Guerra in Ucraina, tra nazificazione e neonazismo militante. Colpo di Stato e neonazismo

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InfoPal. Di Lorenzo Poli. Il cambio di governo in Ucraina avvenuto nel 2014, da una parte è stato descritto come una rivoluzione democratica, mentre dall’altra parte del mondo è stato visto come un golpe di stampo neonazista. Ciò che è oggettivo è che il cambio di regime è stato condotto con manovalanza di neonazisti militanti e paramilitari.

Inizialmente la gente, che scendeva in piazza all’epoca dell’Euromaidan contro il governo ucraino, aveva tutte le ragioni per a protestare. Le manifestazioni avevano al centro la corruzione dei governi e del sistema giudiziario, ma ciò che è successo è che le dinamiche di piazza sono state fin da subito governate da gruppi estremisti dichiaratamente e storicamente neonazisti.

Nonostante in Occidente i media usassero spesso e volentieri video e foto di repertorio, ovviando la realtà evidente, le immagini delle proteste di Piazza Maidan pullulavano di bandiere rosso-nere del movimento neonazista Pravy Sektor (Settore Destro) che sventolavano insieme alle bandiere dell’Unione Europea e dell’Ucraina.

Bandiere di Pravy Sektor nella piazza di Euromaidan l’1 dicembre 2013.

Le bandiere di Pravy Sektor hanno gli stessi colori delle bandiere dei collaborazionisti nazisti ucraini durante la Seconda Guerra Mondiale.

Battaglioni paramilitari e partiti neonazisti ucraini.

In Ucraina, grazie ai finanziamenti USA[1] e all’appoggio dell’Unione Europea, diverse forze politiche ed organizzazioni di matrice apertamente nazista hanno conquistato sempre più visibilità e consenso, come per esempio il Corpo Nazionale, partito politico del Battaglione Azov. Organizzazioni che si sono perfettamente integrate nella società ucraina post-golpe a tal punto che nelle scuole vengono invitati per fare propaganda tra i giovani[2], organizzano campi di addestramento militare per bambini[3], insegnando ad “amare l’Ucraina” e a difendere la “razza bianca”. È facile infatti vedere questi militanti con rune, simboli nazisti e tatuaggi con scritte come “Orgoglio bianco”.

Queste organizzazioni neonaziste sono ormai inquadrate nei ranghi dell’esercito ucraino con circa 30 brigate di volontari, alcune tra queste composte da civili di chiara fede neonazista (come i battaglioni Aidar, Azov e Donbass), o comunque legata alla destra radicale. Molti di questi gruppi, come Pravy Sektor, erano già molto attivi nelle proteste contro il presidente filorusso Viktor Janukovic (eletto solo 2 anni prima con il 30% delle preferenze), che portarono alla destituzione dello stesso con le violente rivolte di Maidan. Altri si sono costituiti nella guerra del 2014 dove hanno dato un contributo notevole salvando la situazione alle truppe governative di Kiev in diverse battaglie contro i russofoni del Donbass. Stiamo parlando delle battaglie come quella di Mariuopol, nella regione di Donetsk, dove consentirono la riconquista della città nel giugno del 2014, e la battaglia di Novoazovsk, nell’agosto dello stesso anno. 

Sono queste stesse squadracce che dal 2014 hanno intensificato le persecuzioni contro attivisti per i diritti umani, antifascisti, pacifisti, militanti di sinistra[4] e dissidenti politici, agendo impuniti.

Non a caso nel 2014 il Presidente della Rada proveniva dal Partito Social-Nazionalista d’Ucraina, che si rifaceva all’ideologia della destra più estrema. La popolazione del Donbass non si è mai opposta all’Ucraina e tantomeno agli ucraini, ma c’è stata una ribellione alla nazificazione[5]che dal 2014 si è imposta in Ucraina. Per questo motivo sono stati impiegati negli ultimi 8 anni dal governo ucraino contro la popolazione del Donbass (ad est del Paese) portando, ad oggi, alla morte di circa 14.000 persone tra militari e civili.

