‘Golpe’ di Hezbollah a Beirut.

BEIRUT SOTTO ASSEDIO, "GOLPE DI HEZBOLLAH"

Da www.ansa.it

BEIRUT – In poche ore i miliziani del movimento sciita Hezbollah, 
sostenuti da Iran e Siria, hanno preso il controllo di gran parte di 
Beirut ovest e hanno messo a tacere tre importanti organi 
d’informazione della coalizione governativa antisiriana, mentre 
uomini armati del partito sunnita di maggioranza si sono arresi e 
hanno consegnato le armi all’esercito libanese nei loro ultimi bastioni.

Beirut appare una città deserta, presidiata dai blindati: l’attività 
nel porto è sospesa fino a nuovo ordine, i generi di prima necessità 
cominciano a scarseggiare e chi si avventura fuori di casa cerca di 
fare scorte.

Non appena il leader di Hezbollah, Sayyed Hasan Nasrallah, ha 
concluso la sua conferenza stampa ieri pomeriggio, i suoi seguaci 
hanno iniziato ad assaltare gli uffici del partito sunnita al-
Mustaqbal (il Futuro) guidato da Saad Hariri, a capo della 
maggioranza parlamentare. Intorno alla mezzanotte e dopo una violenta 
battaglia, in cui sono stati usati anche razzi sparati con 
lanciagranate, i miliziani sciiti di Hezbollah hanno preso il 
controllo quasi totale di Beirut ovest, dove si concentrano i 
quartieri abitati in prevalenza da musulmani sunniti.

Da un anno e mezzo il Partito di Dio guida l’opposizione al governo 
del premier sunnita Fuad Siniora, sostenuto dagli Stati Uniti, Unione 
Europea e Arabia Saudita, che ha intanto chiesto una riunione 
straordinaria dei ministri degli esteri arabi.

"L’opposizione libanese ha purificato Beirut ovest dai 
collaborazionisti sionisti", ha annunciato stamani al-Manar, la tv di 
Hezbollah, nel suo notiziario. Durante la notte, uomini armati del 
Partito di Dio e di Amal, l’altro movimento sciita d’opposizione, 
hanno assaltato le sedi della tv, della radio e del giornale di al-
Mustaqbal costringendo i dipendenti a lasciare i loro uffici e a 
interrompere le trasmissioni radiofoniche e televisive.

Gli edifici sono stati quindi consegnati da Hezbollah all’esercito 
libanese e, secondo alcune fonti di stampa, i morti sul terreno 
sarebbero una decina. Alcuni leader della coalizione governativa 
delle "Forze del 14 marzo" sono ora riuniti in una riunione 
d’emergenza a nord di Beirut, ma nessuno spiraglio sembra apparire 
all’orizzonte per una ricomposizione della più grave crisi libanese 
dalla fine della guerra civile (1975-90).

BEIRUT  – La maggioranza parlamentare libanese antisiriana ha 
accusato questa sera il movimento sciita Hezbollah che guida 
l’opposizione di aver messo in atto un colpo di stato contro la 
costituzione e le risoluzioni dell’Onu, in particolare la 1701.

"Ciò che è accaduto è un colpo di Stato armato compiuto da Hezbollah 
contro la Costituzione, l’accordo di Taif e le risoluzioni dell’Onu, 
l’ultima delle quali, la 1701, con lo scopo di assoggettare lo Stato 
libanese", ha affermato uno dei leader della maggioranza 
parlamentare, il cristiano Samir Geagea, leggendo un comunicato 
congiunto dei partiti che sostengono il governo di Fuad Siniora. 
L’accordo di Taif raggiunto nel 1989 mise fine dopo 15 anni alla 
guerra civile del Libano, mentre la risoluzione 1701 dell’Onu ha 
posto fine dopo 34 giorni nell’agosto del 2006 alla guerra tra 
Hezbollah e Israele. Geagea ha quindi esortato gli Stati arabi ad 
assumersi "le loro responsabilità nei confronti del Libano, perché il 
colpo di Stato ha lo scopo di riportare la Siria in Libano e l’Iran 
sulle coste del Mediterraneo". "Questo colpo di Stato ha messo fine 
alla legittimità delle armi di Hezbollah quali strumento per la 
resistenza", ha detto ancora Geagea, aggiungendo che "la comunità 
internazionale dovrebbe esercitare pressioni nei confronti dei Paesi 
vicini", per fermare l’afflusso di armamenti verso il Libano, "che 
sono inviate dall’Iran attraverso la Siria".

