Gruppi per i diritti umani chiedono ricovero dei detenuti in sciopero della fame

Memo. Due organizzazioni impegnate nella promozione e protezione dei diritti umani – il Consiglio palestinese di organizzazioni per i diritti umani (Pchro) e i Medici per i diritti umani – Israele (Phr – Israele) – hanno espresso grande preoccupazione per le vite dei tre detenuti palestinesi ancora in sciopero della fame nelle carceri israeliane. Mercoledì, Mahmud Sarsak e Akram Rikhawi sono stati visitati da un medico indipendente di Phr – Israele per la prima volta dall’inizio della loro protesta.

Mahmud Sarsak è attualmente all’80º giorno di sciopero della fame, il che costituisce una grave minaccia alla sua vita. Nonostante il bisogno urgente di cure, il servizio carcerario israeliano (Sci) aveva negato a Mahmud l’accesso ai dottori di Phr – Israele, fino a tre giorni fa. Il Sci rifiuta anche di trasferirlo in un ospedale civile perché riceva cure appropriate. In seguito alla visita di mercoledì, il medico di Phr ha parlato di una grossa perdita di tessuto muscolare e di un netto calo di peso del corpo di Mahmud. Questo è infatti sceso del 33%, passando da 76 kg a 51 kg. Il prigioniero soffre anche di frequenti svenimenti e di perdita di coscienza, oltre ad alcuni lapsus di memoria. Il medico ha inoltre riportato che Mahmud soffre di aritmia, correndo così un ulteriore pericolo per la propria vita.

Mahmud, 25 anni e membro della squadra nazionale di calcio palestinese, è stato rinchiuso in carcere per quasi tre anni sotto il decreto israeliano sui “Combattenti fuori-legge”, che permette la reclusione a tempo indeterminato dei palestinesi della Striscia di Gaza, senza accuse né sciopero. I detenuti rinchiusi sulla base di questo decreto godono di poca o nessuna protezione legale, e i loro diritti in questo senso sono inferiori persino a quelli dei detenuti amministrativi della Cisgiordania.

In grave pericolo si trova anche Akram Rikhawi, attualmente al suo 56º giorno di sciopero. Phr – Israele ha chiesto più volte di poter visitare Akram ma gli era stato sempre negato, fino a mercoledì. Dopo la visita, il medico di Phr ha riportato che anche Akram soffre già di gravi perdite di tessuto muscolare e drastiche perdite di peso. Questo è sceso da 68 kg a 50 kg, per un calo di 26,5 kg. Secondo il dottore, la degenerazione di alcuni problemi di salute preesistenti unita alle complicazioni dello sciopero della fame rendono necessaria l’ospitalizzazione immediata.

Akram è in custodia nel centro medico della prigione di Ramleh fin dal suo arresto, avvenuto nel 2004, e questo a causa di varie malattie croniche, tra cui diabete ed asma. La sua protesta ha avuto inizio lo scorso 12 aprile, dopo che la richiesta di rilascio anticipato era stata respinta nonostante le sue condizioni. La stessa cosa è avvenuta il giorno precedente la visita del medico di Phr. Il comportamento dei dottori del Sci, che minacciano di maltrattarlo e di nutrirlo con la forza, e la loro determinazione a non dichiarare le sue condizioni di salute come sufficientemente degenerate per consentirne il rilascio anticipato hanno portato Akram a nutrire una profonda diffidenza nei loro confronti. Per questo, rifiuta spesso di ricevere cure per le sue malattie, o per le complicazioni che generano.

Il medico indipendente di Phr – Israele ha quindi insistito nel raccomandare che sia Mahmud che Akram vengano ricoverati immediatamente in un ospedale, trovandosi in pericolo di vita. Le raccomandazioni sono state rivolte direttamente al collega del Sci, che era presente durante la visita. Va evidenziato che, contrariamente all’etica medica e agli standard professionali, lo Sci ha negato all’operatore di Phr la consultazione di tutti i file medici dei due detenuti. Il dottore indipendente ha così affermato che, secondo le informazioni limitate che gli erano accessibili, il follow-up medico che avevano ricevuto fino ad allora era stato insufficiente e irregolare.

