GOVERNO HAMAS: TREGUA A CONDIZIONI ACCETTABILI

Gaza, domenica 1° febbraio

Angela Lano

Alla vigilia di un nuovo attacco alla Striscia, mentre Hamas continua a dichiararsi disponibile a siglare una tregua a “condizioni accettabili”, abbiamo incontrato il portavoce del governo della Striscia di Gaza, Taher an-Nunu.

Quali sono le vostre condizioni per la tregua con Israele?

Quelle che ripetiamo da tempo: aprire i valichi, porre fine all'assedio e alle aggressioni contro la popolazione. Loro, però, vogliono concederci solo un'apertura parziale.

Quali erano, secondo lei, gli obiettivi perseguiti da Israele durante le settimane di bombardamenti?

Distruggere Hamas e la resistenza, fermare il lancio di razzi, liberare il soldato Gilad Shalit. Direi che hanno perso: noi siamo ancora qui, più forti di prima. E Shalit è ancora a Gaza. Ciò che hanno ottenuto è un genocidio della popolazione civile e la distruzione di case, ospedali, scuole. Non sono riusciti ad annientare la nostra determinazione a essere liberi.

Tuttavia, in Europa, e in Italia, i media dicono che il sostegno popolare a Hamas è in forte calo…

(Ride) Al contrario! Ci amano più di prima, e non solo i palestinesi, ma ora anche gli arabi e i musulmani di tutti gli altri paesi. Per Hamas, a Gaza e in Cisgiordania, è un momento di grande seguito. La gente, nei paesi arabi e islamici pensa che solo Hamas sia in grado di liberare la Palestina e di fermare Israele. Ci ritengono capaci di proteggere i principi nazionali, a differenza della dirigenza di Ramallah, che lavora con e per l'occupazione. Molti di Fatah, qui nella Striscia, sono con noi e ci rispettano. Tutti sanno che i nostri leader hanno perso figli, la loro stessa vita, per la causa palestinese, al contrario di altri dirigenti…Comunque, noi sappiamo distinguere tra chi lotta per la Palestina e chi lavora per Israele…C'è una fazione che raccoglie soldi dagli Usa e collabora con l‘occupazione. Provate a chiedere alla gente chi preferisce: Haniyah (il premier della Striscia di Gaza, ndr) o Dahlan (il capo della fazione golpista di Fatah, espulsa da Gaza nell’estate del 2007, ndr) e sentirete cosa vi rispondono.

Come procede la ricostruzione degli edifici abbattuti durante i bombardamenti israeliani?

E' ferma. Non entrano i materiali per l'edilizia. Tuttavia, abbiamo iniziato ad aiutare la nostra gente, a distribuire denaro alle famiglie senza casa e con morti o feriti. Avremmo bisogno di un milione di euro. La cosa principale, ora, è che vengano riaperti i confini, per far entrare ciò che ci serve. I paesi arabi e islamici devono aiutarci a trovare i capitali per la ricostruzione. Se ci daranno i soldi direttamente, offriremo garanzie; se vorranno venire qui a costruire, per noi va anche bene, ma rifiutiamo qualsiasi condizione-ricatto proveniente da qualsivoglia donatore. Se pensano di offrirci denaro per poi cambiare il governo o tentare di distruggerci, fanno male i loro calcoli. Se pongono condizioni inaccettabili significa che vogliono imporci nuove forme di occupazione. Se l'intenzione vera è quella di sostenere il nostro popolo, chiunque venga qui è ben accolto.

Si parla di consegnare ad Abu Mazen ingenti capitali per la ricostruzione…

I soldi mandati a lui (tra l'altro, il suo mandato presidenziale è scaduto a gennaio) non arriveranno mai nella Striscia. Non abbiamo alcuna fiducia.

Un altro argomento in discussione è il “contingente internazionale” a Rafah. Cosa ne pensa?

Se parliamo di una presenza internazionale a Rafah, va bene. Se invece si tratta di una forza internazionale lungo in confini, la rigettiamo: si tratterebbe di una nuova forma di occupazione.

Sembra che Israele si stia preparando a un nuovo attacco…

Ha bisogno di altri morti per le elezioni che si svolgeranno la settimana prossima. Se attacca dimostra di non essere affatto interessata alla tregua.