Ghada Karmi, ‘Sposata a un altro uomo – Per uno stato laico e democratico nella Palestina storica’

Il libro: Ghada  Karmi, "Sposata a un altro uomo – Per uno Stato laico e democratico nella Palestina  storica"
Edizioni DeriveApprodi, Roma 2010.

Dopo il primo Congresso Sionista del 1897 a Basilea, nel quale l’idea di costituire uno Stato ebraico in Palestina fu per la prima volta discussa, i rabbini di Vienna inviarono due loro rappresentanti a studiare se il paese avesse le caratteristiche per questa impresa. Il risultato del loro sopraluogo fu comunicato a Vienna con questo telegramma: «La sposa è bella, ma è sposata a un altro uomo». Con disappunto avevano scoperto che la Palestina non era «una terra senza popolo per un popolo senza terra».
L’obiettivo del sionismo, questa è la tesi del saggio, di costituire e difendere uno Stato per un altro popolo in una terra già abitata, è un dilemma irresolubile che ha portato a sessant’anni di guerra e alla destabilizzazione dell’intero Medio Oriente. Dopo la morte della soluzione «due popoli-due Stati», frutto degli accordi di Oslo, l’unica soluzione da esaminare e approfondire è quella di uno Stato unico, laico e democratico, nel territorio della Palestina storica, che assicuri a tutti i cittadini, arabi, ebrei e di altre culture e religioni, uguali diritti di cittadinanza.
Su questo si sta concentrando il dibattito di chi negli ultimi anni ha a cuore la risoluzione di quel decennale conflitto.
Ghada Karmi riesce a coniugare il rigore della storica con una singolare chiarezza espositiva, senza alcuna concessione al già detto. Alcuni capitoli, molte delle sue considerazioni e dei suoi interrogativi presentano punti di vista originali assai persuasivi, caratteristiche che si legano anche all’aver lei vissuto in prima persona le conseguenze del dilemma israeliano in Palestina.

Ghada Karmi
Ghada Karmi, palestinese, è medico, scrittrice e docente universitaria. Scrive spesso di questione palestinese in giornali e riviste, tra i quali «The Guardian», «The Nation» e il «Journal of Palestine Studies». Insegna all’Istituto di Studi Arabi e Islamici dell’università di Exeter. È autrice di diversi saggi sull’argomento, di cui questo è il primo in traduzione italiana.

un assaggio…

Introduzione

La ragione principale per cui ho scritto questo libro è quella di spiegare quale sia la mia prospettiva per la soluzione del conflitto israelo-palestinese. Un imperativo personale e politico. A livello personale non mi sentirò mai in pace finché non vedrò risolto questo terribile conflitto, perché non dovrebbe essere permesso il perdurare di una situazione così tragica e pericolosa. Trovo deprimente l’opinione fatalistica di molti arabi che pensano che «a tempo debito» tutto si risolverà e scoraggianti le cosiddette valutazioni politiche «realistiche» che una soluzione duratura, dato lo squilibrio delle forze in campo, richiederà molti decenni, se non centinaia di anni. La ricerca di una soluzione è certamente legata alle mie origini: sono una palestinese che ha sperimentato sulla propria pelle la costituzione di Israele nel 1948 e ne sta ancora pagando, insieme ad altri milioni di persone, tutte le conseguenze. A livello politico mi sembra che il pessimismo prevalente sulla possibilità di trovare una soluzione soddisfacente sia infondato. Questo libro esamina le possibili soluzioni del conflitto e conclude che, da un punto di vista logico, solo una è quella realizzabile. Sposata a un altro uomo non tratta solo dell’ipotesi di uno Stato unitario. Gran parte del libro è dedicata a un riesame e a un’analisi della storia e degli eventi che mi hanno portato a sostenere questa tesi. Il libro passa al vaglio molti argomenti di rilievo, ognuno dei quali, per inciso, potrebbe costituire l’oggetto di saggi separati; tratta delle origini del conflitto, delle sue dimensioni arabe, ebraiche e occidentali e delle soluzioni finora immaginate. Questo riesame, esaustivo nei limiti permessi da un saggio, mi ha inevitabilmente portato, date le circostanze, alla sola conclusione possibile. Come Sherlock Holmes dice al dr. Watson: «Tolto l’impossibile, qualunque cosa resti, per quanto improbabile, deve essere la verità». Sono consapevole che la soluzione di uno Stato unico, anche se rappresenta solo una parte del libro, non sia un argomento del quale scrivere facilmente. Si finisce immediatamente per far parte di una minoranza marginale e si è oggetto di accuse di utopismo, antisemitismo e persino di tradimento. Si tratta di pregiudizi per evitare di pensare idee in contrasto con quelle divenute familiari, convenzionali o che servono interessi costituiti. È una soluzione da affrontare con onestà attraverso un dibattito onesto perché, come spero di dimostrare, è l’unica strada possibile sia per i palestinesi che per gli israeliani.

 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.