Gli Stati Uniti annunciano il veto contro lo Stato palestinese

Di Arshad Mohammed

Washington – (Reuters). Giovedì gli Stati Uniti hanno dichiarato, per la prima volta in modo esplicito, che porranno il veto alla richiesta palestinese all'Onu per il riconoscimento dello Stato, suscitando l'immediato risentimento da parte palestinese, intenzionati a non desistere dall'iniziativa.

L'ex inviato George Mitchell ha detto di non vedere quasi alcuna possibilità di riuscire a convincere i palestinesi a rinunciare alla richiesta per il riconoscimento dello Stato su Gaza e Cisgiordania, ricordando che necessita del voto del Consiglio di sicurezza, all'interno del quale gli Stati Uniti detengono il diritto di veto.

Alcuni diplomatici hanno dichiarato di non sapere cosa faranno i palestinesi il 19 settembre prossimo, all'apertura dell'Assemblea generale Onu. Potrebbero accontentarsi di richiedere il riconoscimento di “Stato non membro”, per cui sarebbe sufficiente il pronunciamento a favore di una maggioranza semplice dei 193 Stati dell'Assemblea.

Gli Stati Uniti e Israele hanno ripetutamente argomentato contro l'iniziativa palestinese presso le Nazioni Unite, sostenendo che l'unica via per la soluzione del conflitto debba passare attraverso negoziati e che una spinta dell'Onu allontanerà ancora di più le due parti dai colloqui di pace.

“Gli Stati Uniti si oppongono all'iniziativa di New York con cui i palestinesi cercano di ottenere il riconoscimento di un loro Stato, riconoscimento che solo attraverso i negoziati può essere raggiunto”, ha dichiarato Victoria Nuland, portavoce del Dipartimento di Stato americano nel suo briefing quotidiano.

“Detto ciò, nel caso di una votazione Onu in materia, sicuramente gli Stati Uniti porranno il veto al Consiglio di Sicurezza”.

I commenti della Nuland costituiscono la prima esplicita dichiarazione di veto da parte degli Stati Uniti, sebbene da mesi i funzionari americani abbiano sottolineato la loro opposizione alla decisione palestinese di fare appello alle Nazioni Unite.

Nabil Abu Rudeinah, portavoce del presidente palestinese Mahmoud 'Abbas, ha rilasciato in tutta risposta la seguente dichiarazione: “Ci rivolgeremo alle Nazioni Unite per chiedere il riconoscimento ufficiale a Stato membro per proteggere i diritti del popolo palestinese e sostenere il concetto della soluzione dei due Stati”.

Mitchell, ex inviato speciale Usa per la pace in Medio Oriente, giovedì ha dichiarato che esiste solo una mera possibilità che i funzionari americani riescano a convincere i dirigenti palestinesi a non richiedere il riconoscimento di Stato membro alle Nazioni Unite.

Se è vero che Mitchell – che a maggio si è dimesso dal suo incarico dopo oltre due anni trascorsi a cercare di portare alla pace israeliani e palestinesi – è pessimista circa la possibilità di fare dei progressi nei prossimi mesi, non lo è altrettanto per quanto riguarda il lungo periodo.

Il suo successore David Hale e l'assistente alla Casa Bianca Dennis Ross mercoledì hanno incontrato 'Abbas, nell'ultimo tentativo americano di bloccare l'iniziativa palestinese all'Onu.

“Ritengo che ci fosse e che ci sia una quasi nulla probabilità di riuscire nell'intento”, ha commentato Mitchell alla conferenza sui mediatori di pace alla Georgetown University di Washington.

Mitchell, mediatore nel processo di pace che pose fine al conflitto nell'Irlanda del Nord, aveva già dichiarato all'uditorio di non vedere attualmente quasi alcuna chance perché le dirigenze israeliane e palestinesi muovano dei passi in direzione di un'uscita dall'impasse.

“Nel breve termine, ossia nell'arco dei prossimi mesi, è difficile essere ottimisti, per usare un eufemismo”, ha detto.

“Ma in tempi medi e lunghi è fondato credere che essi saranno in grado di fare quei passi, in primissimo luogo perché le circostanze attuali sono insostenibili ed entrambe le società sono esposte a grandi rischi derivanti dalla continuazione del conflitto”.

Traduzione per InfoPal a cura di Cristina Alziati

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