L’organizzazione ha spiegato come il silenzio internazionale non faccia che incoraggiare Israele ad impiegare ogni sua risorsa legislativa, militare ed esecutiva per commettere crimini di guerra e giudaizzare la Città Santa.
Nella dichiarazione si aggiunge poi che “ogni giorno Israele indice appalti per la costruzione di ulteriori unità d’insediamento e organizza attività d’esproprio delle abitazioni dei palestinesi alimentando di fatto quello che può essere considerato il processo di pulizia etnica più clamoroso mai verificatosi nella storia”.
Sempre nel mese corrente, si è assistito all’approvazione israeliana alla costruzione di 2250 abitazioni (cui si aggiungono un museo ebraico ed una scuola religiosa) in sette diversi insediamenti dislocati in Gerusalemme e nel quartiere ebraico della città di Beit Hanina, sita in territori palestinesi annessi da Israele.
“L’espansione degli insediamenti gerosolimitani coincide con il costante ridimensionamento dei quartieri arabi della città santa, dove ai Palestinesi viene proibito non solo di costruire nuovi edifici, nonostante la loro assoluta necessità, ma persino di ristrutturare quelli ormai fatiscenti”.
Nella dichiarazione si afferma che i medesimi soprusi vengono arrecati anche ai siti sacri islamici e cristiani, in particolare alla moschea al-Aqsa, minacciata dai raid che quotidianamente si consumano nei suoi cortili e sotto la quale Israele continua a scavare tunnel e cunicoli, impedendo ai Musulmani di potervisi recare.
L’organizzazione ha poi concluso sottolineando come l’incremento delle vessazioni ai palestinesi ed alla moschea al-Aqsa non rappresenti solo una grave minaccia al sempre più fragile equilibrio gerosolimitano, ma costituisca anche un concreto pericolo per la sicurezza e la pace internazionali.
Traduzione di Giuliano Stefanoni