Gli esperti dell’ONU esortano i Governi a denunciare Israele

Ginevra-Wafa. In risposta alla demolizione e alla confisca da parte di Israele di strutture di proprietà palestinese avvenute la scorsa settimana nella comunità palestinese di Humsa (Valle del Giordano), gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno invitato la comunità internazionale a denunciare lo Stato occupante.

“Accogliamo con favore il sostegno dato agli abitanti dei villaggi di Humsa dai rappresentanti diplomatici in Palestina e Israele. Ma i loro Governi devono fare molto di più e insistere sulla responsabilità israeliana, che è la chiave mancante per porre fine a questa prolungata occupazione”, hanno affermato Michael Lynk, il Relatore speciale per la situazione dei diritti umani nel territorio palestinese occupato dal 1967, e Balakrishnan Rajagopal, Special Rapporteur su un alloggio adeguato come componente del diritto a uno standard di vita adeguato.

Gli esperti dei diritti umani delle Nazioni Unite hanno sottolineato che “la distruzione delle case perpetrata dai militari israeliani a Humsa, nonché il sequestro di proprietà, ha causato non poche difficoltà ai circa 60 abitanti del villaggio, tra cui si contano 35 bambini”.

“Si tratta di un tradizionale villaggio beduino nel territorio occupato, la cui sicurezza alimentare ed economica dipende esclusivamente dalle case tradizionali, dalle mandrie di animali e dai suoi serbatoi d’acqua”, hanno detto gli esperti. “Separare gli abitanti dei villaggi dalle loro terre e dalle loro case è un duro colpo soprattutto in questo momento particolarmente difficile a causa della pandemia e delle rigide temperature invernali”.

Gli esperti hanno notato che non ci sono ostilità militari attive nella Cisgiordania occupata, ormai da molti anni. Hanno detto che gli sgomberi violano anche i divieti internazionali sulla violazione dei diritti umani contro l’allontanamento forzato dei civili dalle loro case.

Gli stati membri delle Nazioni Unite, principalmente dall’Europa, e varie organizzazioni non governative, hanno fornito tende di emergenza e altre forme di assistenza agli abitanti del villaggio dopo la distruzione iniziale da parte dell’esercito israeliano. Successivamente, almeno 42 delle strutture di soccorso umanitario donate sono state sequestrate o distrutte dall’esercito di occupazione.

In risposta alla giustificazione presentata dal Governo israeliano, secondo la quale il tentativo di distruzione di Humsa sarebbe avvenuto in quanto il villaggio è collocato all’interno di una zona di tiro militare israeliana, gli esperti delle Nazioni Unite hanno detto: “Queste giustificazioni da parte di Israele non soddisfano i suoi rigidi obblighi nei confronti del diritto internazionale. Una potenza occupante non può utilizzare il territorio sotto occupazione per condurre operazioni di addestramento militare senza una valida motivazione”.

Gli esperti dei diritti umani hanno poi osservato che il tentativo di espellere definitivamente gli abitanti di Humsa fa parte di un più ampio e preoccupante modello di rimozioni forzate e demolizioni di case nella Cisgiordania occupata. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il coordinamento degli affari umanitari, l’esercito israeliano ha demolito quasi 200 abitazioni di proprietà palestinese in Cisgiordania durante le prime sette settimane del 2021, sfollando almeno 285 persone, tra cui 150 bambini.

Traduzione per InfoPal di Sara Zuccante