Governo di Gaza: ‘Uccisione Bin Laden, operazione per eludere la legge internazionale’

An-Nasira (Nazareth) – InfoPal. “Politica statunitense dell'oppressione, spargimento di sangue arabo e musulmano e atto al di sopra della legge internazionale per raggirare il ricorso alla giustizia attraverso l'uso dei mezzi processuali”. Così ha commentato Isma'il Haniyah, premier del governo della Striscia di Gaza, l'uccisione, in Pakistan di Osama Bin Laden, leader di al-Qa'eda, come annunciato dal presidente americano Barak Obama, ieri, 2 maggio.

Poco dopo la divulgazione dei primi commenti dalla Palestina, gran parte dei media si erano affrettati a fornire una chiave di lettura delle dichiarazioni di Haniyah, limitatamente alla sua “condanna per la morte del leader di al-Qa'eda”.

Il premier della Striscia di Gaza ha invece inteso deplorare l'operazione americana nel quadro della legge internazionale, in base alla quale l'uccisione di Bin Laden è stata “un'elusione della giustizia, oltreché un crimine sanguinario. Perché infatti non si è sottoposto Osama Bin Laden a un processo penale internazionale?”

Similmente ad Haniyah, molti altri leader politici, analisti e rappresentanti del mondo arabo islamico hanno definito l'uccisione “un atto selvaggio a dimostrazione dell'arroganza omicida di un paese che agisce al di sopra della legge e che rifugge dalla competenza dei tribunali per lo svolgimento di un processo penale”.

Così ad esempio si sono espressi anche Mustafa Hamdan, leader del gruppo libanese “Nasseriani vittoriosi”, e 'Ali 'Aqlah 'Ersan, ex segretario generale del sindacato degli scrittori arabi, i quali hanno aggiunto: “Per amore dei propri interessi nazionali, gli Stati Uniti non esitano a farsi beffa della legge internazionale e del principio di sovranità degli Stati”.

“Un atto illegale e un crimine provocatorio”, per Isma'il al-Ashaqar, membro del blocco di Cambiamento e Riforma e deputato del Consiglio legislativo (Clp).

Secondo 'Abdel  Sattar Qassem, docente all'università palestinese “an-Najah”, “l'uccisione è stata uno smacco per l'Intelligence americana, che per lunghi anni ha fallito nel catturare Bin Laden e, pertanto, non ha avuto altra scelta che eseguire una liquidazione secondo questo stile”.

“Non vedo nessun legame di sostanza tra la dottrina professata dal gruppi di al-Qa'eda e la causa di liberazione palestinese, se vogliamo escludere l'unilateralità dei richiami alla liberazione della nostra terra emersa di frequente dai vari comunicati pubblici di Osama Bin Laden”.

“Da oggi gli Stati Uniti avranno un motivo in più per procedere con ritorsioni e giustificazioni per la guerra. Si vengono a creare ulteriori fronti di vulnerabilità e ci si può aspettare risposte da un lato e un conseguente rafforzamento di questa politica americana dall'altro”.

Poi Sattar Qassem ha proseguito: “Piuttosto mi chiedo, se il popolo palestinese ha una reazione, perché mai l'Autorità palestinese (Anp) ne ha un'altra? Infatti, come mai applaudire l'assassinio di Bin Laden mentre, contemporaneamente, si lavora a presentarsi come una controparte di un processo di pace?  Dove collocare e come giustificare un assassinio extragiudiziale, quindi illegale come quello statunitense nell'ambito di un processo di pace? Personalmente invece credo che, anche dopo questa circostanza, sarà Israele a sfruttare il momento, sferrando una guerra contro la Striscia di Gaza, alla perpetua ricerca di uno scontro aperto con Hamas, ma anche con Jihad islamico e Hezbollah, e dichiarando davanti al mondo la stretta relazione (oltreché la presenza fisica) dell'elemento 'al-Qa'eda' con Gaza, per continuare a etichettare questi gruppi come meri movimenti terroristici e non di resistenza e liberazione”.

Nel momento in cui la notizia dell'assassinio di Osama Bin Laden trovava conferma da ambienti di governo, dall'ufficio del ministero degli Esteri Usa è stato lanciato il monito ai propri cittadini in patria come all'estero, scoraggiandoli a viaggiare perché “possibili obiettivi di una risposta terroristica”. Ambasciate e consolati sono stati allertati e, mentre la stessa paura è scattata anche in Israele, resta unicamente il rischio che un'escalation della violenza derivante dall'operazione americana possa ricadere puntualmente sulle popolazioni civili.

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