Giornata mondiale della solidarietà con i palestinesi: il Pchr ricorda 63 anni di violazioni israeliane

Palestinian Centre
for Human Rights (Pchr)

Comunicato stampa

In occasione della Giornata mondiale della solidarietà con il popolo palestinese, il Pchr si dedica all'occupazione illegittima di lunga data alla quale Israele sottopone tuttora i Territori Palestinesi, e ricorda alla comunità internazionale le responsabilità che ha nel far rispettare la legge internazionale.

Il 29 novembre 1947, l'Assemblea generale dell'Onu votò per la divisione della Palestina in due stati e prefigurò un Regime internazionale speciale per la città di Gerusalemme. Entro l'1 ottobre 1948, secondo i termini della risoluzione 181, sarebbe dovuto venire alla luce uno Stato arabo indipendente.

Tuttavia, quel che accadde dopo non portò alla realizzazione del Piano di partizione Onu.
La risoluzione 181 si rivolgeva a “tutti i governi e popoli perché si astengano dall'intraprendere qualsiasi azione che possa ostacolare o ritardare l'attuazione di queste raccomandazioni”, e affidava al Consiglio di sicurezza “le misure necessarie e previste dal piano per la sua realizzazione”; queste osservazioni vennero completamente trascurate. Il Consiglio del popolo ebraico proclamò la creazione dello Stato d'Israele a Tel Aviv il 14 maggio 1948 e lanciò immediatamente l'operazione Schfifon per la conquista della Città Vecchia [nella parte araba di Gerusalemme, ndr].

In seguito alla guerra che ne seguì tra Israele e i vicini stati arabi, lo Stato sionista riuscì a occupare estesi territori che il piano aveva assegnato allo Stato palestinese. Questo comportò la cacciata della popolazione araba locale dalle città e dai villaggi della Palestina, e la perdità di tutti i suoi possedimenti. L'avvenimento è conosciuto in arabo come Nakba (“catastrofe”) per la sua portata: alla fine del conflitto, circa 700.000 palestinesi erano divenuti rifugiati e 41 villaggi arabi erano stati abbandonati o distrutti. Il destino dei sopravvissuti a questi eventi è incerto ancora oggi: finora è stato loro impedito di ritornare in patria e riappropriarsi di ciò che hanno perduto, sebbene questo diritto sia loro ufficialmente riconosciuto.

Nel 1977, l'Assemblea generale dell'Onu proclamò che il 29 novembre sarebbe stato ricordato ogni anno come Giornata mondiale della solidarietà con il popolo palestinese, per ricordare quel giorno del 1947 in cui il Piano di partizione avrebbe dovuto assegnare ai palestinesi il loro Stato indipendente.

Ciononostante, a sessantatré anni da quella data, gli arabi palestinesi continuano ad essere privati del diritto legittimo a uno Stato nazionale ed a una patria sicura.

In più, l'occupazione militare e la continua annessione di terre ha non solo ridotto ulteriormente, ma anche frammentato e isolato le aree destinate allo Stato in questione, oltre a frammentarne e isolarne gli stessi abitanti: la Striscia di Gaza e la Cisgiordania, che in base agli accordi di Oslo costituirebbero una singola unità territoriale, non sono infatti mai state così distanti.

In Cisgiordania e nella Gerusalemme est occupata, tutti i governi israeliani hanno finora portato avanti l'espansione coloniale e la confisca di terre, costringendo fra l'altro la popolazione palestinese ad abbandonare le proprie case. Un altro tentativo di annessione territoriale è inoltre rappresentato dal Muro di separazione/annessione, dichiarato illegale dalla Corte di giustizia internazionale (Cgi).

Dall'altra parte, la Striscia di Gaza è soggetta a una politica illegale di assedio che Israele ha intensificato in diverse misure dal 1991, rendendola ancora più severa a partire dal giugno 2007. Le restrizioni imposte attualmente, oltre ad accentuare la frammentazione interna dei Territori Palestinesi e a costituire un'evidente violazione della legge internazionale e dei diritti umani, hanno provocato una crisi umanitaria che coinvolge tutti i settori economici di Gaza. I dati parlano infatti di un tasso di disoccupazione del 42%, di un tasso di povertà dell'80% e di un tasso di dipendenza dagli aiuti alimentari esterni dell'85% circa. L'assedio israeliano è già stato condannato dal report di una Commissione d'inchiesta internazionale nominata dall'Onu.

Gli effetti dell'assedio sono stati quindi esasperati dall'operazione militare condotta da Israele tra il 27 dicembre 2008 e il 18 gennaio 2009 e chiamata con il nome in codice “Piombo Fuso”. L'offensiva causò la morte di 1.419 palestinesi, 1.167 dei quali erano civili (incluse 111 donne e 318 minorenni) e il ferimento di altri 5.300 (dei quali 1.600 minori e 830 donne) e risultò nella distruzione su vasta scala di case e infrastrutture civili, tra cui scuole, ospedali e industrie. Dopo l'offensiva, e in violazione della risoluzione 1.860 (2009) del Consiglio di sicurezza dell'Onu, Israele ha mancato di aprire le frontiere di Gaza, impedendo così il passaggio dei beni necessari alla ricostruzione.

Nel settembre 2009, la Commissione d'inchiesta Onu sul conflitto di Gaza guidata dal giudice Goldstone rinvenne prove evidenti a sostegno delle accuse di crimini di guerra e contro l'umanità rivolte a Israele, e chiese a Tel Aviv di avviare delle indagini trasparenti, indipendenti ed efficienti sui presunti crimini, in linea con gli standard internazionali. Non applicare queste raccomandazioni, sottolineò la Commissione, avrebbe portato a riferire il caso alla Corte criminale internazionale (Cci).

Lo scorso settembre, il Comitato di esperti indipendenti, che il Consiglio dell'Onu per i Diritti umani aveva incaricato di monitorare e valutare le indagini interne condotte da Israele e i palestinesi sul conflitto del 2008-2009, concluse che le indagini israeliane “erano prive di trasparenza” e “imparzialità”, e che il governo israeliano non aveva investigato su coloro che pianificarono, ordinarono e supervisionarono l'offensiva.

Due anni dopo la fine di Piombo Fuso, né lo Stato d'Israele né i singoli responsabili sono stati incolpati per le violazioni di massa commesse allora. Questo ha rinforzato un clima pervasivo d'impunità, che permette a Israele di proseguire nei suoi abusi, nell'occupazione dei Territori Palestinesi e nel pieno controllo della Striscia di Gaza (nonostante le smentite di Tel Aviv su quest'ultimo punto).

Per questo, in occasione della Giornata mondiale della solidarietà con i palestinesi, il Centro palestinese per i diritti umani (Pchr) ricorda come le violazioni israeliane siano rimaste tutte impunite negli ultimi sessantatré anni, e come la comunità internazionale abbia la responsabilità di far rispettare i diritti dei palestinesi – compreso quello all'auto-determinazione – e la legge internazionale nei Territori palestinesi occupati, ricorrendo anche ai meccanismi di giustizia internazionali, quando la situazione lo richieda.

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