Gli esperti: il Qatar sta perdendo terreno in Medioriente nei confronti della diplomazia saudita

Al-Masry al-Yowm – Dubai. Il Qatar, sostenitore principale degli islamisti che sono saliti al potere nei paesi della primavera araba, sta perdendo terreno nella politica regionale nei confronti dell’Arabia Saudita, che sembra aver preso le redini su questioni chiave come, in particolare, l’Egitto e la Siria.

Il declino della diplomazia del Qatar nella regione è iniziato il mese scorso quando il suo potente emiro, lo sceicco Hamad bin Khalifa al-Thani, ha abdicato inaspettatamente in favore di suo figlio Tamim.

Il ricco stato del Golfo si era trasformato in un “giocatore chiave” della regione ma ha cominciato a cedere nel momento in cui un “peso massimo” come l’Arabia Saudita è rientrato nell’arena politica, dopo che era rimasta indietro nel periodo immediatamente successivo allo scoppio delle rivolte della Primavera araba nel dicembre del 2010.

La cacciata del presidente islamico dell’Egitto, Mohamed Morsi, avvenuta la scorsa settimana da parte dell’esercito, e l’elezione da parte dell’opposizione siriana del nuovo leader Ahmad Assi Jarbe, vicino ai sauditi, ha spogliato il Qatar della sua forte influenza su entrambi i paesi.

“Il Qatar aveva tentato di assumere un ruolo di primo piano nella regione, ma aveva oltrepassato i suoi limiti sostenendo apertamente i Fratelli Musulmani in Egitto, Siria ed altri stati della Primavera araba”, ha dichiarato l’analista politico kuwaitiano Ayed al-Manna.

Jonathan Eyal, responsabile delle relazioni internazionali presso il Royal United Services Institute della Gran Bretagna, sostiene che la politica regionale del Qatar abbia fallito.

“La diplomazia del Qatar in Medioriente ora giace in rovina: non è riuscita a produrre utili in Libia, ha prodotto l’effetto contrario in Siria ed è ormai crollata in Egitto”, secondo quanto ha dichiarato martedì e riportato dal quotidiano locale degli Emirati “The National”.

Rendendosi conto degli effetti dannosi della sua politica, secondo quanto osservato da Manna, “il Qatar ha cercato di ridurre i propri impegni” che erano già stati condizionati dalla rinuncia al trono dello sceicco e dall’estromissione dell’influente primo ministro Hamad bin Jabr al-Thani.

Di conseguenza, “l’Arabia Saudita, storico alleato degli Stati Uniti nella regione, ha riacquistato il suo ruolo” insieme alle altre monarchie del Golfo ricche di petrolio, ha aggiunto Manna.

Il re dell’Arabia Saudita Abdullah è stato il primo capo di stato straniero a congratularsi con il presidente egiziano ad interim Adly Mansour, qualche ora dopo essere stato nominato per sostituire Morsi.

Martedì il regno saudita ha promesso 5 miliardi di dollari destinati all’assistenza dell’Egitto. Gli Emirati Arabi, che hanno usato la mano pesante con i Fratelli Musulmani in questi ultimi mesi, hanno offerto all’Egitto un pacchetto di aiuti di 3 miliardi di dollari.

“L’Arabia Saudita vuole assicurarsi la stabilità nei paesi della primavera araba, indipendentemente dai suoi interessi ideologici”, ha asserito l’analista Abdel Aziz al-Saghr, responsabile del Centro di Ricerca del Golfo.

“Aveva sostenuto i Fratelli Musulmani in Egitto, ma poi aveva riconsiderato questo appoggio dopo che non erano riusciti a governare il paese con saggezza”, ha sottolineato.

Ma il ricercatore saudita ha minimizzato la rivalità tra Arabia Saudita e Qatar, mentre entrambi gli stati hanno cercato di espandere la loro influenza durante le rivolte della Primavera araba e di prevenire qualsiasi potenziale rivolta contro i propri regimi autocratici.

“L’armonia Arabia Saudita-Qatar esiste ancora e non c’è alcuno scontro tra questi due paesi per esercitare l’influenza”, ha detto Sager. E una prova di ciò è che “Riyadh è stata la prima ad essere informata del cambiamento politico in Qatar, sei mesi prima che avesse luogo. E l’ha accolto bene”.

Ma i due paesi, le cui relazioni sono state sempre storicamente tese o almeno segnate dalla sfiducia, supportano due diversi approcci dell’Islam politico come è emerso con forza sulla scia della primavera araba.

Da un lato il Qatar, con i partiti politici vicini ai Fratelli Musulmani, la cui esperienza è stata bloccata, nonostante il forte supporto dei mezzi di comunicazione di cui godevano grazie all’influente canale di notizie Al-Jazeera, con sede a Doha.

Dall’altro, l’Arabia Saudita sostiene i gruppi salafiti che si concentrano meno sulla politica e più sull’attuazione della Shari’a, la legge islamica, in questioni di vita quotidiana come ad esempio obbligando le donne a indossare il velo ed imponendo la divisione tra i sessi.

Il re saudita Abdullah ha ribadito la posizione del suo paese contro l’uso di Islam per fini politici.

“L’Islam rifiuta divisioni nel nome di un partito o di un altro”, ha comunicato in una dichiarazione mercoledì, che segnava l’inizio del mese sacro di Ramadan. “La monarchia non accetterà mai la presenza di partiti politici che portano solo al conflitto e al fallimento”.

“Ma a prescindere dalle agende politiche di Arabia Saudita o Qatar, le persone che si rivoltarono durante le insurrezioni della Primavera araba avranno l’ultima parola su il proprio futuro politico”: è quanto sostenuto dall’ex ministro del governo del Bahrain, Ali Fakhro.

“Sarà il popolo arabo, non il Qatar né l’Arabia Saudita, a determinare il futuro politico della regione”.

Traduzione per InfoPal a cura di Erica Celada