Breve storia del Battaglione Azov.

Tra gli esecutori materiali di questa strage contro la resistenza antifascista in Donbass ci sono i neonazisti del Battaglione Azov e tutto nel silenzio totale dell’Occidente e delle cosiddette “forze democratiche”.

Si tratta di un gruppo neonazista auto-definito tale che vede, nei 3 anni d’occupazione hitleriana dal 1941 al 1944, il principale motivo di rivendicazione identitaria, oltre a considerare un modello di riferimento i 30mila volontari ucraini che andarono a costituire la XIV divisione Galicia delle Waffen SS.

Il Battaglione Azov trae origine da Andriy Biletsky, un ex-militare noto come “Führer bianco”, che per i suoi seguaci era il difensore dell’arianità della razza ucraina, all’epoca capo del gruppo di Ultras “Setta 82”, della squadra di calcio Metalist Kharkiv.
Proprio nel 2014, con gli eventi del Donbass, il battaglione Azov si costituì come brigata paramilitare votata ad arginare l’espansione delle milizie indipendentiste filo-russe del Donbass, ma non era l’unica entità ucraina composta da volontari ucraini di chiara fede neonazista: in Donbass erano presenti anche molti altri gruppi tra cui i “Pravy Sector”.

Il simbolo del Battaglione Azov è composto da due rune germaniche, una Wolfsangel (utilizzato inizialmente dalla Germania nazista prima della svastica) che svettava sopra al sole nero (Schwarze Sonne) “tanto caro a Himmler”, entrambe avvolti dai colori giallo-blu dell’Ucraina. Oggi rimane solo il Wolfsangel[6], svastica che si ritrova nel Sole sullo sfondo inscritto in un cerchio di ispirazione runica del marchio originario, legata al misticismo nazista. 

Durante il conflitto del 2014, il Battaglione Azov ha compiuto torture, stupri, saccheggi ed esecuzioni sommarie, tanto sui prigionieri quanto sui semplici cittadini russofoni delle città riconquistate da Kiev.

Nonostante il governo ucraino abbia sempre escluso indagati, per il Battaglione esiste un rapporto Ocse[7] del 2016 che accusa alcuni membri di uccisione di massa di prigionieri, occultamento di cadaveri nelle fosse comuni e uso sistematico di tecniche di tortura fisica e psicologica. Amnesty International ne chiese lo scioglimento al governo ucraino, ma rimase inascoltata. Le sue nefandezze sono state riconosciute ed elencate in una serie di report pubblicati dall’Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani. Nonostante ciò, il Battaglione Azov, durante il conflitto e negli anni successivi alla guerra del Donbass, è diventato una sorta di mito per i militanti neonazisti e della destra radicale, ricevendo affiliazioni da mezza Europa, Italia inclusa. Lo stragista suprematista bianco che nel marzo 2019 uccise 51 fedeli nella moschea di Christchurch, in Nuova Zelanda, aveva scritto in un manifesto di essere stato in Ucraina, e durante l’attentato portava una maglietta in omaggio al Battaglione Azov. 

Nel 2015, dopo gli Accordi di Minsk II, Azov, che era passato da 800 miliziani a quasi 2.000, è diventato parte effettiva della Guardia Nazionale Ucraina diventando Reggimento Operazioni Speciali Azov, reparto militare di forte estrazione neonazista[8]: personale paramilitare inquadrato inizialmente nella polizia ucraina con una certa benevolenza del governo ucraino fino al 2014, quando entra ufficialmente nelle forze militari della Difesa (dopo le battaglie con i russofoni). Dal 2015 è particolarmente specializzato nella bonifica di ordigni delineandosi come una fanteria vera e propria. La sede ufficiale è Urzuf, città costiera a 40 chilometri proprio da Mariupol e gli attuali membri sono regolari soldati ucraini con una paga mensile pari a circa 400 euro (10.000 Gryvnie). Curiosamente molti di loro vivono una contraddizione in termini in quanto di origini russe. 

