In un comunicato stampa, Jamal Amr, specialista negli affari di Gerusalemme, ha reso noto che fin dalla mattina di domenica, 60 coloni hanno preso d’assalto al-Aqsa. Ha aggiunto che i coloni si erano divisi in gruppi e hanno effettuato diverse escursioni nei cortili della moschea, cercando di eseguire alcuni riti religiosi.
Amr ha sottolineato che al-Aqsa sta attraversando “una fase pericolosa che richiede un’azione urgente da tutti i Paesi arabi e islamici, al fine di salvarla”. Ha anche esortato i paesi in questione a porre la causa della moschea, e di Gerusalemme, sulla cima delle loro priorità.
Egli ha richiamato l’attenzione sulla massiccia presenza dei fedeli musulmani e gli studenti di scienze religiose al interno del luogo Sacro, soprattutto con l’avvicinarsi del mese del Ramadan, al fine di difenderlo dalle violazioni e le incursioni, effettuate dai coloni e dai diversi tentacoli dell’occupazione.
Nello stesso contesto, i partecipanti ad una conferenza, organizzata sabato 6 luglio dal Comitato dei predicatori e gli imam di Gerusalemme, hanno avvertito che “i siti islamici della città Santa, circa 150, sono a rischio di ebraicizzazione e inclusione nel patrimonio ebraico”.
Nella dichiarazione finale della conferenza si legge: “Tutti i punti di riferimento islamici di Gerusalemme sono minacciati di inclusione nel patrimonio ebraico, attraverso la loro rimozione, fino a quando non vi rimarrà alcun segno dell’eredità arabo-islamica nella città”.
I partecipanti hanno sottolineato che “150 siti islamici sono sottoposti al rischio di inclusione nel patrimonio ebraico. La moschea di al-Aqsa è la prossima tappa delle autorità di occupazione, che hanno fatto tutto il necessario per eliminare il luogo Sacro, e edificare il terzo Tempio al suo posto”.