Gli incubi che devono affrontare i bambini palestinesi

Gaza-MEMO. Di Jehan Helou. Testimonianze dei bambini e delle loro madri dopo l’aggressione del 2021 a Gaza.

Abla Hamad, la bibliotecaria di al-Ataa Library: “Abbiamo visto la morte con i nostri occhi”.

Il secondo giorno della festa, la “felice festa di Eid Al-Fitr” come viene chiamata, è stato il giorno peggiore  della mia vita. Dopo un intero orribile giorno di bombardamenti e la notizia di massacri e distruzioni, ho preparato un posto al sicuro per i miei figli. Non si erano calmati nemmeno un minuto, chiedendo della festa, dei loro vestiti nuovi e dei nostri ospiti che non avevano potuto vedere.

Ho parlato con loro e ho detto che la festa sarebbe arrivata, e questi giorni difficili sarebbero stati ricompensati quando il nemico avrebbe arrestato la sua terribile guerra. Ho detto loro che visiteremo i nostri parenti, indosseremo i nostri vestiti di Eid e usciremo per divertirci in luoghi che stanno diminuendo di numero nella nostra città e in tutta Gaza.

Quella notte i media hanno avvertito che i sionisti, criminali di guerra, stavano minacciando la distruzione di Gaza. Mio marito ed io ci stavamo chiedendo se avremmo dovuto passare la notte separati nel caso in cui una tragedia avesse colpito la nostra famiglia, in questo modo non avremmo lasciato soli i bambini. Studiavamo tutti gli angoli della casa come ingegneri. Cercavamo i posti e gli angoli più sicuri per noi e per i nostri figli. Abbiamo deciso di dormire in corridoio, consapevoli che non esiste un posto sicuro. Non c’era elettricità e c’è voluto molto tempo per sistemare i bambini. Mettevamo le dita nelle loro orecchie per proteggerli dal rumore dei bombardamenti di artiglieria pesante in modo che potessero addormentarsi.

Foto di bambini che hanno perso la vita negli attacchi israeliani a Gaza, esposte sulle macerie della casa di famiglia a Es-Sekka a Khan Yunis, Gaza, il 19 giugno 2021 [Ashraf Amra / Anadolu Agency]

Ci fu silenzio per un po’. Io e mio marito ci siamo addormentati accanto ai nostri figli; ognuno con un telefono in mano. Improvvisamente, e senza preavviso, abbiamo sentito  esplosioni ininterrotte che si avvicinavano di molto. Tutti i vicini urlavano; nessuno riusciva più a dormire. L’intera area era diventata rossa e il fumo riempiva il posto. Il suono delle esplosioni non era normale, più di 50 razzi in una sola area. Sentivamo urla e grida, il suono delle ambulanze e dei vigili del fuoco. Bombe cadevano su tutta Beit Hanoun.

Tutte le aree erano ora sotto bombardamento. Eravamo così spaventati che eravamo seduti in un angolo uno sopra l’altro, pregando, perché nessuno a parte di Dio poteva aiutarci in quel momento. Frammenti di vetro e polvere, causati dalla distruzione che stava avvenendo intorno a noi, volavano ovunque e il fumo riempiva l’aria.

Beit Hanoun è stata continuamente bombardata per più di mezzora. L’esplosione più vicina è avvenuta a soli cento metri da casa nostra. La moschea e il club sportivo erano stati presi di mira. Ho guardato i miei figli e mi sono chiesta cosa sarebbe successo se avessi perso uno di loro o loro avessero perso me.

Non ci sono parole per descrivere l’orrore di aver vissuto quei momenti. Quando l’edificio vicino casa nostra è stato distrutto abbiamo deciso di trasferirci immediatamente a casa dei miei genitori che è in una zona più sicura. Sfortunatamente, il giorno successivo i pesanti bombardamenti hanno raggiunto la loro zona. Avevamo paura di andare in una qualsiasi scuola, poiché proprio una scuola è stata gravemente attaccata dagli israeliani nell’aggressione del 2014. Non avevamo scelta, quindi siamo tornati a casa nostra. È stata una decisione pericolosa da prendere!

Un ragazzo palestinese siede vicino a un falò in mezzo a edifici danneggiati dagli attacchi israeliani a Beit Lahia, Gaza, il 7 giugno 2021. I palestinesi continuano la loro vita quotidiana tra macerie, edifici e automobili danneggiati e distrutti [Ashraf Amra – Agenzia Anadolu].

Abbiamo visto la morte con i nostri occhi ed è stato un miracolo l’averla scampata. Dio ci ha protetto; abbiamo visto moschee, case, stazioni di polizia e terreni distrutti.

Gli allevamenti di polli e pecore non sono sfuggiti ai bombardamenti. Tutto ciò che è palestinese costituiva un obiettivo, la distruzione è stata indescrivibile. Pensavamo che sarebbe stata l’ultima volta che avremmo dovuto sopportare una tale paura, ma è nostro destino combattere e resistere, essere risoluti e affrontare le aggressioni lungo la strada per liberare la nostra terra occupata. La vittoria arriverà!

Suma Shaher, madre di Sarah, membro della Biblioteca al-Ataa: “Vorrei che il mio grembo potesse proteggere mia figlia“.

Ho tre figlie. Una notte sono entrata nella stanza di mia figlia Sarah e l’ho vista ricoprirsi il corpo di smalto. Stava disegnando linee rosse color sangue. Quando le ho chiesto perché lo stesse facendo, ha detto che aveva paura che l’occupazione bombardasse la casa con noi intrappolati all’interno, com’era successo a così tante famiglie. Sarah voleva che le linee servissero come segno per permetterci di riconoscere il suo corpo, per proteggerla e abbracciarla. Vorrei che il mio grembo la proteggesse dal bombardamento. Ero triste per le sue paure; che ne è dei nostri figli che vivono un terrore quotidiano che non si avverte altrove.