Nell’ideologia di Azov non c’è una totale condivisione dei valori dell’Unione Europea e della Nato, propendendo più per un protezionismo economico fortemente nazionalista. Nonostante ciò, ultimamente Azov si è mostrato con i propri simboli e quelli della NATO.

Va ricordato, infatti, che il Battaglione Azov è stato trasformato in reggimento operazioni speciali, dotato di mezzi corazzati e addestrato da istruttori Usa della 173a Divisione aviotrasportata, trasferiti da Vicenza in Ucraina, affiancati da altri della Nato.

Azov sostiene il diritto dei privati cittadini ad essere armati così come vedrebbe di buon occhio la reintroduzione della pena di morte per i traditori e per chi si appropria di beni statali. E’ evidente l’idiosincrasia per i temi Lgbt e per le minoranze etniche. Nel programma di Putin è prevista la cattura dei suoi capi.

La “Milizia Nazionale” di Andrei Bilestky.

Andrei Bilestky, sempre nel 2015, istituì un corpo di vigilanza civile, “I reparti nazionali”, formato in buona parte dai suoi veterani, che, negli anni successivi, a seguito della fusione con altri due gruppi di militanti neonazisti tra cui figuravano i “Patrioti dell’Ucraina” (a cui si devono diverse aggressioni a studenti e immigrati nella città di Kharkiv), ha portato alla formazione della “Milizia Nazionale”.
Vi è stata, quindi, dal 2015 una progressiva politicizzazione del gruppo, che ha portato a varie iniziative propagandistiche, tra cui campi estivi per bambini ed appunto l’istituzione della “Milizia Nazionale” – una milizia civile volontaria mai riconosciuta apertamente da Kiev, che ricorda una curiosa analogia con le varie “camicie nere, brune, argento”.

Per capire qual è la realtà ucraina è bene precisare che la milizia di Andrei Bilestky non è l’unica realtà del genere in Ucraina, in quanto nella sola Kiev ne sono presenti altre due analoghe: ad esempio la C14, il cui nome per esteso è tutto un programma (“We must secure the existence of our people and a future for white children”), nota dal 2010 anche per le sue velate attività di “pestaggio su commissione”.

Tornando alla milizia nazionale, come si diceva emanazione del battaglione Azov, questa aveva e ha tuttora una chiara idea di “sviluppo sociale” ai danni di chiunque non sia avvezzo all’ordine ed al decoro delle strade, ergo in primis “minoranze etniche, Rom, LGBT, ecc., finendo in poco tempo per fare incetta di denunce, pressoché tutte cadute in un buco nero, per via dei rapporti più o meno velati tra queste milizie ed i vertici della polizia ucraina, la quale dopo la ristrutturazione del 2014, ha visto l’arrivo di vari dirigenti veterani del Donbass, come l’ex vice-comandante della polizia nazionale Vadim Troyan, nel 2016, poi passato al ministero dell’Interno, il quale, nel 2014, era stato vice-comandante (colonnello) del battaglione Azov. Un altro esempio lampante arriva da Sergei Korotkykh di origine Bielorusse, oggi ex capo del dipartimento di polizia a guardia di siti di importanza strategica, anche lui veterano della guerra in Donbass e membro di spicco delle milizie Azov, nonché uno dei fondatori della milizia nazionale: è emblematico il fatto che Korotkykh è stato tra i pochissimi combattenti stranieri ad ottenere la cittadinanza ucraina, concessa (fatto ancora più eccezionale) direttamente dal presidente Petro Poroshenko nel dicembre del 2014.
Con loro ed altri aveva un rapporto particolarmente privilegiato l’ex ministro dell’interno Arsen Avakov, dimessosi nel 2021 con un patrimonio di circa 100 milioni di dollari, il quale è stato autore di molte nomine “stravaganti” ai vertici della polizia ucraina. Avakov benché fosse abbastanza lontano dalle formazioni politiche estreme in quanto era diventato ministro con il Fronte Popolare (partito conservatore di centro), sembra non disdegnasse l’appoggio ed il supporto al suo cerchio magico di entità politiche particolarmente radicali – entità vivissime ancora oggi e tra le prime ad attivarsi contro l’esercito Russo[9].

