Gerusalemme: le decisioni ‘islamofobe’ dell’istituto missionario tedesco Schmidt.

Gerusalemme – Pal-Info.

Di Khalid Amayreh

Il 22 maggio scorso, l’istituto femminile Schmidt Girls School di Gerusalemme est ha deciso di licenziare in tronco una insegnante palestinese, Nadera Al-Nimmari.

La ragione: Nadera indossa il velo.

Secondo testimoni oculari, la direttrice dell’istituto avrebbe accompagnato fuori la porta d’ingresso, Nader, insieme al portiere e le avrebbe comunicato: “Ti do la possibilità di rientrare nel mio istituto  solo se rimuovi il velo”.

Intanto Nadera, scioccata ed umiliata è andata via senza nemmeno realizzare cosa fosse accaduto.

Proprio a Gerusalemme, città in cui si dovrebbe promuovere dialogo e tolleranza interreligiosi, questi incidenti capitano con una certa frequenza e sono espressione dell’odio e del fanatismo islamofobo contro la comunità palestinese.

Il sito web dell’Associazione tedesca ‘Holy Land’, ente fondatore dell’istituto Schmidt pubblicizza la “promozione del dialogo e la riconciliazione tra differenti religioni”.

Lo si può visitare su: http://www.heilig-land-verein.de/engl/html/about_us.html

Tuttavia, quando accaduto all’insegnante che indossava il velo non è in coerenza con quei messaggi.

Quello contro Nadera è stato un atto di intolleranza religiosa.

Alcuni degli studenti, sia cristiani sia musulmani dell’istituto Schmidt, hanno affermato che si è trattato di un manifestazione di vendetta dell’amministratore scolastico, Nicolas Kirscher.

Uno studente si è chiesto perché Kirscher non abbia rivolto la stessa richiesta/minaccia alle suore della scuola.

E già si sono levate le prime reazioni di denuncia della comunità araba e musulmana di Gerusalemme est e nel resto dei Territori Palestinesi Occupati.

L’odio manifesto verso i musulmani è all’ordine del giorno e spesso, emerge tramite atti di violenza e di razzismo religioso.

Questa circostanza però, è particolarmente suscettibile di creare accese tra le varie comunità.

Quando infatti, ci si trova davanti ad episodi di islamofobia a livello istituzionale, le persone che si sentono attaccate, si sentono umiliate al punto tale da considerare atti e dichiarazioni razziste al pari di “dichiarazioni di guerra”.

Sull’episodio, Nabil Zuheiman, palestinese, ha due figli che frequentano l’istituto Schmidt, parla di “decapitazione della tolleranza e multiculturalismo”.

“Io rispetto l’identità cattolica l’istituto  Schmidt e per questo ho deciso di iscrivervi le mie figlie,  questa decisione draconiana riporta però la scuola al tempo dell’inquisizione.  

Secondo qualche altro commentatore, il messaggio che vuole arrivare dal responsabile di questo gesto è molto più lungimirante: “Non provino nemmeno ad immaginare di poter indossare il velo in futuro”.

Con tutta probabilità, è uno dei tentativi – molto familiari ai palestinesi – di creare ostilità tra le due comunità religiose palestinesi, cristiani e musulmani.

Dietro questa decisione c’è senz’altro un profondo senso di intolleranza ed ostilità contro la religione islamica. Tuttavia restano i dubbi su cosa accadrà adesso: la maggioranza degli studenti dell’istituto Schmidt sono musulmani.

Nella storia dell’educazione in Palestina, numerosi palestinesi, molti intellettuali rispettati, hanno frequentato scuole missionarie.

In Palestina, questi istituti sono stati i primi ad operare, da oltre 130 anni.

L’istituto Schmidt fu istituito nel 1886 nel periodo in cui la Palestina era parte integrante dell’Impero Ottomano.

Le speranze generali sono che ora, l’Associazione tedesca Holy Land ripari allo sfortunato episodio.

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