Gli Israeliani che torturano adolescenti palestinesi.

 
 
Gli Israeliani che torturano adolescenti palestinesi
di Nora Barrows-Friedman (IPS), 10 Aprile 2007
 
DHEISHEN, Campo Profughi, West Bank occupata — Mohammed Mahsiri, un residente del campo profughi di Dheisheh, siede in un affollato caffé, una kefiah rossa arrotolata al suo colo, ed una spilla col ritratto di Che Guevara appuntata alla sua maglietta nera. Circa un anno fa, raccontò a IPS che lui ed un suo amico stavano camminando per la strada quando jeep militari israeliane lo circondarono, gli gridarono in ebraico di fermarsi, e li forzarono a salire su una jeep.
 
"Io fui portato ad un centro di detenzione ed interrogato", dice Maohammed. L’interrogatorio cominciò alle due di pomeriggio e finì dopo le 11 dela sera. Fui picchiato per tutto il tempo, specialmente quando i soldati non ottenevano le risposte che volevano.
 
"Fui mandato da altri soldati per essere picchiato e costretto a rimanere sotto la pioggia solo con abiti leggeri indosso. Provavano a convincermi che io avevo fatto qualcosa che non avevo fatto per ottenere una confessione che loro volevano. Dopo essere per torturato al centro di detenzione per un mese, rimasi in prigione per 13 mesi".
 
Le scioccanti fotografie di tortura nelle basi militari USA ed i centri di detenzione in Iraq ed Afghanistan scandalizzarono la gente in tutto il mondo, ma in Palestinesi dicono di aver subito un simile trattamento all’interno dei centri di detenzione Israeliani dall’occupazione del 1967 della West Bank e di Gaza.
 
Ma la storia di Mohammed Mahsiri è diversa. Lui subì notevoli torture fisiche e psicologiche dagli addetti israeliani agli interrogatori e guardie carcerarie quando aveva meno di 17 anni.
 
Le testimonianze ed i documenti che vengono dall’interno dei centri di detenzione e dei campi di prigionia raccontano di diffuse, sistematiche violazioni del diritto internazionale subito da adolescenti palestinesi sotto i 18 anni, compreso torture, interrogatori, percosse, deplorevoli condizioni di vita, e nessun accesso ad un giusto processo, secondo i rapporti di gruppi dei diritti umani ed osservatori legali.
 
In base ai regolamenti militari israeliani in forza nei territori occupati e a Gaza, ogni Palestinese di età superiore ai 16 anni è considerato un adulto, mentre all’interno di Israele l’età di un adulto è di 18 anni — sebbene Israele sia firmatario della Convenzione Internazionale dei Diritti dell’Infanzia, che definisce i 18 anni come la soglia dell’età adulta.
 
Inoltre, ragazzi palestinesi oltre i 14 anni vengoni processati come adulti  nelle corti militari israeliane, e spesso sono messi in prigione con gli adutli. Anche queste sono aperte violazioni del diritto internazionale.
 
Secondo le ultime cifre offerte da un gruppo indipendente, ci sono 398 ragazzi palestinesi attualmente detenuti nei centri di detenzione israeliani e nelle prigioni. Ayad Abuqtaish, co-coordinatore della ricerca presso l’ufficio internazionale di Difesa dell’Infanzia di Ramallah, ha riferito a IPS che il più giovane detenuto palestinese in prigione ha appena 14 anni.
 
"In genere, i soldati israeliani invadono la casa del ragazzo nel cuore della notte per spaventare lui e la sua famiglia. Molti soldati israeliani con i loro veicoli circondano la casa, ed altri soldati la invadono o fanno irruzione in essa.
 
Intimidiscono il ragazzo per prepararlo all’interrogatorio. Quando il ragazzo arriva al centro di interrogazione, impiegano differenti metodi di tortura".
 
Ci sono ampi resoconti di percosse, dice Abuqtaish, "ma attualmente si concentrano sulle torture psicologiche come la deprivazione del sonno, del cibo e dell’acqua, o l’isolamento, o la minaccia della demolizione della sua casa o l’arresto degli altri membri della famiglia. I ragazzi riferiscono anche che gli addetti agli interrogatori li minacciano di abusi sessuali".
 
Israele ha sempre difeso le sue politiche di interrogatorio all’interno dei centri di detenzione e nelle prigioni, dicendo che è uno strumento necessario contro il terrorismo. Nel 1987, secondo la Commissione Israeliana di Inchiesta Landau sulle tecniche di interrogatorio della polizia, lo stato accertò che "un moderato grado di pressione, anche fisica, attuato al fine di ottenere cruciali infromazioni, è inevitabile in certe circostanze".
 
"Israele è membro della Convenzione Internazionale Contro la Tortura", dice Abuqtaish. "Nei suoi rapporti alla commissione, Israele sostiene sempre che il loro uso di "moderate pressioni fisiche" è coerente con gli obblighi del trattato, ma, inultile dirlo, ‘moderata pressione fisica’, è semplicemente tortura".
 
I ragazzi palestinesi nel sistema carcerario israelinano non hanno protezione legale ed a loro è negata la maggior parte dei diritti, incluso il patrocinio legale.
 
Arne Malmgren, un avvocato Svedese, ha lavorato come osservatore legale nelle corti militari all’interno di Israele durante i processi agli adolescenti palestinesi. "Il sistema delle corti israeliane non assomiglia ad alcun altro sistema penale del mondo", ha detto Malmgren ad IPS. "Il personale militare israeliano, il giudice, l’accusa, l’interprete — sono tutti in uniforme militare. Ci sono molti soldati armati all’interno della aula della corte.
 
"Gli adolescenti vengono portati in aula in manette e catene; possono esserci fino a sette adolescenti alla volta in un’aula. Un avvocato lo descrisse come un mercato delle vacche. Il processo non va molto oltre una dichiarazione di colpevolezza o innocenza — prima dell’udienza, l’accusatore e l’avvocato sono già d’accordo sulla sentenza per il minore, e quindi si limitano a chiedere al giudice se è d’accordo, e quasi sempre lo è".
 
"Non ci sono testimoni, nulla. E la cosa peggiore è ciò che accade prima dell’arrivo del minore in aula — quando interrogano questi ragazzi e ragazze per ottenere confessioni firmate per cose che possono aver commesso o non commesso".
 
Dal momento che questa settimana sono in corso negoziati tra funzionari palestinesi ed Israeliani per un possibile scambio di prigionieri che può includere il rilascio di tutte le donne imprigionate e dei ragazzi in cambio di un soldato d’occupazione israeliano catturato a Gaza da gruppi palestinesi lo scorso Giugno, molti Palestinesi, compreso Mohammed Mahsiri, stanno sperando di poter rivedere i genitori, gli amici ed i loro cari che tornano a casa.
 
"Quando fui rilasciato dalla prigione, fu il giorno più bello della mia vita", dice a
d IPS Mahsiri. "Venivamo picchiati ogni giorno. Il cibo era molto cattivo. E’ stata la prova peggiore che ho dovuto sostenere. Nessun ragazzo dovrebbe mai fare un’esperienza come quella".
 
Traduzione Gianluca Bifolchi
 

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