Dal nostro corrispondente.
Ieri, alcuni dirigenti europei hanno fatto sapere che gli osservatori della comunità europea potrebbero venire ritirati dal valico di Rafah, la frontiera tra Gaza e Egitto, preoccupati dai blocchi israeliani che limitano la loro libertà di azione. Uno di loro ha affermato che non possiamo proseguire in questa maniera.
Il valico di Rafah è stato aperto solo per sette giorni da quando è stato sequestrato il soldato israeliano nelloperazione della resistenza palestinese il 25 giugno scorso.
Israele ha risposto a questoperazione con un largo attacco terrestre e aereo in cui sono stati uccisi più di 200 palestinesi a Gaza – di cui metà civili.
Diplomatici occidentali sostengono che Israele impedisce lapertura del valico di Rafah impedendo agli osservatori europei di lavorarvi con la scusa della sicurezza.
Un responsabile europeo ha affermato che il ritiro degli osservatori è tra le proposte in studio entro novembre, data di scadenza dell’accordo attualmente in vigore.
Tra le altre scelte, c’è quella di trasferire gli osservatori che risiedono nel sud di Israele in Egitto.
Gli osservatori europei controllano il valico di Rafah in base a un accordo che ha avuto inizio il 24 novembre 2005, dopo il ritiro di Israele – colonie e soldati – dalla Striscia.
Il responsabile europeo ha dichiarato che laccordo – della durata di un anno – potrebbe essere rinnovato, corretto o annullato.
Teoricamente, i palestinesi controllano il valico, ma Israele può ostacolarne il lavoro.
Un piano americano invita a dispiegare osservatori internazionali nel passaggio di Karm Salem, il principale passaggio commerciale per Gaza con Israele, per garantirne lapertura continua.
Questanno, Israele ha chiuso il valico in modo continuativo affermando che era a causa delle minacce di attivisti palestinesi.
Il piano americano invita a dispiegare 90 osservatori stranieri e ad allargare il valico di Karm Salem. Ciò avrà il costo di circa 19 milioni di dollari.