Gli affettuosi auguri a Israele di Ursula von der Leyen

InfoPal. Di Patrizia Cecconi. La presidente Ursula von der Leyen ha dato prova in più occasioni di aver dimenticato che l’organo che presiede, cioè la Commissione europea,  dovrebbe rappresentare ’’in piena indipendenza’’ gli interessi dell’Unione europea. Non ci si stupisce, quindi, più di tanto ascoltare le sue esternazioni oltre le righe, ma non si può non restarne indignati quando queste esprimono ossequi che sono veri e propri insulti alla dignità umana, tanto più se vengono offerti in nome dei cittadini europei. Quali cittadini? non certo quelli che conoscono la storia che lei sembra ignorare, né tanto meno quelli che rispettano il diritto universale che i destinatari dei suoi ossequi calpestano abitualmente.
Nello specifico ci riferiamo al discorsetto di auguri rivolto a Israele, non come ”Frau Ursula” simpatizzante dei sovranisti askenaziti che da 75 anni, violando ogni Risoluzione ONU, si macchiano di crimini e si arricchiscono di terra altrui. Come Frau Ursula può anche simpatizzare per Barbablu o per il mostro di Milwaukee, ma come rappresentante dell’Unione europea, di cui anche chi scrive e chi sta leggendo fa parte, non può farlo. Per essere precisi ”non potrebbe” farlo.

Il suo breve, affettuoso discorso di buon compleanno che si può ascoltare qui https://twitter.com/euinisrael/status/1651088583644594177?s=48&t=aNlYf1JGn_5ymwyP-S3cqQ non puo quindi passare inosservato poiché ricalca, e non crediamo per eccesso di ignoranza, lo spirito dei più ignobili colonizzatori di ogni secolo, quelli che considerano i nativi del territorio usurpato come elementi di disturbo da neutralizzare, eliminare e comunque ignorare come esseri umani. 

La Von der Leyen, in un paio di minuti di caldi auguri e affettuosi complimenti, ha elogiato Israele per aver realizzato il ‘’suo sogno’’ (quello di carpire il territorio a chi ci viveva da secoli) per fondare lo Stato ebraico, Stato che lei definisce democratico ignorando che, se per ebraico si intende ‘’di chi è ebreo di etnia’’ allora è uno Stato razzista, o quanto meno di apartheid, mentre se si intende ‘’di chi è di religione ebraica’’ allora si tratta di Stato confessionale. In entrambi i casi lo Stato ebraico non è democratico se non per il fatto formale di chiedere  ai cittadini di eleggere i propri rappresentanti i quali, qualcuno informi  la von der Leyen, in buona parte si dichiarano sfrontatamente  tutt’altro che democratici. 

I commossi auguri di compleanno – ignorando nel modo più assoluto la pulizia etnica e il genocidio strisciante e permanente del popolo nativo – comprendono anche il trito ritornello di aver fatto fiorire il deserto, ma alla signora von der Leyen è sfuggito il furto dell’acqua ai palestinesi, canalizzata per irrigare le terre loro sottratte e propagandisticamente definite deserto fiorito. Può chiedere alla Mekorot, ma anche all’italica ACEA per saperne di più.  

Poi arriva la perla finale a completare gli auguri per essersi appropriati della ’’terra promessa’’. Su questa definizione, intelligente trovata dell’ateo Herzl, non vale nemmeno soffermarsi perché chiunque abbia conservato un pizzico di lucidità non può che capirne  l’inganno propagandistico e quindi passiamo alla vera perla finale: la rassicurazione che “Europa e Israele sono legati come amici e alleati e tua libertà, Israele, è la nostra libertà”, un po’ come dire ‘’i tuoi amici, Israele, saranno sempre i nostri amici’. Questo vale più di una promessa di eterno amore in un legame indissolubile! Un vero giuramento di fedeltà che supera i confini del tempo! Ma la presidente della Commissione europea li conosce davvero tutti gli amici dello Stato ebraico? qualcuno potrebbe ricordarle, per esempio, che Israele sosteneva l’apartheid in Sudafrica e forniva armi ai suprematisti bianchi? E ci fermiamo qui per non stancare il lettore, ma basta una piccola indagine per avere i brividi davanti a questa dichiarazione.
Che figura da moglie di lacchè che ha fatto la signora von der Leyen col suo discorsetto! Se ci aggiungeva anche una torta di mele per il premier Netanyahu, da dividere con i suoi ‘’democratici’’ ministri sarebbe stata perfetta. 

Non serve ricordarle che il giorno in cui Israele festeggia la sua indipendenza (da chi e da che non è dato saperlo) coincide con la cacciata dei circa 700 mila palestinesi sopravvissuti alla distruzione di oltre 400 villaggi. Non serve ricordarle che il giorno dell’auto-proclamazione dello Stato ebraico su terre altrui coincide con la Nakba, ovvero la catastrofe del popolo palestinese. Giorno che i palestinesi non possono più neanche commemorare visto che una legge votata alla Knesset ne ha ‘’democraticamente’’ vietato il ricordo, perché si sa,  la memoria va bene ma solo se è quella che serve al potere. Nella fattispecie allo Stato ebraico, ai suoi padrini e ai suoi vassalli. E la von der Leyen questo sicuramente lo sa, non serve ricordarglielo.