avvenuto venerdì 15 luglio, che ha causato la morte di due poliziotti israeliani e di tre palestinesi, le forze israeliane hanno imposto la chiusura del complesso della moschea Al-Aqsa e dell’area di Gerusalemme, scatenando condanne da parte dei dirigenti palestinesi, che le hanno definite “procedure terroristiche”.
Centinaia di soldati israeliani si sono disposti attorno alla Città Vecchia, impedendo alle persone di entrare o uscire dall’area, mentre decine di fedeli musulmani, principalmente anziani, sono stati “cacciati” fuori dalla moschea Al-Aqsa e dalla Città Vecchia.
E’ stato impossibile accedere alla moschea, i fedeli hanno eseguito la preghiera del venerdì nelle strade e nei vicoli che portano al complesso all’interno della Città Vecchia.
Firas al-Dibs, responsabile del dipartimento di pubbliche relazioni e media presso l’Islamic Endowment (Waqf) – amministratore del complesso – ha dichiarato a Ma’an che “decine di soldati ed ufficiali di servizi segreti israeliani hanno circondato completamente Al-Aqsa a seguito dei conflitti scoppiati alla Porta dei Leoni (entrata per la Città Vecchia) – dove i due agenti di polizia, entrambi drusi e cittadini di Israele, sono stati uccisi – e conclusasi all’interno del complesso dove sono stati colpiti ed uccisi i tre palestinesi, anch’essi cittadini di Israele”.
Al-Dibs ha affermato che le forze israeliane hanno impedito ai musulmani di raggiungere la moschea, il terzo luogo più santo nell’Islam, mentre i dipendenti del Waqf sono stati fermati ed interrogati e le loro carte d’identità confiscate.
Il direttore del complesso di Al-Aqsa, Sheikh Omar al-Kiswani, ha dichiarato a Ma’an che le forze israeliane hanno vietato ai dipendenti del Waqf di entrare nella moschea Al-Aqsa e hanno arrestato 15 guardie.
Il gran mufti di Gerusalemme, shaykh Muhammad Hussein, ha spiegato a Ma’an che le forze israeliane gli hanno impedito di entrare alla moschea Al-Aqsa da diversi ingressi, e ha aggiunto che si tratta della prima volta che Israele impedisce ai musulmani di pregare alla moschea di venerdì dal lontano 1967.
“Noi insistiamo a raggiungere la moschea Al-Aqsa per fare le preghiere – ha dichiarato Hussein -L’occupazione che ci impedisce di pregare rappresenta una violazione al nostro diritto di culto in questa pura moschea islamica”.
Un testimone degli scontri ha riferito che le forze israeliane hanno detenuto circa 60 fedeli che si trovavano nell’area durante l’attacco, interrogandoli e confiscando loro le carte d’identità ed i cellulari.
Il testimone ha aggiunto che le forze israeliane hanno invaso l’interno della moschea con le scarpe, in violazione della tradizione musulmana che impone che queste vengano tolte prima di entrare nei luoghi di culto, e hanno svuotato i bidoni dell’immondizia nel complesso.
Nel frattempo, il portavoce della polizia israeliana Luba al-Samri ha affermato che il capo della polizia, Roni al-Sheikh, “ha indetto una riunione per valutare la situazione” a Gerusalemme descritta come “pericolosa, estrema ed eccezionale”.
Secondo al-Samri, al-Sheikh ha inoltre dichiarato che “l’attacco avrà conseguenze a livello internazionale”.
Il portavoce ha continuato: “La polizia israeliana ha imposto una chiusura sul complesso di Al-Aqsa e continuerà a vietare ai fedeli di entrare fino a quando non si effettueranno indagini e ricerche sull’incidente nella zona, al fine di mantenere la sicurezza e l’ordine pubblico”.
Il presidente palestinese Mahmoud Abbas ha telefonato al primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu per condannare l’attacco e cercare di fermare le procedure israeliane per lasciare libero accesso alla moschea Al-Aqsa, avvertendo che se tali misure dovessero continuare, potrebbero portare a cambiamenti dello status della moschea Al-Aqsa, secondo quanto riportato dall’agenzia di stampa Wafa.
A seguito dell’occupazione israeliana di Gerusalemme Est, nel 1967, Israele ha mantenuto un accordo con gli amministratori del complesso di Al-Aqsa, impedendo ai non musulmani di effettuarvi preghiere. Tuttavia, i non musulmani sono autorizzati a visitare il sito durante i periodi permessi.
Le forze israeliane accompagnano regolarmente i visitatori ebrei, che spesso svolgono rituali e preghiere religiose sul posto, provocando tensioni con i fedeli palestinesi.
I palestinesi temono da tempo che Israele stia tentando di alterare lo status quo nel luogo sacro, sotto forma di quotidiane incursioni sul sito per demolire la moschea e sostituirla con il “terzo tempio ebraico”.
Tuttavia, secondo l’agenzia stampa dell’ANP, Wafa, Netanyahu ha confermato a Abbas che lo status quo della moschea Al-Aqsa rimarrà intatto.
Al-Samri ha anche detto che “non ci saranno cambiamenti allo status quo della moschea Al-Aqsa: tutto rimarrà uguale”.
Wafa ha aggiunto che “il presidente palestinese ha chiamato anche il Regno giordano per lavorare alla fine della chiusura israeliana della moschea Al-Aqsa”.
Il portavoce dell’ANP, Tariq Rishmawi, ha definito le chiusure e il divieto di preghiera come “procedure terroristiche che ostacoleranno tutti gli sforzi internazionali, soprattutto gli sforzi americani, per rilanciare la pace”.
Rishmawi ha invitato la comunità internazionale a intervenire immediatamente affinché l’occupazione israeliana non commetta più crimini contro il popolo palestinese ed i luoghi sacri”.
“La persistenza israeliana nel commettere crimini contro il popolo palestinese non impedirà al governo palestinese di compiere tutti gli sforzi per rafforzare la determinazione del popolo palestinese in tutti i distretti e soprattutto a Gerusalemme Est, che rimarrà la capitale eterna per lo Stato indipendente della Palestina”, ha detto Rishmawi.
Traduzione di Bushra Al Said