Gerusalemme occupata – Tamar Fleishman – Qalandia – The Palestine Chronicle. Un gioiello palestinese ha provocato il caos in un checkpoint militare israeliano a Qalandiya, situato tra Ramallah e Gerusalemme.
Il panico tra i soldati israeliani è iniziato quando una palestinese di 18 anni è arrivata con sua madre al posto di blocco mentre tornavano a casa, a Gerusalemme. Un piccolo gioiello, fatto di pietre preziose incastonate nell’argilla metallica, continuava a far suonare il metal detector ad ogni passaggio.
Normalmente, la ragazza si sarebbe tolta il gioiello prima di entrare. Tuttavia, questa non era un’opzione poiché la collana era attaccata al suo vestito. I soldati si sono fatti prendere dal panico mentre il segnale acustico continuava a far rumore. A causa di quest’incidente, le IOF hanno chiuso il posto di blocco, interrompendo qualsiasi movimento tra Gerusalemme e Ramallah, a causa di un piccolo gioiello.
Ciò che è successo a seguire è stato scioccante. Non posso descriverlo nei dettagli, per rispetto alla dignità della giovane donna palestinese. Tutto quello che posso dire è che sia la giovane donna che sua madre sono state arrestate. Ho insistito per unirmi a loro durante questo straziante episodio, ma i soldati mi hanno minacciato ed insultato verbalmente. Un soldato ha cercato di respingermi. Ho rifiutato.
La figlia è stata infine separata dalla madre. Ho insistito per saperne il motivo. Il mio cuore batteva con una paura tremenda. So cosa succede in momenti come questi. Ci sono molte storie che i palestinesi si astengono dal condividere per non disonorare le loro donne. Sono rimasto con la madre. Tutto quello che potevo sentire erano i soldati che gridavano alla ragazza in ebraico: “Togliti la camicetta!”. L’ordine è stato dato quattro o cinque volte. Non so come la giovane donna sia riuscita a capire cosa volessero da lei.
La giovane alla fine è ritornata in silenzio, confusa, umiliata. Ce ne siamo andati tutti senza scambiare una parola. Cosa si può dire in queste situazioni?
Mentre ci allontanavamo, fissavo il muro militare che ci circonda e che assedia un campo profughi dalla parte opposta. Vicino ci sono le numerose buche nere ed i resti di pneumatici bruciati che i palestinesi incendiano per protestare contro l’umiliazione quotidiana dell’occupazione, ma soprattutto a causa dei recenti attacchi contro la moschea di al-Aqsa, il quartiere di Sheikh Jarrah e la guerra contro Gaza.