Gli egiziani esausti contano i costi dei tumulti

Ma’anDi Shaimaa Fayed e Maria Golovnina.

Zagazig – Egitto (Reuters) – In questi giorni artigiani, commercianti ed altri abitanti della città di Zagaziz del Delta egiziano, sono spesso troppo impegnati a sbarcare il lunario per riflettere sul perché la vita sembra si stia facendo ogni giorno più difficile.

Ma quando finalmente tornano a casa esausti e si siedono per la cena, le conversazioni inevitabilmente vertono sulle difficoltà che aumentano e sulla spaventosa prospettiva dei razionamenti dei sussidi alimentari dal momento che l’economia sta scivolando dentro un’ulteriore crisi.

Con la loro pazienza già spremuta da anni di sconvolgimenti, gli egiziani – dalla capitale Il Cairo, fino alle città più piccole come Zagazig – sembra vicino il momento in cui il malcontento potrebbe esplodere in una nuova ondata di agitazione (l’articolo è precedente gli scontri scoppiati giovedì 24 gennaio, ndr).

“Non c’è sicurezza, non c’è nulla”, ha detto Soheir Abdel Moneim, un’insegnante in pensione, mentre si affretta in una bancarella del mercato alla ricerca di verdure che può permettersi di acquistare.

“La sterlina egiziana sta crollando. Tutto è molto più caro. C’è niente altro che possa diventare ancora più caro?”, chiede con un’alzata di spalle, mentre i commercianti sulle biciclette caricate delle loro mercanzie si destreggiano nel traffico caotico del mercato.

Vicino, un poster strappato del presidente Muhammad Mursi sorride dal muro di una casa di mattoni fatiscente, con le parole: “Bugiardi! Bugiardi!” scarabocchiate sulla sua faccia.

L’umore di crescente nervosismo è una cattiva notizia per Mursi, che deve affrontare un’elezione parlamentare nei prossimi mesi ed un nuovo round di lotta politica che potrebbe far ripiombare l’Egitto in un conflitto civile.

L’economia egiziana, una volta forte e popolare tra gli investitori è ridotta a brandelli dalla rivolta del 2011 che ha cacciato Hosni Mubarak e ha scosso il Paese fin nelle sue fondamenta.

I disaccordi su una nuova Costituzione nazionale sul finire dell’anno passato hanno innescato violente proteste, assestando un nuovo colpo all’economia ed erodendo la fiducia nel governo di Mursi.

Un Paese nel quale i tagli ai sussidi alimentari hanno causato lotte nel passato, ora affronta il rischio di un ulteriore sconvolgimento dal momento che Mursi si prepara ad imporre misure di austerità per ottenere un prestito di 4,8 miliardi di dollari dal Fondo monetario internazionale di cui ha disperatamente bisogno.

A Zagazib la gente ha paura del futuro.

Farouk Sarhan, un commerciante di abbigliamento femminile di 74 anni, afferma che le vendite sono già calate di circa il 50% da qualche settimana.

“Nessuno sta vendendo o comprando. Ho fatto più affari l’anno scorso”, dice spegnendo una sigaretta con un profondo singhiozzo nel suo minuscolo negozio arredato con manichini di donne velate.

“I clienti non comprano più come prima per colpa della situazione economica”.

Il prezzo del cibo fresco spesso aumenta durante l’inverno, ma i clienti del mercato di Zagazig dicono che gli ultimi aumenti sono stati alti, con i pomodori ed il cavolfiore rincarati del 50% rispetto all’inizio dell’anno.

Che cosa viene dopo?

L’Egitto è stato sul punto di fallire da quando investitori e turisti sono fuggiti dal Paese dopo la rivolta, quando il popolo si è sollevato per chiedere la propria libertà e la fine di politiche economiche che riempivano semplicemente le tasche dei ricchi.

Sul fronte economico, il quadro resta pessimo, nonostante la decisione del Qatar di prestare all’Egitto altri 2 miliardi di dollari abbia dato un po’ di respiro.