WASHINGTON – Gli Stati Uniti hanno ribadito oggi il loro sostegno al 
governo del premier libanese Fuad Siniora ed hanno esortato l’Iran e 
la Siria a por fine al loro appoggio al gruppo Hezbollah.

Un portavoce della Casa Bianca ha detto che gli Stati Uniti sono 
"molto preoccupati" per le recenti azioni di Hezbollah in Libano. Il 
portavoce della Casa Bianca Gordon Johndroe ha accusato Siria e Iran 
di "voler destabilizzare il Libano" ed ha esortato Damasco e Teheran 
a mettere fine al loro sostegno al "gruppo terroristico" Hezbollah. E 
il Dipartimento di Stato ha fatto sapere che il segretario di Stato 
Condoleezza Rice ha fatto una serie di telefonate ai leader della 
regione per ribadire il sostegno americano al governo libanese alle 
prese con una nuova ondata di violenza. "Pensiamo che il governo 
libanese abbia agito nel modo giusto – ha detto il portavoce Sean 
McCormack – L’uso delle forze militari è stato deciso nell’interesse 
dei libanesi".

FRATTINI,DIPLOMAZIA E MESSA A PUNTO EVACUAZIONE
Franco Frattini, al suo primo giorno di lavoro, alle prese con la 
crisi del Libano: sul fronte diplomatico, il ministro degli esteri ha 
avuto colloqui telefonici con il premier Fouad Siniora e con il 
presidente del Parlamento Nabih, oltre che con il segretario della 
Lega Araba, Amr Moussa, chiedendo una "riunione straordinaria" quanto 
prima dell’organizzazione. Sul piano, invece, degli avvenimenti in 
corso nel terreno, Frattini ha gestito la messa a punto di un piano 
di evacuazione per gli italiani. Frattini ha nel pomeriggio avuto un 
ampio giro di telefonate. Oltre che con Siniora e Nabih, ai quali "ha 
confermato l’impegno di Roma a sostegno dell’indipendenza e del 
rafforzamento delle istituzioni democratiche in Libano", il ministro 
ha parlato con i colleghi di Germania, Frank Walter Steinmeier, e 
Francia, Bernard Kouchner, "sull’apporto che la comunità 
internazionale e l’Ue possono dare al processo politico libanese".
D’altro lato, di fronte agli scontri in corso e ai rischi di una 
guerra civile, il ministero degli esteri ha messo a punto 
un’eventuale evacuazione dall’area centrale di Beirut per i 
connazionali che lo richiedano. Ad anticipare la notizia è stato in 
mattinata lo stesso Frattini, mentre nel corso della giornata la 
Farnesina ha via via precisato alcuni aspetti sull’operazione 
predisposta per "mettere in sicurezza" gli italiani presenti nel 
paese. La questione è stata affrontata in dettaglio dal ministero che 
ha organizzato "un ponte nazionale" aereo, dopo la richiesta fatta da 
Frattini all’Unità di crisi della Farnesina sulla necessità di 
mantenere la "massima attenzione nel monitoraggio della situazione" a 
Beirut.

Frattini ha in altre parole dato "istruzioni di portare in sicurezza 
i connazionali che si trovano nella zona centrale della città" che ne 
faranno richiesta, "con l’aiuto dell’esercito libanese non appena ci 
saranno le condizioni per intervenire", ha precisato il capo 
dell’Unità di Crisi della Farnesina, Elisabetta Belloni. Gli italiani 
a Beirut in queste ore sono "circa 600, mentre quelli che si trovano 
nella zona interessata dagli scontri sono una cinquantina, sui quali 
– ha ricordato Belloni – stiamo attualmente concentrando i nostri 
sforzi". "In questa fase non ci sono ancora le condizioni per parlare 
dell’attuazione di un piano di evacuazione, stiamo solo portando e 
cercando di portare sicurezza i connazionali che si trovano più a 
rischio", ha d’altra parte rilevato la responsabile dell’Unità di 
crisi. Il punto è, in altre parole, quello di tenere sempre pronta 
un’operazione per evacuare i connazionali, nel caso in cui la 
situazione degeneri. A conferma della delicatezza della situazione, a 
metà pomeriggio è arrivata la notizia della convocazione alla 
Farnesina di una "riunione urgente", proprio per prendere le 
decisioni necessarie di fronte a quello che viene definita "una 
situazione complessa".

(http://www.ansa.it/opencms/export/site/

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.