Casa Pound e i neonazisti di Karpatska Sich.

Come già detto, i nazisti ucraini sono in buoni rapporti con i fascisti italiani i quali vengono ospitati nelle sedi di Casa Pound[10]. Diversi fascisti italiani hanno combattuto nel Battaglione Azov e sono liberi di circolare tranquillamente in Italia[11].  Molti hanno già dimenticato gli anni in cui Casapound aveva partecipato ad un campo di addestramento organizzato dalla milizia neonazista ucraina Karpatska Sich[12].

Il gruppo Karpatska Sich, la trascrizione in inglese di Карпатськa Січ, è una delle organizzazioni fondatrici di Pravyi Sektor, il Blocco di destra, il partito dell’estrema destra ucraina. Il Blocco di destra ha organizzato milizie militari che hanno combattuto contro la Russia durante la guerra nel Donbass, dove ormai da più di tre anni prosegue un conflitto militare tra le forze filo-Mosca contrapposte all’esercito di Kiev e alle altre formazioni paramilitari ucraine. L’ideologia del Blocco di destra, in particolare delle milizie che l’hanno fondato, è vicina al neonazismo, un estremismo di destra che da sempre inquieta l’Unione Europea e gli Usa alleati col governo di Kiev nel conflitto con la Russia.

Nell’estate del 2016, come mostra l’articolo di chas-z.com, basato su fotografie e dichiarazioni condivise sul social media Vk.com, alcune formazioni di estrema destra hanno partecipato al campo di addestramento organizzato da Karpatska Sich. Nelle foto si può vedere la bandiera di CasaPound, eppure la stampa occidentale li ha sempre definiti “patrioti europei”.

L’Azov è formato principalmente da volontari arruolati negli ambienti della destra ucraina con provenienze anche da Spagna, Francia e Svezia. Sia negli Stati Uniti sia in Italia ci sono stati contatti tra il Battaglione Azov e le organizzazioni di estrema destra e non è un caso che nel luglio 2016 uno dei suoi dirigenti, Nazar Kravchenko, è stato ospitato nella sede milanese di Casa Pound. 

Come scritto dall’Osservatorio sulle nuove destre, «Nazar Kravchenko, “Capo delle Squadre civili AZOV”, ha fatto visita a Milano, lo scorso luglio, alla sede di Casa Pound, incontrando Massimo Trefiletti, per «pianificare», come recita una nota comparsa sul bollettino «Reconquista», «futuri scambi di esperienze». Si è trattato di una sorta di gemellaggio con «riviste, libri e volantini» dati in omaggio a Nazar Kravchenko, che ha anche paragonato la Casa Kozatsky a Kiev, dove si addestrano «prima di partire per la zona di guerra nel Donbass» le “squadre nere” (Чорний Корпус) di Azov, alla sede centrale di Casa Pound a Roma.  Per la cronaca il cosiddetto battaglione Azov, costituitosi nel maggio 2014 e attualmente inquadrato nella Guardia nazionale dell’Ucraina (circa mille uomini con neonazisti provenienti da varie parti d’Europa), il cui simbolo riprende lo stemma di alcune divisioni delle Waffen-SS (la Das Reich e la Nederland), non è altro che una banda paramilitare di impronta hitleriana operante al servizio di Kiev, entro cui sono confluiti gli scherani di Pravyj Sektor (Settore destro) e Patriot ukrainy (Patriota dell’Ucraina)».