Le riserve estere si stanno esaurendo e la sterlina egiziana è colpita giornalmente da ulteriori ribassi. Cibo e materie prime dall’estero sono diventati più cari, pessimi affari e famiglie in una nazione deserta che conta sulle importazioni per cibarsi.

Come in altre parti dell’Egitto, il popolo di Zagazig vede la complessiva tendenza economica in termini di difficoltà quotidiane da affrontare ed è il governo di Mursi ed i suoi alleati dei Fratelli Musulmani che hanno la colpa.

“Mursi non avverte le nostre lamentele”, afferma Emad, un uomo trentenne che vende abiti egiziani tradizionali accanto ad una strada polverosa. Spiega di essere stato costretto ad aumentare i prezzi per coprire l’aumento dei costi, traumatizzando i propri clienti.

Puntando una delle vestaglie nere ricamate, Emad racconta: “Di solito la vendevamo per 35 sterline (5,40 dollari), adesso ne costa 45. Non siamo stati noi ad aumentare i prezzi, ma gli operatori finanziari.

“Davvero poca gente sta acquistando. Di solito vendevo 50 pezzi al giorno. Adesso ne vendo 15 o 20. Oggi non ho ancora venduto niente”.

Sondaggi affidabili non sono disponibili in Egitto ed è difficile misurare quanto siano ampie le visioni della gente. A Zagazig, però, la maggior parte di quelli intervistati dalla Reuters hanno le stesse percezioni di Emad.

Gli economisti temono che il proseguire dei tumulti induca la gente e gli affari a convertire in massa i propri risparmi in dollari – un processo rischioso conosciuto come “dollarizzazione” che ha causato difficoltà in moltissime crisi di mercato emergenti.

A Zagazig la gente ride all’idea, dicendo che soltanto i ricchi possono permettersi di comprare valuta estera.

“Dollari? – ha chiesto Nabil, un commerciante locale, mentre gli altri scoppiano a ridere –. Datemi dei dollari! Certo che noi non ne abbiamo neanche uno!”

Sostegno per Mursi

Tuttavia qualcuno è disposto a dare una chance a Mursi.

Nel vicino villaggio di Al-Adwa, dove è cresciuto il Presidente, nella famiglia di un contadino locale, i muri di mattoni e le recinzioni sono tempestati di poster di Mursi.

Una folla di contadini ai fianchi di un camion sporco aprendosi un varco nel villaggio agitano i pugni e gridano: “Mursi! Mursi!” quando gli viene chiesto qualcosa sulla loro visione politica.

Tuttavia anche ad Al-Adwa dove Mursi sembra disporre di un solido sostegno, i locali affermano che gli improvvisi aumenti delle tasse o l’improvviso taglio della benzina o dei sussidi alimentari gli costeranno a caro prezzo.

“Se succede questo, sarà la cosa peggiore. Che cosa farò come contadino? – ha chiesto Said Youssef, le mani nere per il lavoro nei campi -. Dove andremo a prendere il denaro?” 

Un altro uomo, Aly Saber, di 65 anni, ha detto che il prezzo dei fertilizzanti è aumentato oltre le 50 sterline egiziane soltanto nell’anno passato, diminuendo la portata dei suoi affari.

“Le cose sono difficili qui nelle aree rurali – racconta, mentre gli altri confermano con un segno del capo -.Tutto sta diventando più caro”.

Mohammed Gamal, un commerciante di elettrodomestici da cucina di 42 anni spiega che gli affari vanno tanto male che a volte passano giorni prima che entri un cliente.

“Importo materiale da sempre. I prezzi sono aumentati del 10-40% dopo la rivoluzione e nelle ultime settimane sono rincarati ulteriormente”, dichiara Gamal che, come Mursi, è cresciuto ad Adwa.

Dice che i suoi vicini hanno dei sospetti sul perché abbia continuato ad aumentare i suoi prezzi.

“La gente non mi crede”, aggiunge, curvo sul suo bancone, mentre volute di fumo dalla sigaretta volano sopra cataste di vassoi, tazze e assi da stiro invenduti. “Non sono convinti del perché le cose stanno diventando così costose. Io le compro e loro si accatastano”.

Traduzione per InfoPal a cura di Romina Arena