Gerusalemme, la Corte israeliana vieta il sequestro delle proprietà dei greco-ortodossi

Gerusalemme. La Corte centrale israeliana di Gerusalemme ha emanato domenica una delibera che impedisce ad una ditta israeliana dedita all’espansione degli insediamenti di fare uso delle proprietà della Chiesa greco-ortodossa nella Città Vecchia, nei pressi del villaggio di Bayt Safafa.

Il portavoce della comunità religiosa, padre ‘Isa Muslih, ha infatti annunciato domenica stessa che la squadra di avvocati “ha salvato i possedimenti della Chiesa” dalle mire della compagnia, che aveva stretto accordi in precedenza con l’ex patriarca Irenio I. Come ricorda padre Muslih, infatti, quest’ultimo le aveva concesso il diritto di vendere e affittare le proprietà ecclesiastiche, oltre che di raccogliere le entrate da parte della Chiesa stessa. “Il patriarca Teofilo III è invece deciso a contrastare tutti gli affari sospetti architettati durante l’era d’Irenio – ha spiegato Muslih –. Teofilo ha dichiarato più volte che la Chiesa greco-ortodossa non è mai stata un bene immobile, e che il patriarcato farà valere ogni suo potere per difendere ogni granello di sabbia appartenente alla Chiesa”.

Irenio, aggiunge Muslih, lasciò il patriarcato con più di 50 milioni di shekel in debiti [circa 9,3 milioni di euro, ndr], che Teofilo è tuttavia già riuscito a saldare.

Il portavoce della Chiesa ha quindi definito la decisione pubblicata domenica un trionfo per i suoi avvocati Rami Mughrabi, Samir Zu’bi e Renato Barak. Dall’altra parte, la compagnia d’insediamenti era rappresentata dal legale Zeev Sharf, che ha già difeso diversi coloni in altre cause giudiziarie.

La settimana scorsa la Chiesa greco-ortodossa ha dunque annunciato il proprio successo nell’ostacolare quello che rappresentava un recente tentativo da parte della municipalità israeliana di confiscare 43 dunum [4,3 ettari, ndr] di terreno di proprietà clericale.



 

 

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