Il Battagione Azov ha ripetutamente indicato come modello e punto di riferimento CasaPound. Tra le milizie nazionaliste dell’Ucraina e CasaPound esistono dunque diversi legami. A fine 2016, Karpatska Sich aveva fatto gli auguri al movimento di estrema destra per i 13 anni della sua fondazione sul proprio profilo Vk, il social media simile a Facebook utilizzato primariamente in Russia e nei Paesi confinanti. Nel 2014 era stato rivelato come diversi esponenti di estrema destra fossero andati a combattere in Ucraina orientale schierandosi con le milizie naziste anti russe.

A inizio 2014, CasaPound esultava per la caduta del governo legittimo in Ucraina sostenendo le milizie di estrema destra, anche se gradualmente si è spostato su posizioni vicine a Mosca dopo la sua alleanza, ora interrotta, con la Lega di Salvini nel 2015.

Partiti italiani che hanno supportato il Colpo di Stato.

Nonostante sapessero che a guidare l’insurrezione nel 2014 fossero movimenti di destra ed estrema destra, anche altri partiti hanno appoggiato il colpo di Stato di stampo neonazista. Si tratta del Partito Democratico[13] e dei Radicali Italiani, quando Emma Bonino era ancora ministro degli Affari Esteri nel governo Letta. Così è stato rinnovato, negli anni, il sostegno ai golpisti ucraini, nonostante i crimini di guerra, la repressione dell’opposizione e la persecuzione dei comunisti[14]. Un esempio plateale è avvenuto nel 2017, quando la presidente della Camera dei Deputati italiana, Laura Boldrini, ha ricevuto con tutti gli onori a Montecitorio Andriy Parubiy, il presidente della Verkhovna Rada[15] (Parlamento dell’Ucraina) ed ex-esponente e co-fondatore, nel 1991, del Partito Social-Nazionalista d’Ucraina di stampo neonazista sul modello del Partito nazionalsocialista di Adolf Hitler; capo delle formazioni paramilitari neonaziste, usate nel 2014 nel putsch di Piazza Maidan, sotto regia Usa/Nato, e nella Strage di Odessa del 2 maggio 2014; capo del Consiglio di difesa e sicurezza nazionale che, con il Battaglione Azov e altre unità neonaziste, attacca i civili ucraini di nazionalità russa nella parte orientale del paese ed effettua, con apposite squadracce, feroci pestaggi, devastazioni di sedi politiche e roghi di libri in perfetto stile nazista.

In quell’incontro, Laura Boldrini e Andriy Parubiy, sottoscrissero un memorandum d’intesa rafforzando, come ci ricordò Dinucci, “la cooperazione tra la Repubblica italiana, nata dalla Resistenza contro il nazifascismo, e un regime che ha creato in Ucraina una situazione analoga a quella che portò all’avvento del fascismo negli anni Venti e del nazismo negli anni Trenta”.

Le conseguenze della nazificazione.

Come ha scritto Silvio Marconi per Patria Indipendente[16], nel 2019: “Il fallimento delle offensive militari contro il Donbass delle truppe ucraine, in parte composte da demotivati soldati di leva (con percentuali di diserzione e di fuga all’estero assai rilevanti), in parte da ben più motivati “battaglioni punitivi” di stampo neonazista, ha portato, a febbraio 2015, alla seconda versione degli “Accordi di Minsk” che dovevano servire a ridurre gradualmente l’intensità del conflitto e avviare ipotesi di soluzioni negoziate. Se, in effetti, l’azione aerea ucraina è cessata (con l’eccezione dell’uso di droni), le violazioni ucraine di quegli accordi sono costanti, sia sul terreno delle misure politiche previste e mai realizzate, sia su quello della continuazione dei bombardamenti di artiglieria, diminuiti ma mai cessati e che in varie fasi (fra cui quella iniziata nel giugno 2019) si acuiscono. Bombardamenti che, come gli stessi osservatori dell’Osce documentano, colpiscono scuole, centrali di potabilizzazione dell’acqua, mercati, fermate di autobus, ricoveri per anziani e mantengono in uno stato di stress milioni di civili, fra cui centinaia di migliaia di bambini e anziani, che vivono nelle fasce più vicine alla linea di demarcazione”.

