Governo di Gaza: no al ritorno agli accordi del 2005 sui valichi. L’Egitto dia priorità alla voce della ragione

Gaza-InfoPal. Il governo palestinese di Gaza ha espresso la sua sorpresa e sgomento per la chiusura del valico di Rafah, adoperata dall’autorità egiziana. Ha affermato che tale decisione “andrà ad esacerbare le sofferenze del popolo di Gaza, specialmente i degenti, gli studenti e le persone con casi umanitari, intrappolati all’interno della Striscia, senza alcuna possibilità di muoversi o viaggiare”.

In un comunicato stampa diramato al termine della riunione settimanale di governo, tenuta martedì 20 agosto, il governo ha riferito di un calo significativo del traffico passeggeri attraverso il valico di Rafah, verificatosi nel corso degli ultimi due mesi. Ha anche lamentato l’imposizione di ulteriori restrizioni sui viaggiatori, consentendo il passaggio esclusivamente a categorie specifiche di persone. Ha anche esortato le autorità egiziane a riaprire rapidamente il valico e riportare la circolazione ai livelli di normalità.

Il governo di Gaza ha confermato la sua posizione intransigente rispetto alla convenzione sui valichi, firmata nel 2005 tra l’Autorità palestinese (Anp) e l’occupazione, che prevede la presenza europea a Rafah. E ha sottolineato che il valico rimarrà un territorio palestinese-egiziano.

Per quanto riguarda l’Egitto, il governo ha espresso profondo dolore e rammarico per il deterioramento della situazione nel paese arabo, soprattutto per l’aumento significativo del numero di vittime e le uccisioni deliberate compiute contro gli egiziani.

Nello stesso contesto, l’esecutivo di Gaza ha invitato a dare priorità alla voce della ragione e il dialogo, e a rispettare la sacralità del sangue egiziano. Ha chiesto di cessare immediatamente l’uso della violenza e delle armi, sottolineando, allo stesso tempo, la sua condanna dei tentativi di coinvolgere i palestinesi nelle vicende interne egiziane, tentativi, che a suo avviso, si basano su voci false e infondate.

In occasione del 44° anniversario del rogo di al-Aqsa, il governo palestinese ha esortato le nazioni arabe e islamiche a sostenere la moschea e i luoghi santi di fronte alle persistenti violazioni israeliane e i continui tentativi di ebraicizzazione.

Ha anche condannato fortemente le violazioni perpetrate dalle forze di occupazione e dai coloni contro la città di Gerusalemme, invitando la Lega araba e l’Organizzazione della Conferenza Islamica ad adempiere alle loro responsabilità nell’affrontare i piani dell’occupazione e difendere la città Santa e la fermezza dei suoi abitanti.

Il governo ha poi denunciato la decisioni del governo israeliano di implementare la legge sulla proprietà degli assenti, “che fa parte dei tentativi sistematici israeliani di eseguire la pulizia etnica contro i palestinesi e ebraicizzare i quartieri e i villaggi di Gerusalemme, al fine di alterare la realtà demografica nella città Santa, e creare, artificialmente, una nuova realtà che rafforzi, il più possibile, la divisione tra le città e i territori palestinesi”.

Ha quindi ritenuto che l’occupazione impieghi “la politica dei doppi pesi e la discriminazione razziale” nell’implementare la legge in questione, che “viene applicata come legge di emergenza in un contesto politico che coinvolge i palestinesi ed esclude i coloni. Questi ultimi vivono negli insediamenti illegali in Cisgiordania e Gerusalemme occupata, mentre continuano a detenere delle proprietà e dei beni immobili all’interno dei confini dello Stato ebraico”.

Il governo di Haniyeh ha invitato tutte le istituzioni regionali e internazionali, e specialmente le organizzazioni per i diritti umani a “rimanere a fianco dei palestinesi, attivare tutti gli strumenti giuridici e umanitari per porre fine alle aggressioni israeliane e costringere l’occupazione ad abrogare la legge sulla proprietà degli assenti, arrivando a sospendere la sua applicazione del tutto”.

Ha infine lanciato l’allarme circa una grave cospirazione, tramata nell’ombra ai danni del popolo palestinese, e rappresentata dai negoziati che “una cricca di Fatah intende portare a termine, pur rinunciando alle costanti e ai diritti palestinesi”. Ha quindi invitato tutti i palestinesi a rimanere uniti “per affrontare questi complotti” e a formare un fronte nazionale per respingere i negoziati ed esporre i cospiratori”.