Fepal.com.br. Istituita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite il 29 novembre 1977, con la Risoluzione 32/40-B, la Giornata internazionale di solidarietà con il popolo palestinese deve essere una data di riflessione critica da parte della Comunità Internazionale sui temi delle responsabilità dell’ONU nell’avviare lo sterminio del popolo palestinese, così come la sua inerzia di fronte al genocidio in corso a Gaza.
La data è stata fissata nello stesso giorno in cui la stessa ONU approvò, ma 30 anni prima, la Risoluzione 181, che raccomandava la spartizione della Palestina, in termini illegali e ingiusti, oltre che immorali. Questa risoluzione aprì le porte a quella che sarebbe diventata la pulizia etnica della Palestina, iniziata dai sionisti il 17 dicembre 1947, cioè appena 18 giorni dopo. Ci furono sei mesi ininterrotti di pulizia etnica, fino al 14 maggio 1948, quando il sionismo si dichiarò Stato in Palestina e si chiamò “Israele”, senza che l’ONU impedisse l’azione di sterminio del popolo palestinese.
Lo stesso avvenne dopo il 15 maggio 1948, quando la guerra di conquista e di sterminio proseguì fino alla fine del 1951, culminando nel saccheggio del 78% della Palestina e nella pulizia etnica dell’88% dei palestinesi. Durante questo periodo, l’11 dicembre 1948, l’ONU approvò la Risoluzione 194, che determinò il ritorno dei profughi palestinesi, ma senza imporla, facendo sì che 6,2 milioni di profughi e i loro discendenti rimanessero in questa condizione, la maggior parte nei paesi vicini Palestina.
L’11 maggio 1949, senza che fossero ristabiliti i diritti nazionali, civili e umanitari del popolo palestinese, l’ONU ancora una volta avvantaggia i sionisti, ammettendo “Israele” come uno dei suoi stati membri. Ciò avvenne attraverso la Risoluzione 273/III, che aveva come clausole condizionali l’attuazione delle Risoluzioni 181 e 194, quindi il ristabilimento territoriale e demografico della Palestina. Entrambi non sono ancora stati soddisfatti. Invece, il resto della Palestina fu occupato nel 1967 e fu promossa un’ulteriore pulizia etnica.
E solo dopo che è stata effettuata la più grande pulizia etnica della storia, la completa presa del controllo della Palestina e la normalizzazione di “Israele” con tutti i suoi crimini, l’ONU istituisce una giornata, questa di solidarietà con il popolo palestinese, come mea culpa delle sue responsabilità per la tragedia del popolo palestinese, ora aggravata dal genocidio di Gaza, trasmessa in TV, e ancora una volta l’organizzazione è incapace di fermare il nuovo tentativo dei sionisti per una soluzione finale.
“Israele”, che non dovrebbe stare dentro l’ONU perché è nato illegalmente e attraverso un genocidio, o perché fino ad oggi non ha rispettato la risoluzione che lo ha reso uno Stato membro, resta lì, senza aver rispettato, peraltro, una sola delle centinaia di risoluzioni dell’Assemblea Generale o del Consiglio di Sicurezza riguardanti la Palestina, come il cessate il fuoco, nel marzo di quest’anno, o le determinazioni preliminari della Corte Internazionale di Giustizia per la cessazione degli atti genocidi, nel gennaio di quest’anno. Allo stesso tempo, la Palestina, che dovrebbe essere uno Stato almeno ai sensi della Risoluzione 181, è stata ammessa all’ONU solo nel 2012 e, anche allora, solo come Stato osservatore.
Di fronte al genocidio di Gaza, l’ONU diventa ancora più discutibile quando si tratta della Palestina. Abbiamo già 420 giorni di genocidio per la soluzione finale, con 55.045 palestinesi sterminati, considerando quelli scomparsi sotto le macerie, cioè il 2,47% della popolazione di Gaza, pari a 5,1 milioni in Brasile e 18,6 milioni in Europa durante la Seconda Guerra Mondiale a causa della sua attuale demografica, un massacro che raggiungerebbe i 100 milioni negli stessi sei anni di quella guerra europea. I bambini sterminati sono quasi 22mila, di cui 4mila sotto le macerie, ovvero 9.730 per milione di abitanti di Gaza, 3,5 volte di più dei 2.813 per milione dei sei anni della Seconda Guerra Mondiale.
Tutto ciò che riguarda i genocidi conosciuti è stato ormai superato a Gaza e le Nazioni Unite e la cosiddetta Comunità Internazionale rimangono incapaci di fermare questo olocausto teletrasmesso.
Pertanto, in questo 29 novembre, più che esprimere solidarietà, dobbiamo riflettere criticamente sulle responsabilità dell’ONU, poiché è stata proprio l’irresponsabilità delle sue decisioni illegali e immorali nei confronti della Palestina a portare alla più grande pulizia etnica della storia e al più grande sterminio di civili, donne e bambini di tutti i tempi.
Se questa data non avesse dato inizio allo sterminio del popolo palestinese, non sarebbe stato necessario istituirla come giornata di solidarietà. Poiché la ruota della storia non gira all’indietro, tutte le risoluzioni delle Nazioni Unite per la Palestina devono essere rispettate, così come “Israele” deve essere escluso dalle Nazioni Unite per non aver rispettato la risoluzione 273/III, sulla sua ammissione all’organizzazione.