L’Ucraina, immiserita dal regime post-2014, si è ritrovata con un PIL del -50% e con un’emigrazione di milioni di suoi cittadini verso l’Europa Occidentale e verso la Russia, nell’assordante indifferenza della UE, dei media occidentali e di tante forze democratiche italiane e occidentali. Tutto ciò mentre l’Occidente riforniva armi all’Ucraina contro il Donbass in perfetto silenzio.

Chi ha cercato di denunciare la situazione, di mostrare solidarietà alla resistenza antifascista del Donbass e ha cercato di sviluppare iniziative di aiuto umanitario alle genti del Donbass è stato inserito nella “lista nera” ucraina, cosa accaduta perfino alla ex-europarlamentare di Rifondazione Comunista, Eleonora Forenza, nel 2017. Per non parlare dei grotteschi veti a personalità italiane del mondo del giornalismo (il veto sul giornalista e documentarista Franco Fracassi) e dello spettacolo del tutto estranee alla drammatica situazione locale.

Nel 2018 il regime di Kiev di Poroshenko è stato rigettato perfino dal 70% degli ucraini ammessi al voto, mentre venivano esclusi dal voto i comunisti ucraini (avendo messo al bando il Partito Comunista d’Ucraina), gli ucraini che vivevano in Russia (oltre 2 milioni) e gli ucraini del Donbass che pure l’Ucraina rivendica come suoi cittadini.

La costituzione di uno Stato ultranazionalista al centro dell’Europa è un punto di riferimento e di addestramento per l’estrema destra di tutto il mondo, ma nonostante ciò i governi europei continuano a sottovalutare il fenomeno, collaborando economicamente e favorendo lo sviluppo di quelle stesse politiche ultranazionaliste. Le pulizie etniche anti-russe dei battaglioni neonazisti e i bombardamenti dell’esercito ucraino, avvenuti tra il 19 e il 13 febbraio 2022, contro il Donbass sono già storia, ma non per questo devono essere dimenticati.


[1] https://www.youtube.com/watch?v=U2fYcHLouXY&t=0s

[2] https://www.youtube.com/watch?v=YzFQPJ-kd1k&t=0s

[3] https://www.youtube.com/watch?v=jiBXmbkwiSw&t=0s

[4] https://www.youtube.com/watch?v=pUW7Wh3And4&t=0s

[5] https://www.youtube.com/watch?v=l8HXoZwfp6o

[6] https://it.sputniknews.com/opinioni/20150729846153/

[7] https://www.osce.org/files/f/documents/e/7/233896.pdf

[8] Anche se questa origine non è mai stata riconosciuta ufficialmente dalla Guardia Nazionale di Kiev che parla del 70-80% degli affiliati senza orientamento politico

[9] https://www.notiziegeopolitiche.net/ucraina-il-battaglione-azov-la-legione-straniera-neonazista-ucraina-di-cui-tanti-hanno-perso-memoria/

[10] https://lowerclassmag.com/2014/09/24/race-war-in-europe/

[11] https://www.ilgiornale.it/news/esteri/io-volontario-italiano-fronte-ucraino-contro-i-ribelli-1031832.html

[12]

[13] https://www.youtube.com/watch?v=SfpTKL7IfUA&t=0s

[14] https://www.amnesty.org/en/latest/news/2015/12/ukraine-communist-party-ban-decisive-blow-for-freedom-of-speech-in-the-country/

[15] https://presidenteboldrini.camera.it/18?shadow_comunicato_stampa=11485 

[16] https://www.patriaindipendente.it/cronache-antifasciste/donbass-ucraina-e-nazifascisti/