Vi è anche un terzo prigioniero palestinese ancora in sciopero della fame: si tratta di Samir al-Barq, 38 anni, in stato di detenzione amministrativa (senza accuse né processo) dall’11 luglio 2010. Anche lui si trova attualmente nel centro medico dello stabilimento di Ramleh. Samir ha participato allo sciopero della fame di massa dei detenuti palestinesi, proseguito dal 17 aprile al 14 maggio scorsi. Il 21 maggio ha quindi rilanciato la sua protesta contro il rinnovo della sua custodia, un atto che infrangeva una delle clausole dell’accordo che aveva messo fine allo sciopero collettivo. In base a quest’ultimo, infatti, i prigionieri amministrativi non si sarebbero visti rinnovare l’ordine di detenzione.

Pur essendo permessa dalla legge umanitaria internazionale, la detenzione amministrativa dev’essere usata solo in circostanze eccezionali, dal momento che infrange i diritti umani di base, tra cui il diritto a un giusto processo. In effetti, quest’ultima infrazione costituisce “una seria violazione” della quarta Convenzione di Ginevra, nonché una delle forme più gravi di crimine di guerra. Questo tipo di arresto arbitrario contravviene anche agli articoli 9 e 14 della Convenzione internazionale sui diritti civili e politici. Anche il Parlamento europeo, in una risoluzione del settembre 2008, ha chiesto a Israele di “garantire il rispetto di standard minimi di detenzione, processare tutti i detenuti [e] mettere fine all’utilizzo degli ‘ordini di arresto amministrativo’”. La Commissione delle Nazioni Unite per i Diritti umani ha inoltre affermato diverse volte che la detenzione amministrativa prolungata degenera facilmente nell’esposizione dei soggetti interessati a “torture, maltrattamenti ed altre violazioni dei diritti umani”.

Dopo aver considerato le critiche condizioni di salute degli scioperanti e il fatto che su Mahmud Sarsak e Akram Rikhawi incombe un pericolo di morte, Pchro e Phr – Israele:

  • chiedono che tutti i detenuti in sciopero della fame che si trovano in uno stadio avanzato vengano subito trasferiti in ospedali civili, dove possano ricevere cure urgenti e adeguate
  • chiedono che il Sci intervenga immediatamente e permetta a tutti gli scioperanti di avere accesso illimitato a medici indipendenti
  • chiedono che a tutti gli scioperanti siano concesse le visite familiari
  • sollecitano gli stati membri delle Nazioni Unite a fare pressioni su Israele perché abbandoni la sua politica di arresti arbitrari e rispetti il regolamento standard per il trattamento dei prigionieri adottato nel 1955, generalmente visto come l’insieme dei principi minimi e delle pratiche accettabili nei confronti dei detenuti
  • chiedono al Parlamento Europeo di attivare la missione investigativa parlamentare, che include membri della sua Sottocommissione per i Diritti umani, dandole il compito d’indagare sulle condizioni di reclusione dei palestinesi nelle carceri israeliane
  • sottolineano che tale missione dovrà includere un’indagine sulle pratiche illegali di detenzione amministrativa da parte d’Israele, e sul suo utilizzo del “Decreto sui combattenti fuori-legge”
  • sollecitano i membri del Parlamento Europeo a portare il caso dei tre prigionieri in sciopero della fame all’attenzione delle autorità israeliane competenti, senza ulteriori attese.

Il Consiglio palestinese di organizzazioni per i diritti umani e i Medici per i diritti umani – Israele:

Associazione ad-Damir per il sostegno ai detenuti e per i diritti umani

Sahar Francis

Direttore generale

Medici per i diritti umani-Israele

Ran Cohen

Direttore esecutivo

Al-Haqq

Shawan Jabarin

Direttore generale

Associazione ad-Damir per il sostegno ai detenuti e per i diritti umani

Khalil Abu Shammala

Direttore generale

Centro Badil di risorse per i residenti e i rifugiati palestinesi

Najwa Darwish

Direttore generale

Centro per i diritti umani al-Mizan

Issam Younis

Direttore generale

Centro Ensan per i diritti umani e la democrazia

Shawqi Issa

Direttore generale

Defence for Children International

Sezione palestinese

Rifat Kassis

Direttore generale

Centro di Gerusalemme per l’assistenza legale ed i diritti umani

Issam Aruri

Direttore generale

Hurriyyat – Centro per la difesa delle libertà e dei diritti civili

Helmi Al-Araj

Direttore generale

Centro femminile per l’assistenza e la consulenza legale

Maha Abu Dayyeh

Direttore generale

Centro di Ramallah per gli studi sui diritti umani

Iyad Barghouti

Direttore generale