MEMO. Di Iqbal Jassat. Quando ho applaudito il primo ministro pakistano Imran Khan per la sua ferma posizione contro la “normalizzazione” con Israele, all’inizio di questo mese, un amico ha posto una domanda interessante. È vero, ha chiesto, che gli Israeliani non hanno bisogno di visti per viaggiare in Sud Africa?
La domanda è risultata importante e tempestiva, visto che questo imbarazzante argomento è rimasto insabbiato per troppo tempo. La risposta è sì, è vero, non sono richiesti visti per i cittadini israeliani per poter entrare in Sud Africa.
Per di più, mentre gli Israeliani sono esentati da questa burocrazia, i Palestinesi non lo sono. Indipendentemente dalla loro fede o appartenenza politica, non solo i Palestinesi sono costretti, contro la loro volontà, a sopportare l’apartheid israeliana nei ghetti dei Territori occupati, ma devono anche affrontare l’umiliazione di dover rispettare le norme sui visti basate sull’apartheid imposte dalle autorità sudafricane per l’immigrazione.
Le informazioni fornite sul sito web del Dipartimento per le relazioni internazionali chiariscono i doppi standard, spudoratamente ipocriti, che vengono applicati. Oltre a dover richiedere i visti ed il conseguente ritardo che comporta inevitabilmente il lungo processo, i Palestinesi hanno oneri aggiuntivi che non si applicano invece agli Israeliani: devono fornire anche la prova dell’assicurazione medica, la prova della prenotazione di un albergo e la prova di avere fondi sufficienti per il loro soggiorno.
Vi sono una serie di restrizioni applicabili ai Palestinesi ma non agli Israeliani, eppure siamo portati a credere che il Sud Africa si opponga alla brutale occupazione militare israeliana della Palestina. Infatti, applicando tali misure ai Palestinesi che desiderano recarsi in Sud Africa, il governo di Pretoria continua a partecipare attivamente all’occupazione illegale, immorale ed ingiusta di Israele.
Non possono esistere dei “se” e dei “ma” su un’applicazione così spregevole e razzista delle norme sui visti che favoriscono Israele, ma che sono punitive nei confronti della Palestina. La questione deve essere risolta immediatamente e le autorità preposte all’immigrazione devono spiegare al più presto perché vengono applicati doppi standard che sfavoriscono un popolo già sottoposto ad una delle occupazioni più dure mai praticate.
Se la politica era in vigore dall’epoca dell’apartheid, abbiamo avuto più di 25 anni per apportare dei cambiamenti, quindi perché non è stato ancora fatto nulla? E mentre i funzionari esaminano questo aspetto, potrebbero anche spiegare perché la compagnia di bandiera israeliana, El Al, può avere funzionari della sicurezza armati dello Shin Bet – un’agenzia coinvolta in crimini di guerra – a bordo dei suoi aerei all’aeroporto internazionale di OR Tambo di Johannesburg, in diretta violazione delle politiche di sicurezza dei cosiddetti “Punti Chiave”.
Questo controverso problema è stato esposto sia da Media Review Network che da Carte Blanche alla vigilia della Coppa del Mondo FIFA 2010 tenutasi in Sud Africa. Tuttavia, sembra che non sia stato fatto nulla.
L’attivismo di solidarietà a sostegno della lotta per la libertà della Palestina contro il colonialismo rimarrà in un limbo a meno che non vengano prese misure drastiche per garantire che le politiche del governo sudafricano favorevoli ad Israele siano eliminate. L’attuale tradimento da parte dei regimi arabi dispotici, con il pretesto della “normalizzazione” con lo stato coloniale, era prevedibile proprio perché si tratta di dittature tiranniche. Il Sud Africa, invece, non é un paese di questo stampo e, essendo stato liberato dagli artigli dell’apartheid, i suoi valori costituzionali che sono alla base dei diritti umani e della dignità non possono essere compromessi continuando ad assecondare il razzismo israeliano.
Sia che il governo sudafricano stia semplicemente chiudendo un occhio di fronte alla violazione della sicurezza nel principale aeroporto internazionale del paese e al rifiuto di ingresso senza visto per i Palestinesi, o che stia fingendo di ignorare le trasgressioni, é, in ogni caso, una situazione intollerabile. Il governo guidato dall’ANC dovrà fare molto di più che un mero “ridimensionamento dell’ambasciata” per dimostrare un reale impegno per la causa della giustizia per la Palestina, che dovrebbe invece sostenere.
Gli attuali requisiti in materia di visti dovrebbero essere revocati senza più ritardi, revocando i requisiti imposti ai Palestinesi e imponendoli agli Israeliani. Lo stato coloniale deve capire che il mondo é consapevole della sua natura di apartheid e che la sua brutale occupazione é inaccettabile per il popolo ed il governo del Sud Africa. Ci liberiamo di un regime di apartheid; non possiamo supportarne un altro.
Traduzione per InfoPal di Aisha T. Bravi