di Vittorio Arrigoni, Gaza.
Giovedì 29 luglio
Mentre Gerusalemme e Cisgiordania vengono depredate ogni giorno di più da centinaia di migliaia di coloni in costante aumento, che come voraci locuste si divorano l'ultimo 20% di quella che era la Palestina storica, e mentre Gaza continua a essere rinchiusa in un “assedio medievale” (parole del direttore dell'UNRWA, John Ging), la Casa Bianca mette alle corde Ramallah per tornare a sedersi dinnanzi al tavolo dei negoziati.
Se c'è una cosa che impedisce la pace sono i negoziati di pace, scriveva il compianto Edward Said, e ciò che l'OLP con l'arbitraggio USA ha negoziato per più di vent'anni e ha ottenuto sono solo più colonie e la negazione dei basilari diritti umani per il suo popolo. Ma Obama deve darsi una rispolverata all'immagine sbiadita dopo il colpo di stato in Honduras made in CIA e i massacri quotidiani di civili afgani e iracheni, contemporaneamente le cariatidi di Fatah necessitano in qualche modo di giustificare lo sfarzo delle loro lussuose esistenze più all'esterno che all'interno del territorio palestinese, e allora ben venga la farsa dei negoziati sotto l'ombrello statunitense.
Al Cairo La Lega Araba dà semaforo verde a Abu Mazen per la ripresa delle trattative, come se queste flaccide marionette al servizio degli USA avessero un qualche diritto di sovranità sulla Palestina che hanno contribuito a smantellare.
Venerdì 30 luglio
All'interno di Hamas convivono diverse anime e non tutte sono colombe come l'attuale presidente Ismail Haniyeh. La farsa a cui si vorrebbe di nuovo sottoporre Ramallah scatena un'onda di violenza: in mattinata un Grad è sparato verso Israele a segnare l'alto gradimento per la ripresa dei negoziati.
Il missile cade sulla città portuale di Ashqelon, e fortunatamente non produce vittime. Il danno maggiore è il lunotto posteriore in frantumi di un'auto parcheggiata nei pressi del luogo dell'esplosione. L'immagine di quel lunotto sgretolato fa presto il giro del mondo.
Sabato 31 luglio
Nello stile degli eccidi che ricordano il periodo più nero della storia recente europea, la ritorsione israeliana a questo attacco non si fa aspettare ed annuncia un altro massacro.
Fra venerdì notte e sabato mattina, bombardamenti aerei da Nord e Sud della Striscia.
Due missili cadono a Ovest della città di Gaza, nei pressi di una centrale di polizia: sedici poliziotti e due donne con un bambino piccolo che si trovavano a passare rimangono feriti.
Simultaneamente i tunnel a Rafah vengono bombardati.
Anche il campo profughi di al-Nuseyrat subisce un attacco: un membro delle Brigate 'Izz ed-Din al–Qassam muore sotto le macerie. Si chiamava 'Isa 'Abd el-Hadi al-Batran, 40 anni, ed era tristemente noto qui a Gaza per aver perso tutta la famiglia durante l'operazione militare israeliana “Piombo Fuso”. Nel mese di gennaio 2009, un missile aveva centrato la sua casa uccidendo sua moglie e i cinque figli.
Il combattente di Hamas ucciso sabato si era appena risposato.
Domenica 1 agosto
Poco prima dell'alba, bombardamenti nel villaggio di 'Abasan, a Khan Yunis, e ancora sopra i tunnel al confine con l'Egitto.
Alla fine della giornata si contano ulteriori tre civili feriti dalle mitragliatrici israeliane vicino al confine di Erez: stavano semplicemente cercando di recuperare mattoni e cemento dalle macerie.
Un'escalation di attacchi dell'esercito di Tel Aviv per dimostrare ancora una volta le pacifiche intenzioni di un governo che fra i suoi esponenti annovera ministri desiderosi di ridurre Gaza una nuova Hiroshima e Nagasaki.
Lunedì 2 agosto
Circa all'una di notte, una forte esplosione scuote il campo profughi di Deir al-Balah, danneggiando decine di abitazioni e causando 58 feriti.
Per l'intensità della deflagrazione, si sospetta inizialmente l'ennesimo bombardamento aereo israeliano.
In realtà, successive indagini condotte da noi attivisti dell'ISM e da altre organizzazioni per i diritti umani quali il PCHR, fanno a venire a galla la realtà di un incidente all'interno di un deposito di armi di Hamas.
Il 15 febbraio del 2008, un incidente simile nel campo profughi di Bureij aveva portato alla morte di otto palestinesi.
Nel corso della mattina, alcuni missili colpiscono la città portuale giordana di Aqaba e il mare dinnanzi alla città israeliana di Eilat. Muore un tassista e altri tre civili rimangono feriti, tutti di nazionalità giordana.
I media italiani in coro, dal Corriere alla RAI, parlano di “razzi palestinesi”, ignorando o fingendo di ignorare che è impossibile siano stati dei palestinesi gli autori dell'attacco.
Impossibile perché se sparati da Gaza o dalla Cisgiordania quei missili materialmente non riuscirebbero mai a raggiungere l'obiettivo di Aqaba, come impossibile che dei palestinesi scorazzino liberamente per il supercontrollato Sinai con dei Grad sotto braccio (non so se avete presente, non sono i soliti qassam artigianali).
Martedì 3 luglio
Israele e la Giordania dichiarano che i missili sono stati sparati dal Sinai, ma le forze di sicurezza egiziane smentiscono tenacemente.
Un dettaglio che nessuno fa rilevare è che razzi piovono sul cielo della Giordania dopo solo qualche giorno di distanza dall'incontro fra il re 'Abdallah e Netanyahu. La visita a sorpresa del premier israeliano in Giordania, secondo indiscrezioni, verteva su alcune consistenti proprietà dei profughi palestinesi che Israele vorrebbe espropriare. L'incontro non si è risolto con un accordo, ed ecco che misteriosi terroristi colpiscono una delle città più turistiche di tutta la Giordania.
Poco importa scoprire se i missili su Aqaba e Eilat sono stati sparati dal Sinai, dall'Arabia Saudita o addirittura, come alcuni ventilano, dallo stesso Israele. Ci fossero prove evidenti che a spararli sono stati degli alieni abitanti della costellazione di Orione, quaggiù siamo tutti certi che sarà solo e sempre Gaza a pagarne le spese.
Restiamo Umani.