Ho preso Sarah in grembo e ho cercato di rassicurarla, ma non mi sentivo al sicuro. Possa Dio proteggere noi e i nostri figli da questa orribile aggressione

Muhammad Naseer, 8 anni: Giorni e notti orribili

Mi chiamo Muhammad Naseer, ho 8 anni e vivo in Al Baali Street a Beit Hanoun. Una notte non c’era elettricità e l’atmosfera era calma, fino ad oggi non so cosa sia successo. Aerei e bombardamenti molto violenti sono iniziati all’una di notte nel nostro quartiere, tutte le case del quartiere sono state distrutte o danneggiate, compresa la nostra. Come e perché non lo so, quello che so è che in quel momento stavo dormendo. Sento mio padre che mi trasporta e cammina finché non raggiungiamo l’ospedale di Beit Hanoun. Il mio braccio era rotto, mio cugino è stato colpito da granate e la gamba di un vicino ha dovuto essere amputata. Per una volta, ero grato a Dio che non ci fosse elettricità, così non avrei visto cosa era successo.

Quando siamo arrivati all’ospedale, tutti urlavano, l’intero quartiere faceva a gara per raggiungere la relativa sicurezza dell’ospedale, ma le bombe cadevano a pochi metri di distanza.

È stato tra i giorni e le notti più difficili che abbia mai vissuto, e spero che non si ripeta mai!

Fatima Shamaly, quattro anni, si trova tra la devastazione e le macerie durante un laboratorio di musica per bambini traumatizzati [Christopher Furlong/Getty Images]

Aya Hamdan, 13 anni: “Saremo sotto le macerie e nessuno ci troverà”

Ho 13 anni, mi chiamo Aya Hamdan e vivo a Beit Hanoun. La mia famiglia vive al terzo piano di un edificio che ospita anche mio nonno, mia nonna, uno zio sposato al primo piano e la famiglia dell’altro mio zio al secondo. Durante l’ultima aggressione andavamo a nasconderci nell’appartamento di mio nonno e di mia nonna.

Mentre i bombardamenti continuavano, ho provato così tanta paura come mai prima d’ora.

Ho ricordato le scene dell’ultima aggressione in televisione, in cui gli edifici a più piani venivano bombardati intrappolando sotto i loro residenti. Ero sempre più inorridito e ho detto ai miei genitori che era meglio stare nella nostra casa al terzo piano. Ho detto che se fossimo stati bombardati mentre eravamo al piano terra, le macerie dell’edificio sarebbero crollate interamente sopra di noi. Avremmo potuto morire sotto le macerie e nessuno avrebbe saputo dove eravamo, e non sarebbero stati in grado di trovare i nostri corpi!

Dopo la fine della guerra, ho sentito quella paura e ho preso coscienza di come fossimo stati vicini alla morte e di come ci renda incapaci di pensare con lucidità. La morte è vicina per ognuno di noi e stare all’ultimo piano non ci salverà da essa.

Saleh Al-Kafarneh, 13 anni: “Nessun posto era sicuro a Gaza”.

Il terzo giorno dell’attacco a Gaza, le forze di occupazione hanno bombardato ovunque, a caso. Mia madre diceva che vivendo noi al centro di Gaza, eravamo al sicuro. Tuttavia, poiché il bombardamento si stava avvicinando, ha insistito perché uscissimo di casa a causa della sua forte intensità ed incontrollabilità.

Mio padre decise di aspettare fino al mattino. Era una notte difficile, bombardavano tutti i posti, ovunque, anche l’ospedale! Non riuscivo a dormire quella notte. Non appena il sole è sorto abbiamo preso le nostre cose, che avevamo preparato in anticipo, come titoli di studio, documenti e alcuni vestiti e siamo andati alla scuola di Beit Hanoun.

Mi sono sentito un po’ rassicurato. Abbiamo passato tre notti nella scuola, non è stato facile ed i bombardamenti non si sono fermati. Non c’era né cibo né acqua. I miei genitori si sono messi in contatto con mia zia, che abita vicino alla scuola, e lei ci ha mandato dei materassi e del cibo. Dovevamo farle visita per la festa di Eid, ma il nostro nemico ci ha privato di questo diritto.

La terza notte, l’occupazione ha preso di mira la scuola con bombe a gas. Io e le mie sorelle Dana e Lana siamo state soffocate dal gas. Siamo scappati velocemente in ospedale, dove abbiamo ricevuto per alcune ore le cure di primo soccorso e poi siamo andati nella città di Gaza a casa di un amico di mio padre.

I bombardamenti erano ovunque. Ci siamo sentiti degli estranei nella nostra patria. Gli attacchi sono poi terminati, siamo tornati a casa e abbiamo trovato le finestre, le porte e il tetto distrutti. Tuttavia, ringraziammo Dio perché nessuno di noi si era fatto male ed eravamo tornati a casa, tristi ma al sicuro.

Queste testimonianze sugli incubi dei bambini di Gaza inviate dalle due biblioteche IBBY Palestine a Beit Hanoun e Rafah a Gaza. Webpage https://www.ibbypalestine.org.uk/FaceBook IBBY Pal

(Foto di copertine: famiglie palestinesi cercano di continuare la loro vita tra macerie, edifici danneggiati e distrutti dagli attacchi israeliani a Beit Hanoun, Gaza, il 24 luglio 2021, sperando che le loro case vengano ricostruite. [Mustafa Hassona – Agenzia Anadolu]).

Traduzione per InfoPal di Stefania Gestro.