Il giovane prigioniero Anas Hamarsheh: salute e futuro a rischio

Jenin-PIC. La famiglia di Adnan Hamarsheh, proveniente dalla città di Yabad, a sud di Jenin, ha subito più di 17 arresti, che hanno coinvolto padre, madre e figli, da parte delle forze di occupazione israeliane.

L’occupazione israeliana ha continuato l’aggressione contro la famiglia, arrestando il figlio più giovane, Anas Hamarsheh, 17 anni, che soffre di una malattia grave: l’osteonecrosi, che provoca paralisi.

Anas a rischio

Reem Hamarsheh, madre di Anas, detenuta per otto mesi, racconta che l’arresto del figlio più giovane è la cosa più difficile per lei: “Siamo stati oggetto di molti attacchi in questa casa da parte dell’occupazione. Anas è la mia anima e un pezzo del mio cuore. Se avessero, invece, arrestato me, sarebbe stato più facile da sopportare. Sei anni fa ad Anas è stato diagnosticata una osteonecrosi dell’anca ed è attualmente in trattamento. La malattia causa una paralisi completa o parziale e Anas sarà a rischio se non viene rilasciato”.

Ha sottolineato che l’occupazione è pienamente consapevole della situazione di Anas e lo ha dichiarato quando l’ha arrestato all’alba di sabato 7 ottobre 2017.

Reem ha aggiunto: “L’occupazione ha la piena responsabilità per le conseguenze che potrebbero derivare dall’arresto di nostro figlio e le complicazioni della sua malattia. Anas ha una disperata necessità di fisioterapia e di installare un dispositivo speciale nella gamba, oltre alla necessità di speciali tipi di alimenti per aiutare la crescita delle sue ossa”.

L’arresto minaccia il futuro di Anas.

L’arresto di Anas non ha solo effetto sulla sua salute, come indicato dal padre, il prigioniero liberato Adnan Hamarsheh, ma anche sul suo futuro.

Suo padre ha aggiunto: “Anas è ora al liceo e l’occupazione lo ha arrestato all’inizio dell’anno scolastico e tutti sappiamo la sensibilità di questa fase per tutti gli studenti. Siamo preoccupati per la detenzione di nostro figlio, che potrebbe causare la perdita del suo futuro scolastico, o potrebbe causare danni a lui stesso. Sin dal suo arresto, Anas è stato trasferito dall’occupazione israeliana al centro di interrogazione Jalameh. Dopo diversi giorni di incarcerazione, l’occupazione israeliana ha esteso la sua detenzione di 11 giorni. Ora è in condizioni molto difficili, basandosi sulla mia esperienza in carcere. E’ ancora un ragazzino e dovrebbe essere a scuola, e non stare nelle celle per l’interrogatorio”.

Crimini ripetuti.

Il prigioniero liberato Adnan Hamarsheh esprime la sua paura che lo scenario del suo infortunio durante la detenzione possa ripetersi con suo figlio durante l’interrogatorio nelle prigioni israeliane.

Ricorda quello che gli successe: “Durante il mio interrogatorio, il 17 febbraio 2014, ho sofferto di una serie di attacchi. Fui lasciato in ospedale per due giorni e poi riportato in carcere, nonostante la mia condizione di salute. Ore dopo il mio arrivo in carcere, mi riportarono in ospedale. Poco dopo, mi rimandarono nuovamente nella stanza dell’interrogatorio. Persi la vista per 40 giorni, mi sentivo come se fossi paralizzato. Nessuna accusa fu rilasciata contro di me, quindi mi misero in detenzione amministrativa per sei mesi.

“Il mio arresto e l’impedimento di prendere i farmaci necessari aumentarono la mia sofferenza. Soffrivo di un problema alla vista, di perdita di equilibrio, che mi hanno lasciato bloccato fino ad ora su una sedia a rotelle. Mi manca ancora il diritto di viaggiare per ricevere cure mediche”.

Hamarsheh teme che l’occupazione farà lo stesso a suo figlio Anas, in modo che la sua salute peggiori, perché l’occupazione conosce le conseguenze sanitarie della privazione dal trattamento.

Vendetta continua.

La famiglia di Hamarsheh crede che l’arresto del figlio più giovane e malato, Anas, fa parte della politica della punizione perpetua della famiglia, da parte delle forze occupanti.

Adnan Hamarsheh è stato arrestato 12 volte per un totale di 14 anni passati nelle prigioni israeliane. Ha trascorso 10 anni in detenzione amministrativa, senza alcuna accusa o prova. Inoltre, la casa è stata attaccata decine di volte, con distruzione dei mobili. La madre è stata detenuta per otto mesi e il loro figlio maggiore Omar, 26 anni, prima di quest’anno è stato sottoposto all’interrogatorio per una settimana, ed è stato rilasciato in seguito.

Hamarsheh conclude: “Le aggressioni dell’occupazione aumenteranno soltanto la nostra sollecitudine verso la nostra terra e il nostro diritto ad essa. L’occupazione cerca sempre di minare la volontà di tutte le famiglie che credono nella resistenza per liberare la Palestina”.

Traduzione di Bushra Al Said