Guerra in Ucraina e il ruolo del pacifismo militante. Intervista ad Olivier Turquet

InfoPal. Di Lorenzo Poli. Con la Guerra in Ucraina, ancora una volta, il pacifismo politico e militante è costantemente attaccato e, spesso, strumentalizzato. Ne parliamo con Olivier Turquet, attivista per i diritti umani, eco-pacifista, attivista del Movimento Umanista e giornalista della contro-informazione non-violenta. Scrive per raccontare la realtà da circa 40 anni e ha collaborato con testate cartacee, radiofoniche ed elettroniche tra cui ama ricordare Frigidaire, Radio Montebeni, L’Umanista, Contrasti, PeaceLink, Barricate, Oask!, Radio Blue, Azione Nonviolenta, Mamma! Ha fondato l’agenzia stampa elettronica umanista Buone Nuove e il giornale di quartiere Le Bagnese Times. E’ stato addetto stampa di svariate manifestazioni come: l’Internazionale Umanista, Firenze Gioca, la Marcia Mondiale per la Pace e la Nonviolenza. È stato tra i fondatori del Comitato per la Liberazione di Milagro Sala, leader sociale argentina dell’Organizzazione Tupac Amaru. Attualmente coordina la redazione italiana di Pressenza, agenzia stampa tematica internazionale sui temi della pace, della non-violenza, della non-discriminazione, del disarmo, dei diritti umani e dell’ambiente. Ha pubblicato Interviste per cambiare il mondo e raccoglie ciò che scrive su: olivierturquet.wordpress.com.

Partendo all’origine: in Donbass, circa otto anni fa, chi volle la guerra? C’è correlazione con quella guerra e questa?

Le guerre sono sempre scoppiate su pretesti. Non c’è alcun motivo per far scoppiare una guerra. Già da tempo mi sono messo a studiare la storia di quelle parti, poco studiata a scuola. I russi entrano in campo quando c’è da fermare eserciti con il freddo, che “eroica” stupidaggine. Per il resto la storia russa ci è sconosciuta, perfino quella della rivoluzione bolscevica che un certo peso sulla storia del mondo l’ha avuto.

Le guerre si possono sempre evitare, lo ricordava Alex Langer con il conflitto delle sue terre.

Alla fine in Alto Adige si è risolto tutto con trattative, compromessi e soldi; lo fecero i democristiani, non i nonviolenti.

Invece qua ci sono belle strumentalizzazioni per affari che con i diritti dei popoli non hanno granché a che vedere.

Molte piazze “per la pace”, documentate dal mainstream e guidati da esponenti politici filo-governativi, sostanzialmente concludevano i loro discorsi con la volontà di condurre una guerra per fermare la Russia. Si è trattata di trasmettere volutamente un’immagine “ipocrita” del pacifismo?

Sono anni che diciamo che una cosa è il finto e generico “pacifismo” e un’altra è il pacifismo politico e nonviolento. Abbiamo nella storia recente personaggi guerrafondai che sono stati insigniti del Nobel per la Pace; abbiamo avuto “guerre umanitarie” e “per la difesa dei diritti umani”. La pace si difende con la pace, con il dialogo; i diritti umani con diritti per tutti. Il resto è propaganda o, come dice Chomsky “banditismo semantico”.

Vigono ancora molti stereotipi sui pacifisti come “utopisti” e “irresponsabili”. Come è visto, ancora oggi, il pacifismo dall’opinione pubblica italiana? Non credi che all’attuale classe dirigente italiana faccia paura, in qualche modo, un movimento pacifista politicamente pensato ed organizzato?

Gli utopisti con quelli che indicano la via corretta dove andare: ecologisti, umanisti, socialisti, libertari hanno sempre indicato il cammino verso cui camminare, come diceva Galeano.

La gente è spontaneamente pacifista, i veri guerrafondai sono pochi e molti di essi si possono smontare in 5 minuti; c’è molta propaganda e molta confusione in cui mestano quelli che non vogliono risolvere problemi ma vedere come tirare fuori profitto e soldi da questa faccenda. Nel piccolo e nel grande.

I media mainstream si stanno spendendo per una soluzione di pace o, come ha detto Vauro, fanno “propaganda bellica”? Faccio riferimento anche al tipo di isterie che hanno portato alla censura di Marc Innaro, del professor Orsini e del corso su Dostoevskij di Paolo Nori – oltre alla censura della TASS e di Russia Today.

La censura è sempre una cosa odiosa. Stiamo andando verso il pensiero ON-OFF dicotomico polarizzato. Così riusciamo a cancellare corsi su autori russi, che stupidaggine. Facciamo i conti con la cultura russa, piuttosto, una cultura imponente e variegata. Solo un gigante letterario e politico come Tolstoj basta e avanza. Invece avanza la stupidaggine, come certi intellettuali “di sinistra” che “rileggono” l’articolo 11 della Costituzione con eleganti analisi semantiche per giustificare la guerra, l’invio di armi e l’innalzamento del PIL.

Che impressione ti ha fatto vedere il Parlamento italiano votare quasi all’unanimità per l’invio di armi in Ucraina?

Una pessima impressione, cosa dire di più. Ma al tempo stesso non mi aspettavo molto da un parlamento formato in gran parte da gente che si è fatta eleggere per fare una cosa e fa tutt’altro. Però chiariamo: siamo in mano agli agenti del profitto a tutti i costi, siamo in mano alle peggiori bande della speculazione finanziaria; speculare sulla guerra è peggio che votare per l’invio di armi anche se le cose sono abbastanza collegate.

 Tu sei un grande studioso di Silo, in quanto esponente dell’umanesimo universalista, e di Alexander Langer. Se fossero ancora vivi, quale sarebbe la loro proposta al mondo?

Non sono un esperto di Langer, ma Silo è il mio maestro. Non mi permetto di parlare a nome loro. In ogni caso credo che entrambi abbiano previsto, con analisi differenti, questa destrutturazione, ambientale, politica, umana in cui stiamo cadendo sempre più in basso. Ma anche hanno tracciato strade per la soluzione di questo stato di cose. Silo in particolare ha sempre lanciato un messaggio positivo: l’Essere Umano ha la possibilità di scegliere il meglio di sé, della sua storia, in una evoluzione positiva. Non è la fine della storia ma è l’inizio della storia pienamente umana, nonviolenta, rispettosa di tutti e di ognuno, dove l’essere umano e non il profitto siano protagonisti ed attori del necessario e profondo cambiamento sociale. Un cambiamento che rimetta al centro la nostra casa, la Terra, e permetta a tutti i suoi abitanti di viverci degnamente.