Giudice israeliano lancia un appello perché gli ebrei possano eseguire dei riti religiosi nella moschea di al-Aqsa

Al-Quds (Gerusalemme) – InfoPal. Un giudice israeliano ha lanciato un appello perché agli ebrei venga permesso di eseguire rituali religiosi all’interno della moschea di al-Aqsa. 

Il giudice israeliano ha dichiarato che “la polizia deve permettere agli ebrei di pregare nella Spianata di al-Aqsa, sotto la stretta sorveglianza delle forze di sicurezza”, chiedendo allo stesso tempo, di non assecondare le richieste dei musulmani che si oppongono a tale proposta. 

Nel corso di un’udienza della Corte di conciliazione di Gerusalemme, per decidere sulla richiesta della polizia israeliana di estendere la detenzione di un colono ebreo, arrestato durante il tentativo di eseguire rituali religiosi nella moschea di al-Aqsa, il giudice ha dichiarato che “le proteste dei musulmani non dovrebbero incidere sul diritto degli ebrei di eseguire le loro pratiche religiose nella Spianata della moschea, in uno spazio dedicato a questo scopo”. 

Decine di ebrei hanno cercato di pregare nella spianata di al-Aqsa, ma sono stati bloccati dai musulmani, che hanno costretto i poliziotti israeliani ad intervenire per arrestare gli israeliani e portarli fuori dalla Spianata.

La relazione annuale della Fondazione internazionale di Gerusalemme ha documentato “l’evoluzione dell’idea della presenza ebraica nella moschea di al-Aqsa”, e ha sottolineato che tale evoluzione si sviluppa su tre livelli. 

A livello politico, si nota il dibattito pubblico sulla suddivisione temporale dell’accesso alla moschea, si registrano anche dei tentativi atti a legittimare tale suddivisione, attraverso un disegno di legge predisposto da Arieh Eldad, del partito Unione Nazionale. Anche il parlamentare Zeev Elkin, del Likud, è dello stesso avviso: di fatto egli si è impegnato a lavorare per garantire agli ebrei, in maniera esclusiva, il diritto di accedere alla moschea di al-Aqsa, in determinati giorni. 

Sul piano religioso, gli appelli lanciati da alcuni rabbini per prendere d’assalto la moschea, sono in continuo aumento. Nello scorso anno si sono verificate numerose irruzioni. 

Nel contesto della controversia in corso tra gruppi di rabbini che chiedono di prendere d’assalto la moschea di al-Aqsa e salire sul Monte del Tempio, da un lato, e il Gran Rabbinato d’Israele che ne è contrario, quest’ultimo ha diramato un comunicato ufficiale nel quale ha ribadito il divieto di salire sul Monte del Tempio. Tale comunicato è stato diffuso per controbattere gli appelli, sempre in aumento, di molti rabbini che chiedono invece di potervi accedere. 

Sul piano giuridico, la relazione della Fondazione internazionale di Gerusalemme evidenzia la circolare emessa da Yehuda Feinstein, consigliere legale del governo israeliano, nella quale egli ha affermato che al-Aqsa è parte integrante dello Stato d’Israele, di conseguenza, esso è soggetta alle sue leggi. In particolare la Legge sull’antichità e il piano regolatore.

Egli ha affermato che gli enti preposti ad applicare le leggi dovrebbero monitorare costantemente la zona che circonda la moschea di al-Aqsa, per controllare effettivamente lo stato dei lavori in corso. Inoltre l’autorità dei beni antichi deve inoltrare dei rapporti periodici, su questi lavori, all’Ufficio di sicurezza nazionale e al segretario del governo. Tutto ciò avviene mentre crescono le richieste di limitare i lavori di restauro, eseguiti dall’istituto palestinese per i beni religiosi, con il pretesto che “potrebbero danneggiare i reperti ebraici”