Grandi aspettative dei palestinesi sui risultati della Conferenza di Dialogo appena iniziata.

Fatah ha dichiarato che la conferenza non  terminerà finché non verrà raggiunto un accordo che metta in moto un meccanismo che preservi i più alti interessi della nazione e i suoi progetti. E ha chiesto ai partecipanti di lavorare per porre fine all’assedio, impedire lo spargimento di sangue e incoraggiare l’unità nazionale.

La Conferenza di Dialogo nazionale è iniziata questa mattina a Ramallah e Gaza, collegate in video-conferenza, con la partecipazione di tutte le fazioni palestinesi, dei leader religiosi e nazionali e dei rappresentanti di vari gruppi sociali.

Prima che la conferenza iniziasse, il premier Haniyah ha spiegato ai giornalisti presenti che esistono cinque punti su cui le visioni di Fatah e Hamas differiscono e che essi saranno oggetto di discussione: il ruolo politico dell’Olp, le relazioni tra la Presidenza e il Governo, le relazioni con il mondo arabo e la comunità internazionale.
E ha spiegato che, al termine delle giornate di incontro, verranno istituiti dei comitati che avranno il compito di portare avanti il dialogo tra le parti.

Da parte sua, Abu Mazen ha dichiarato: "Noi tutti vogliamo uno stato entro i confini del 1967". Ha poi invitato i politici a essere realisti, aggiungendo che "il dialogo è iniziato mentre tutti sanno che cosa stanno passando i palestinesi".

Abu Mazen ha posto molte domande, prima di tutto su come proteggere il paese, perché, ha affermato, se "esso affonda, noi tutti affonderemo con lui". E ha spiegato come più di 100 paesi abbiano riconosciuto la Palestina e che lui condanna il rifiuto o il non riconoscimento degli altri.
Il Presidente, infine, ha aggiunto che darà a tutte le fazioni dieci giorni per raggiungere dei risultati positivi attraverso questo processo di dialogo, e che se falliranno, indirà un referendum entro 40 giorni.

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